1.277,5 milioni di spettatori nel 2018 contro i 1.329,1 del 2017: i dati comunicati da MEDIA Salles sugli spettatori delle sale europee ( 36 territori) segnano un decremento del 3,9%.
La contrazione riguarda sia l’Europa Occidentale (-4,1%) sia l’Europa Centro-Orientale e il Bacino del Mediterraneo (-3,5%) e segna una battuta di arresto nella pluriennale crescita degli spettatori in quest’area del Continente.
Ma disaggregando i dati per territori appare un andamento non omogeneo, con crolli a due cifre ma anche con punte di incremento da record.
L’Europa Occidentale tra alti e bassi
Infatti, tra i cinque mercati principali il Regno Unito ha registrato una crescita del 3,7% che ha portato gli spettatori a quota 177 milioni, un livello che non si raggiungeva dal 1970.
Il segno meno caratterizza invece la Francia che, pur perdendo il 4,3%, resta comunque sopra alla soglia dei 200 milioni di spettatori e torna ad essere il primo mercato del Continente, dal momento che la Russia, che le aveva soffiato il primato nel 2017, soffre di un calo più marcato. Meno spettatori anche in Spagna, dove la contrazione del 2,1% è più contenuta rispetto alla media generale, in Italia, dove MEDIA Salles stima, per gli schermi con almeno 60 giorni di attività, 92 milioni di spettatori ed un calo del 6,9%, nonché in Germania, dove il decremento è decisamente più sensibile, arrivando a -13,9%.
Un andamento simile si riscontra anche in Svizzera, che chiude il 2018 con un calo del 13,5%. Scendono anche l’Austria, mercato per cui MEDIA Salles stima 13,8 milioni di spettatori, cioè -9,8% rispetto al 2017, la Finlandia (-8,3%), la Grecia (-7,4%), il Belgio e il Lussemburgo, i cui dati sono stimati e mostrano un calo rispettivamente del 7,2% e del 9,9%.
Più contenute sono le limature di Portogallo (-5,9%), Svezia (-3,1%) e Irlanda (-2,1%).
I Paesi Bassi restano sostanzialmente stabili (-0,8%) e quasi uguagliano la cifra record ottenuta nel 2017, restando ben al di sopra dei 35 milioni di spettatori cioè praticamente il doppio del livello ottenuto a metà degli anni Novanta.
Torna il segno più in tre territori del Nord Europa la Norvegia (+3%), la Danimarca (+4%) e l’Islanda (+5,2%).
Ad Est pesa l’arretramento della Russia
In quest’area dell’Europa prevalgono gli andamenti positivi che determinano in alcuni paesi dei veri e propri record di presenze: è il caso di un grande mercato come quello polacco, che sfiora i 60 milioni di spettatori con un incremento del 5,3%, della Repubblica Ceca che oltrepassa la soglia dei 16 milioni di presenze (+7,3%), della Romania che, crescendo del 4,5%, supera abbondantemente i 14 milioni, nonché della Lituania e della Repubblica Serba. Entrambi questi paesi migliorano il buon risultato del 2017, quando avevano oltrepassato la soglia dei 4 milioni di spettatori: il primo cresce del 6,3%, il secondo addirittura del 7,9%.
Ugualmente del 7,9% aumenta la Bosnia Erzegovina, mentre altri risultati positivi – seppur meno marcati – si registrano in Slovenia (+3,8%), in Estonia (+3,4%), in Ungheria (2%), in Lettonia (1,9%), in Croazia (1,5%), in Montenegro (1,4%) e in Georgia (0,5%).
Calano invece gli spettatori in una manciata di altri territori, perlopiù i maggiormente popolosi dell’area. Si tratta della già citata Russia, che resta sopra la soglia dei 200 milioni di spettatori pur perdendone circa 13 milioni (-6,2%), dell’Ucraina, che arretra pesantemente (-23,5%), e della Turchia che registra una limatura dell’1,1%. Meno spettatori anche in Slovacchia (-10,9%), che ottiene comunque uno dei migliori risultati degli ultimi anni, e in Bulgaria (-12,1%), territorio che scende sotto la soglia dei 5 milioni di biglietti venduti.