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direttore Paolo Di Maira

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MAURA DELPERO: sulla via degli Oscar

Il Leone d’Argento, la doppia candidatura agli EFA, l’uscita in sala in Italia, la candidatura alla nomination per gli Oscar e notizia dell’ultima ora, quella ai Golden Globes come miglior film in lingua non inglese. Tutto nel giro di poche settimane: non ha avuto quasi il tempo di pensare, Maura Delpero.
All’importanza della cosa: “ho sempre sentito l’Oscar come un mondo lontano, mi sembrava più difficile vincere un Leone”. O a cosa vuol dire, ad esempio, aver ‘soffiato’ il posto a Paolo Sorrentino, campione al botteghino con 7 milioni di euro incassati per Partheneope e vincitore del Biglietto d’Oro, ricevuto recentemente a Sorrento.
Quel che è certo è che con il suo secondo film, Vermiglio ha conquistato il pubblico degli spettatori e degli addetti ai lavori, e che non ha mollato mai la presa, accompagnandone con dedizione il cammino: dai festival, ai tour nelle sale italiane, fino ad arrivare a Lucerna per la cerimonia degli EFA, direttamente da Los Angeles, dove è impegnata nella campagna per entrare nella cinquina dei film candidati all’Oscar per il Miglior Film Internazionale.

Una campagna che, racconta, “è una grande fatica”. E la differenza la fa tutta il budget: “poter contare su un consistente sostegno finanziario cambia le cose, in termini di proiezioni che puoi organizzare, di persone da invitare e coinvolgere.” 

La piccola e nata da poco Cinedora, la società che ha prodotto il film e che Delpero ha fondato con Francesca Andreoli, Leonardo Guerra Seràgnoli e Santiago Fondevila Sancet, si sta comunque muovendo bene: “Ci troviamo a competere con film sostenuti da Netflix o da altri ‘big’, che hanno a disposizione  milioni di dollari. Il nostro è un budget contenuto: ci affidiamo essenzialmente a Cinecittà e a Rai Cinema, e oltretutto è stato chiuso, ad inizio anno, il  fondo speciale del Ministero della Cultura riservato alla Campagna Oscar. il nostro publicist negli Stati Uniti, Ryan Werner, è cautamente ottimista, ci dice che le proiezioni hanno una buona affluenza, l’atmosfera è intima, e le risposte sono molto positive.”

Le attrici Sara Serraiocco, Martina Scrinzi (da sinistra) con i produttori di
Da sx: Sara Serraiocco, Martina Scrinzi, Santiago Fondevila Sancet, Maura Delpero, Francesca Andreoli, Leonardo Guerra Seragnoli e Nick Shumaker di Anonymous Content

L’anno scorso, sempre agli European Film Awards, Matteo Garrone, che era in corsa per Io Capitano, aveva rivelato assieme all’a.d. di Rai Cinema Paolo Del Brocco, che si sera formata una cordata di sponsor italiani a sostegno del film. Ma gli accordi erano scattati dal momento dell’entrata nella short list, ricorda Anna Pomara di Rai Cinema.

“Le regole dell’ Academy sono molto stringenti, anche per quanto riguarda il tipo di sponsorizzazioni che si possono fare. Queste sono a fondo perduto, non c’è ritorno immediato di marketing” spiega Francesca Andreoli.

Gli sforzi fatti nelle proiezioni organizzate con il pubblico specializzato, cioè i votanti dell’Academy, che sono un micro comunità, potranno essere poi potenziati, guardando anche alle reazioni degli spettatori.
In USA il film uscirà  il 25 dicembre con Janus Films, distributore “piccolo anch’esso ma di qualità, che ha già portato altri film agli Oscar”.

