direttore Paolo Di Maira

MADRID/Spagna allo Specchio

Il primo giorno degli Screenings del Cinema Spagnolo Madrid de Cine ha coinciso con la 19J (19 giugno), la grande manifestazione di protesta che ha visto tra i protagonisti gli “indignados” del 15 maggio (15M), che dopo un mese continuavano la loro occupazione pacifica di Plaza del Sol.


Senza dubbio il tema della crisi è presente anche nei film spagnoli presentati alla stampa internazionale: crisi economica, personale, familiare; storie minori che ci restituiscono l’ansia e la pressione dell’attualità .
E’ il caso di “Amador” di Fernando Leon de Aranoa (“I lunedì al sole”), singolare vicenda di una badante peruviana, e di “Vidas Pequeà±as” di Enrique Gabriel, che descrive l’intreccio di “˜piccole vite’ di persone ai margini, costrette a vivere in un campeggio alla periferia di Madrid. Secondo il regista il film è “premonitore della situazione attuale, anche se è stato girato alcuni anni fa, quando ancora non eravamo in caduta libera. Poi la produzione si è “˜mimetizzata’ con la situazione del paese: siamo rimasti senza soldi e ci siamo dovuti fermare per un periodo.” Stesso racconto quello di Joan Ginard Gracia, produttore di “Transgression” di Enrich Alberich, una coproduzione fra Canada, Spagna e Italia (con la Filmaker di Alessandro Verdecchi e Andrea Marotti e Maria Grazia Cucinotta, protagonista del film, come produttrice associata con la sua 7 Dreams):
“La crisi ci ha preso in piena produzione. Una settimana prima delle riprese il sistema bancario ha chiuso i rubinetti. Anche il contratto con TVE sembrava non aver valore di garanzia per le banche. Per fortuna poi ne siamo usciti grazie al sostegno delle istituzioni catalane. In Italia adesso siamo in trattativa con Medusa per la distribuzione in sala.” Oltre a “Transgression” anche il thriller-horror “Secuestrados” di Miguel àngel Vivas mette in scena (benché in maniera molto diversa) un “˜invasione violenta del “focolare domestico”, problema particolarmente sentito in Spagna oggi, dicono gli attori del film, prodotto da Vaca Film (gli stessi di “Celda 211”).
“Ispansi” ci riporta al tempo della guerra civile spagnola per raccontare la storia dei 3000 bambini spagnoli deportati in Russia.
“Questi bambini siamo noi: restare uniti è l’unico modo per salvare questa Spagna che sta soffrendo” dice il regista Carlos Iglesias.


Al Box Office, invece, vince solo la crisi adolescenziale: il film più visto del 2010 (quasi 10 milioni di spettatori) è, in linea con la tendenza degli ultimi anni, la commedia “Tres Metros sobre el Cielo”, diretta da Fernando Gonzà¡lez Molina (lo stesso regista della commedia “Fuga de Cerebros”, il film spagnolo più visto nel 2009), adattamento del romanzo di Federico Moccia (tutti i suoi bestseller poi diventati film in Italia, sono pubblicati in Spagna da Planeta)e non “remake del film italiano” precisa il regista, che in agosto girerà  il seguito, ovvero l’adattamento di “Ho Voglia di te”, che uscirà  in sala a dicemebre 2011.

Ha funzionato bene al box office (sesto film spagnolo del 2010 con 500.000 spettatori) anche “Among Wolves”, coproduzione ispano-tedesca diretta da Gerardo Olivares, che narra la storia (vera) di un ragazzino che per 12 anni visse totalmente isolato, assieme ai lupi nella Sierra Morena.
“Sono andate a vederlo famiglie intere, e questa era una cosa che non accadeva da tempo, credo che abbiamo aperto anche una piccola breccia al cinema ecologista in Spagna.”
Dice Olivares, che spera che il film venga preso a Toronto o a Venezia.


Merita segnalare, infine, due film molto particolari: “Chico y Rita”, il primo lavoro di animazione del premio Oscar Fernando Trueba, padrino degli Screenings (un delizioso affresco di Cuba negli anni 40 e dell’epoca d’oro della sua musica, agli albori della nascita del jazz), e il western “Blackthorn”, coproduzione franco-spagnolo-americana diretta da Mateo Gil, lo sceneggiatore di Amenabar.
Nelle sale spagnole dal 1 luglio, il film racconta l’ultima avventura di Butch Cassidy dando una ricostruzione diversa da quella ufficiale che vuole il leggendario bandito morto in Bolivia.
Dice Gil: “E’ un film difficile, un genere che in Spagna non funziona e sinceramente non credevo si sarebbe venduto fuori. Però volevo rendere omaggio ad un eroe e ad un tipo di cinema che oggi non si fa più”.

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