direttore Paolo Di Maira

MEDIASALLES/Se la star è Raffaello

“Quali sono state le 10 produzioni italiane più viste nel 2017?”
A questa domanda posta da MEDIA Salles hanno risposto 20 paesi, dal Portogallo alla Russia e dalla Norvegia alla Turchia. Cominciamo a dire che tredici di loro hanno elencato meno di dieci titoli.
In qualche caso si tratta di piccoli, o anzi, minuscoli mercati emergenti – come il Montenegro – ma, in altri, di territori con una consolidata infrastruttura cinematografica e un forte interesse per il “made in Italy”.
Parliamo per esempio della Scandinavia, con la Danimarca, che indica tre titoli, o la Svezia, che si ferma a “Call me by your name”, mentre la Norvegia riesce a citare otto produzioni, inclusa la riproposizione de “Il postino”.

Nel bacino del Mediterraneo, la Grecia arriva quasi a completare la top ten, segnalando al primo posto “L’ora legale”, con oltre 60.000 spettatori, e al nono “Lo chiamavano Jeeg Robot” con circa cinquecento.
La Turchia, mercato in netta espansione che negli ultimi quattro anni è passato da 50 a 70 milioni di presenze, dichiara quattro titoli, compresa la coproduzione “Le Rédoutable”, al primo posto con circa cinquemila spettatori, seguita da “Suspiria”.

Quattro film anche per la Repubblica Serba, l’Ucraina e la Lettonia, tre per la vicina Slovenia, solo due invece per la Lituania. Fanno meglio la Romania, che arriva a cinque, e la Bulgaria che tocca quota sei.

Tra i paesi “virtuosi” che riescono a proporre una più ampia varietà di film italiani – fattore necessario per far sì che i potenziali spettatori mantengano la percezione della vitalità del cinema del Bel Paese – e addirittura indicano più dei dieci titoli richiesti, compaiono grandissimi mercati come il Regno Unito (170 milioni di presenze nel 2017) o la Russia che, arrivando a quasi 214 milioni di biglietti, ha scalzato per la prima volta la Francia dalla testa della classifica per spettatori.
In questi territori la quantità dei titoli italiani è più o meno la stessa: 15 nel primo, 16 nel secondo.
A quota quindici si collocano pure Svizzera, Ungheria e Slovacchia, mentre ancora meglio fanno Portogallo e Paesi Bassi, entrambi con 20 opere. Alla Repubblica Ceca, che arriva a 23, va il primato della più ampia proposta di cinema italiano.

Ma quali sono i titoli che hanno toccato il maggior numero di paesi?
Se “Perfetti sconosciuti” risulta il film che ha attraversato più frontiere, si può parlare di una tripletta vincente: quella, cioè, formata dalla commedia di Genovese abbinata a “La pazza gioia” e a “Fai bei sogni” che ricompare – al completo – in cinque paesi (BG, HU, NL, SK, CZ) e, nei vari abbinamenti possibili, in altri dieci.
Anche “Le confessioni”, “Fuocoammare”, “Mister Felicità “, “Lasciati andare”, “La grande bellezza” e “Moglie e marito” si impongono su più territori.
Sul fronte dei biglietti venduti è ancora “Perfetti sconosciuti” a collocarsi al primo posto: 163.000 spettatori in Russia, oltre 52.000 nel ben più piccolo mercato ungherese, più di 30.000 sia in Repubblica Ceca sia nei Paesi Bassi, 22.000 in Portogallo e addirittura 16.000 in Lituania, paese di neanche tre milioni di abitanti.

Ed infine, se vi siete chiesti come mai la Repubblica Ceca vanti il maggior numero di produzioni italiane o perché l’Ungheria, mercato di 15 milioni di spettatori presenti la stessa varietà del Regno Unito, ecco la risposta: le statistiche includono qui non solo i film tradizionalmente intesi, ma anche i cosiddetti contenuti aggiuntivi, in particolare i documentari d’arte, dedicati a celeberrimi artisti italiani come Raffaello o ai più prestigiosi musei, da quelli Vaticani agli Uffizi.
Produzioni che sono in grado, pur essendo programmate come “event cinema”, cioè in maniera non continuativa, a conquistare anche più spettatori di film di rilievo: in Ungheria, per esempio, “San Pietro e le basiliche papali di Roma” ha avuto il 25% di pubblico in più rispetto a “Fai bei sogni”.
Il perché di questo successo ce lo spiega Klaudia Elsaesser, direttore di Pannonia Entertainment, società specializzata nella distribuzione di contenuti aggiuntivi in Europa Centrale: “Nei nostri paesi c’è un pubblico molto interessato ai documentari d’arte, soprattutto a quelli italiani, sia per i soggetti sia per l’elevatissima qualità tecnica. Un pubblico diverso da quello cinematografico, non solo disposto a pagare un prezzo più alto che per un film – soprattutto se, come nel caso di Raffaello, si tratta di 3D – ma anche molto fedele.
Da anni lavoro con Nexo Digital e con Magnitudo Film perché sono in grado di fornire in modo continuativo dei contenuti che soddisfano le esigenze degli spettatori che amano l’arte, la cultura ed in particolare l’Italia. Per questo sto costruendo una nuova “stagione” che sarà imperniata sulle nuove produzioni dedicate a Palladio, Bernini e Caravaggio”.

Chi pensasse che il mercato dei contenuti aggiuntivi sia trascurabile sappia che, tra il 2010 e il 2016, in tre grandi mercati come l’Italia, la Francia e il Regno Unito, esso è complessivamente cresciuto del 345%. Un’opportunità per le imprese creative e l’industria audiovisiva dell’Italia, ma anche per l’intero “sistema Paese”.

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