Intanto, dice Delpero, potrebbe essere interessante puntare su alcuni target precisi. Le comunità dei trentini nel mondo ad esempio: “A Toronto un gruppo di trentini nel mondo mi aspettava a fine proiezioni con le foto, c’erano anche vari Delpero. Credo che sia interessante vedere quell’Italia dell’ ‘altro ieri’ di cui ci siamo dimenticati, quando eravamo un popolo povero che doveva emigrare.” E le vendite internazionali, curate da Charades, confermano le parole della regista: ad ora sono 40 i paesi dove si potrà vedere Vermiglio al cinema.

Non c’è fame solo dell’Italia da copertina dei brand, dunque: “l’Italia che esce da Vermiglio non è molto ‘da esportazione’, come certi generi che fino a ora hanno funzionato moltissimo: il racconto della mafia, dello spaghetto, della chitarra. Noi siamo molto lontani, perché ci concentriamo su una realtà di confine, un’Italia rurale, poco raccontata.”


Oggi si ripete molto il principio secondo cui “più si è locali, più si è internazionali.” Per Maura Delpero questo però era tutt’altro che scontato all’inizio: “Poiché avevo a che fare con  una materia così privata e legata al personale, la grande domanda è stata da subito: è rilevante solo a me? Per questo mi sono iscritta a vari laboratori internazionali, e ne ho fatti tre (fra cui il TorinoFIlmLab, n.d.r..), dedicando un anno al lavoro sulla sceneggiatura, con il vantaggio di  poterla leggere a colleghi internazionali. Ho avuto così più chiaro che era una storia universale perché portava con sé questioni capitali come la morte, il desiderio, l’autodeterminazione.”

Pur con dinamiche sociali e umane valide per ogni microcosmo, “la dimensione del villaggio di Vermiglio è comunque molto legata a tradizioni autoctone specifiche di un mondo trentino di valle. “ Dice Delpero, sottolineando anche un altro elemento che contribuisce all’unicità del film, il fatto che si tratti di una storia legata a un’Italia antica del Nord.
“Non è un caso che molti abbiano citato Ermanno Olmi: sicuramente ci sono degli elementi comuni, ma è altrettanto vero che forse non esistono tanti altri esempi. L’Italia del nord è stata poco raccontata. Non è stato semplice, ad esempio, trovare tutti gli attori, che sarebbero stati solo del nord per una questione di autenticità: Tommaso (Ragno, n.d.r.) fra l’altro, nasce a Sud, anche se ha passato moltissimo tempo in Lombardia. ”

Vermiglio ha messo assieme le due Film Commission, del Trentino e dell’Alto AdigeSudtirol, che “per una volta, -dice Delpero,- hanno collaborato in maniera convinta”, in virtù dell’opera e del percorso della regista. “Io sono nata a Bolzano, e IDM mi ha seguita fin dai primi lavori: l’anno in cui hanno aperto, ho avuto il sostegno al mio documentario, Nadea e Sveta, anche se era girato fra Bologna e la Moldavia. Hanno poi sostenuto lo sviluppo del mio primo lungometraggio di finzione, Maternal, anch’esso girato fuori dal territorio, in Argentina. Con Vermiglio finalmente è arrivato un film dove potevano essere presenti in maniera più sostanziosa.”

Stessa cosa con il Trentino: “è stata la prima volta che lavoravo con loro. Essendo una storia personale, legata alla mia famiglia che, per parte paterna è trentina, proprio di Vermiglio, avevo bisogno di persone che parlassero italiano trentino, gli altoatesini di montagna avrebbero parlato in tedesco.”
Le locations sono prevalentemente in Trentino, ma ce ne sono diverse anche in Alto Adige: quelle oggetto di riprese in montagna o nel bosco, e il Convento.

“Il supporto finanziario di entrambi le province è stato fondamentale” dice Delpero, e aggiunge: “avevamo fatto domanda anche al fondo di Sicilia Film Commission, per la piccolissima parte di riprese che si svolgono là, alla fine del film, ma non l’abbiamo ottenuto, così ci siamo dovuti inventare una Sicilia altrove, in Lazio, al Castello di Santa Severa: è andata bene, anche se è stato difficile all’inizio, vista la mia attenzione per l’autenticità.”

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