di Adriana Marmiroli
Nel ruolo di nuovo signore della fiction Rai c’è da tre mesi circa, ma le “macchine” Rai e fiction le padroneggia già perfettamente.
Perché Max Gusberti le ha frequentate per almeno (oltre?) un trentennio in ruoli diversi, percorrendo tutto il più recente periodo di esplosione produttiva in ruoli di vertice, a fianco di gente come Silva, Munafò, Saccà .
Un paio di anni fa era arrivata per lui l’età della pensione.
Fermarsi con quell’esperienza, la passione e lo spirito giovane che lo contraddistingue, era però impossibile.
Era andato subito a lavorare in Palomar, seguendo i progetti “Di Vittorio” e i 4 nuovi “Montalbano”: un contratto di tre anni che è stato consensualmente rescisso quando, scoppiata la buriana che ha portato all’allontanamento di Saccà dalla direzione della struttura fiction, il dg Cappon, d’accordo con il consiglio di amministrazione, lo ha chiamato a ricoprire «provvisoriamente» quel ruolo.
In attesa di tempi diversi (leggi nuovo consiglio d’amministrazione e nuovo direttore generale), una nomina in sicurezza e una persona che, fuori dai giochi della carriera o del potere, potesse garantire affidabilità , fedeltà e competenza.
Una «situazione d’emergenza», una proposta che lo «ha lusingato», «una replica di ciò che avevo già fatto, per un incarico di garanzia e a termine », le parole che usa.
Due anni dopo, in una Rai che appare – all’esterno, almeno – elefantiaca e immobile, si è trovato a gestire una fase delicata, quella di un graduale adeguamento ai diversi umori del pubblico.
Spiega:
«Ci troviamo a dover mediare tra due esigenze diverse: tra la spinta all’innovazione che arriva da una parte di pubblico che ha nelle reti tematiche e nelle fiction americane il modello; e l’impegno a restare fedeli al nostro pubblico di riferimento più anziano e anche meno abbiente, che non si può permettere l’alto costo dell’abbonamento al satellite ».
Insomma una specie di “vamos adelante, ma con juicio” manzoniano. Che ne sposa fin in fondo l’ironica cautela.
«Se ci si allontana troppo da questo pubblico si rischia di cadere». Leggi: di non fare i numeri attuali e men che meno quelli della più rodata Mediaset.
«Inoltre è compito di un servizio pubblico dare un’offerta ampia e variegata, che impedisca il cosiddetto il cultural divide, la frattura tra i suoi pubblici».
Tuttavia, una risposta c’è, per far quadrare il cerchio, e sta in un elemento semplice ma quasi dimenticato: la flessibilità dei palinsesti, che pare essere la parola d’ordine del momento, a partire dalla nuova programmazione che Rai ha presentato agli investitori pubblicitari a Saint Moritz a metà maggio e che contempla «la proposta di una seconda serata su Raiuno non più appannaggio del solo “Porta a porta”».
Dal punto di vista della fiction questo significa «puntare su formati da 50 minuti, che consentono modi di impaginazione diversi, più agili e ricchi (due produzioni in una stessa serata).
E spostarsi verso una serialità mediolunga che meglio si presta a questa durata e a raccontare la contemporaneità ».
Insomma uno spostamento strategico non indifferente, in direzione mediasettiana, dopo anni di sbandierata superiorità delle miniserie in due puntate.
«In prospettiva questo significa ridurre il peso del “costume” e di conseguenza delle miniserie, che restano importanti ma solo per quei prodotti a cui si affida la ricostruzione di un pezzo di memoria storica del paese. E anche questo è servizio pubblico».
Un processo che sarà lento e avrà , in parte, per modello quello americano, nel senso dello svecchiamento dei linguaggi oltre che delle storie e degli stili.
«L’Italia si sta muovendo con enorme ritardo, ma sono convinto che anche da noi questo processo è iniziato.
Negli Usa l’aggressività sul mercato delle reti pay ha portato a prodotti innovativi e di altissima qualità , sulla cui scia si sono mossi poi i grandi network generalisti».
In questa logica le nuove produzioni “La nuova squadra” (con i dovuti aggiustamenti che sono già allo studio per la prossima stagione), “Terapia d’urgenza” che è in lavorazione a Milano, “Agrodolce” che raddoppierà l’appuntamento in access prime time di “Un posto al sole”, “Raccontami 2”, “Questo è amore” con la Rocca, Solfrizzi, Marcoré e la Natoli, “La prof 3” con la Pivetti, “Il commissario Manara” di Davide Marengo.
Naturalmente senza rinunciare alle miniserie: tra i titoli di punta della prossima stagione “Puccini”, “Paolo VI”, “Di Vittorio”, “Coco Chanel”, “Einstein”, “Pinocchio” e naturalmente “Montalbano”.
Per coprire la stessa percentuale di palinsesto della prima serata di questo ultimo periodo di garanzia (nella fattispecie il 47 per cento del prime time di Raiuno), di carne al fuoco ce n’è in abbondanza.