direttore Paolo Di Maira

LUOGHI/NON LUOGHI/ La magnifica ossesione

di Daniele Vicari


Devo riconoscere di avere una sorta di ossessione per i luoghi dei miei film.
I luoghi in cui si svolge l'azione per me sono importanti non meno degli attori, è per questo che sceglierli comporta sempre un lavoro lungo, approfondito.


La scenografa con cui lavoro abitualmente, Marta Maffucci, ed il direttore della Fotografia Gherardo Gossi, sono le due persone con le quali faccio solitamente lunghissime discussioni sull'ambientazione, perché è da loro che dipende “il tono” che poi avrà  la scena.


I colori, l'amosfera, l'angolazione ed il taglio della ripresa vengono in un certo senso imposti dalla location, spesso i movimenti di macchina, oltre a sottolineare l'azione drammatica sono conformi al luogo dell'azione, oppure in conflitto con esso, infatti amo la fotografia di Gherardo e la scenografia di Marta perché sanno riplasmare i luoghi senza stravolgerli, e sanno farsi influenzare dai luoghi stessi traendone il massimo di energia creativa.
Non è indifferente girare una scena in un luogo piuttosto che in un altro.
Questi elementi basilari del linguaggio cinematografico debbono essere ben conosciuti dal regista, perché altrimenti il senso stesso di una determinata scena può sfuggirgli di mano, cambiare segno, modificare il significato.


Girare nel laboratorio di fisica del Gran Sasso per “L'orizzonte degli eventi”, per esempio, mi ha influenzato profondamente, sapere di avere sulla testa 1400 metri di roccia, di non avere altre uscite di sicurezza oltre gli ingressi della galleria, ha determinato un certo atteggiamento da parte mia, ma anche da parte della troupe nel suo complesso, e la solitudine di Max, il protagonista del film, è divenuta automaticamente “tecnologia” “artificiosa”.
Allo stesso modo la superficie in alta quota del Gran Sasso, pietrosa e brulla, inevitabilmente diventa l'immagine chiara e potente della solitudine del pastore, nessun abbellimento, nessun cinetrucco avrebbe mai potuto trasformarla in qualcosa di diverso, somiglia troppo alla superficie di Marte, fatta di pietre aguzze e terriccio lavorato nei millenni dalla neve, dal freddo e dalle estati brevi ma violente per il caldo e la pioggia che si alternano. Voglio dire che nel cinema che sto tentando di fare, il paesaggio non è mai neutro, è sempre un “paesaggio interiore”, è il correlato fisico delle passioni e delle inibizioni dei personaggi, rappresenta la loro emotività  e la loro condizione. A volte ricercare una location è semplicissimo, perché certi posti sono unici, inimitabili o insostituibili.


Quel “non luogo” che tutti chiamiamo Eur, voluto dal regime fascista per una esposizione universale mai rea- lizzata a causa dello scoppio della guerra, scelto secondo me non casualmente dai ragazzi che vanno a correre con le automobili, ho sentito subito che non poteva essere sostituito in nessun modo.
Dall'Eur e dall'officina di Stefano, “Velocità  Massima” trae gran parte della sua valenza emotiva.Mentre all'Eur, sempre visto in notturno, ovviamente non c'è stato alcun intervento di scenografia, ma è la luce di Gherardo che ha costruito le forme, l'officina di Stefano, ambientata a Ostia ma realizzata a Ladispoli, è stata interamente costruita da Marta, sviluppando i volumi già  esistenti, creando uno spazio naturale ed irreale allo stesso tempo, anonimo ma incisivo. Solo molto tempo dopo la realizzazione di “Velocità  Massima”, ho scoperto che la casa di Stefano, posta al limitare tra la spiaggia ed i campi coltivati, fu utilizzata da Pietro Germi, ne “Il ferroviere”, che la inquadrò dal fronte mare.
E scoprii, grazie ad un appassionato cinefilo ladispolano che Ladispoli è stato il set di alcuni film importanti che contrappuntano la Storia del cinema Italiano in maniera del tutto sorprendente: “Un pilota ritorna” e “L'uomo della Croce” di Rossellini, “Umberto D.” di De Sica, “Il Ferroviere” di Germi, “l Sorpasso” di Risi. Evidentemente certi luoghi raccontano meglio di altri i grandi cambiamenti che una società  sta vivendo, oppure hanno una energia potente, dinanzi alla quale la mdp non può restare indifferente.


Cinema&Video International   9/10-2006

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