Uno sguardo alla composizione geografica del concorso della prossima edizione del Festival di Cannes offre spunti di riflessione interessanti. Dei venti film selezionati, 13 hanno provenienza europea.
La Francia è il paese più rappresentato, con 4 titoli, seguita da Regno Unito e Romania (con 2 titoli ciascuno), quindi da Germania, Spagna, Belgio, Olanda, Danimarca, ciascun paese con un titolo. Al di fuori dell’Europa, tre film provengono dagli Stati Uniti, uno dal Canada, uno dal Brasile. L’Asia è rappresentata dalle Filippine (1 titolo) e dalla Corea del sud (1 titolo).
La Francia è dunque il paese che conta in assoluto più titoli in concorso.
Non solo: la presenza dei nostri vicini d’Oltralpe è ancora più evidente all’analisi delle società di vendita, poiché ben 12 film sono venduti da società francesi, vale a dire il 60% del concorso: 4 film per Wild Bunch, 2 film per SBS, seguono le società Elle Driver, Films Distribution, Gaumont, Memento, MK2, StudioCanal, tutte con un film (si potrebbe annoverare alla Francia anche un tredicesimo film, “Loving” di Jeff Nichols, venduto da Insiders, la filiale americana di Wild Bunch).
I venditori francesi si sono assicurati i diritti non solo dei film nazionali, ma anche di molti film europei (il film belga dei fratelli Dardenne, i due film rumeni, il film di Ken Loach, il film olandese di Paul Verhoeven, il film danese di Winding Refn) e di due titoli extraeuropei (il film brasiliano e quello filippino).
Non si tratta di una novità: l’export è uno dei settori di punta dell’industria cinematografica francese e si affianca a un solido sistema di sostegno al cinema nazionale, rappresentato dal Centro Nazionale per il Cinema (CNC), dall’organismo di promozione Unifrance, dal Ministero degli Esteri e dalla fitta rete di “Institut Français” nel mondo.
I primi risultati relativi al 2015 pubblicati da Unifrance ( in occasione del 18th Rendez-vous with French Cinema) attestano della forza crescente di questo sistema per la circolazione all’estero: con più di 500 film distribuiti e oltre 100 milioni di biglietti venduti, per il secondo anno consecutivo il cinema francese ha venduto più biglietti all’estero che in patria e continua a imporsi come la cinematografia di maggior successo all’estero dopo quella statunitense.
Il fatturato annuale è in media di 240 milioni di Euro all’anno ( dati da Le livre blanc de l’export, ADEF, Association des Exportateurs de films), e il dato su cui riflettere è che il 34% di questo fatturato è costituito da film non francesi, tra i quali ci sono film italiani.
Gli ultimi tre film di Sorrentino sono stati venduti da Pathé International, gli ultimi film di Moretti, ad eccezione di “Habemus papam”, sono stati venduti da società francesi, “Fuocoammare” e “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi sono venduti da Doc&Film International, società basata a Parigi.
Tra le 12 Palme d’oro conquistate dal 2001 ad oggi dal settore francese delle vendite internazionali, c’è “La Stanza del figlio” di Moretti (Wild Bunch); tra i 10 Leoni d’oro c’è “Sacro Gra” (Doc&Film International); tra i numerosi premi Oscar c’è il “Miglior film in lingua straniera” per “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino.
Gli esportatori francesi accompagnano dunque una parte del cinema d’autore italiano nella sua carriera internazionale.
Secondo i dati ANICA ( L’export del cinema italiano 2006-2010. Quaderni ANICA), la metà dei film italiani prodotti tra il 2006 e il 2010 è affidata a società di vendita e di questa metà il 44% è affidato a società straniere, prime tra tutte le francesi.
Se un film italiano viaggia all’estero, ci sono buone chance che viaggi nel listino di una società straniera.
L’attrattiva della Francia è legata a fattori diversi, che vanno dalla storica relazione di co-produzione Francia-Italia alla capacità degli esportatori d’oltralpe d’investire con minimi garantiti che possano contribuire al finanziamento dei film. Sembrerebbe che non appena gli autori crescono e il potenziale commerciale dei loro film diventa internazionale, i film sfuggano di mano alle società italiane per approdare nei listini stranieri.
Se da un lato l’export francese rappresenta un’opportunità per la promozione del cinema italiano all’estero, dall’altro la partecipazione dei film italiani (e non solo) al fatturato delle società di vendita francesi contribuisce al rafforzamento dell’industria d’oltralpe e, in definitiva, del suo cinema, nel quale affluisce una parte degli investimenti degli esportatori.
Cannes 2016/ I venditori dei film italiani nel mondo
Anche quest’anno la maggior parte del cinema italiano a Cannes viaggia nel mondo con società straniere : dalla Quinzaine des Réalisateurs “La pazza gioia”
(Bac Films, Francia) e “Fai bei sogni” ( The Match Factory, Germania). The Match Factory cura anche le vendite estere di “I Tempi felici verranno presto”
(Semaine de la Critique). Fanno eccezione «Pericle il nero» ( Un Certain Regard) e “Fiore” ( Quinzaine) venduti da Rai Com