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Fine anno, è tempo
Questa, ed altre questioni, abbiamo sottoposto a Luigi Cuciniello, presidente ANEC, alla vigilia delle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento.
“Credo che non ci sia alcuna relazione tra andamento del mercato degli ultimi mesi e i Cinema2day”, commenta con Cinema & Video International il presidente ANEC. “Purtroppo ci stiamo lasciando alle spalle un annus horribilis, in particolare per il cinema italiano.
Il fatto che, nonostante alcuni fenomeni cinematografici di inizio anno, siamo oggi ad un aumento di pubblico che oscilla tra il 6 e il 7%, significa che l’anno è stato davvero molto difficile”.
Cinema2day non ha funzionato come avrebbe dovuto?
Premetto che Cinema2day ha portato un pubblico che al cinema non ci andava: abbiamo comunque guadagnato un pubblico che non c’era. Pragmaticamente, avere oltre un milione di spettatori in un giorno, significa comunque aumentare il volume d’incasso, anche se il biglietto è a due euro.
Detto questo, è illusorio pensare che da settembre a novembre un’iniziativa come Cinema2day possa cambiare l’andamento del mercato.
Un’iniziativa di questo tipo va vista nel medio-lungo periodo.
Per capire se questa iniziativa possa realmente contribuire a rilanciare il cinema in sala occorrono altri mesi.
Bisogna per lo meno aspettare marzo per dare una valutazione. Se porta benefici oppure no, se, addirittura, produce l’effetto desertificazione sugli altri giorni della settimana.
Cos’è, allora che non funziona?
E’ aumentata la schizofrenia di programmazione, abbiamo avuto un’estate drammatica per carenza di proposte.
Il cinema italiano si è fermato a La pazza gioia uscito a metà maggio; per arrivare ad avere uscite significative in grado di intercettare un numero medio di spettatori siamo dovuti arrivare a metà settembre. Mettiamoci anche il fatto che alcune major hanno deciso di spostare le loro date d’uscita…
E siamo all’ingorgo di dicembre, in quaranta giorni, se consideriamo anche la prima decade di gennaio, usciranno quasi quaranta film (39); una media di uno al giorno.
La cosa più grave è che ci siano 4 film italiani tutti a Natale, è pervicace masochismo, indica logiche che non hanno a che fare con il mercato ma con personalismi, rapporti tra i distributori, autori e produttori. I problemi sono sotto gli occhi di tutti. In questo contesto parlare dei due euro è come guardare il dito che indica la luna.
Gira e rigira, l’unica novità è Cinema2day…
L’iniziativa è stata proposta dal ministro Franceschini e dal MiBACT, ed è un bene perché il cinema come industria non fa promozione da molto tempo. Per tutto il settore è un investimento.Ognuno rinuncia a una fetta d’incassi per rilanciare il cinema in sala.
Però se manca la sostanza, cioè il prodotto, è difficile promuovere. Ripeto: la crisi del 2016 è legata alla mancanza di programmazione. Mi rendo conto che si rischia di dire sempre le stesse cose.
Dover dire sempre le stesse cose, da cosa dipende secondo lei?
Credo sia dovuto principalmente alla difesa di rendite di posizione. Il nostro settore è caratterizzato da mancanza di ricambio.
Parliamo allora di qualcosa di nuovo: il cinema italiano ha una nuova legge. Anche per l’esercizio ci sono interessanti provvedimenti, dagli incentivi per chi investe in nuove sale a un’attenzione nuova alle sale storiche. Qual è la valutazione dell’ANEC?
Il nostro giudizio è positivo circa l’attenzione forte nei confronti dell’esercizio. Ora tutte le linee guida contenute nel DDL devono essere sviluppate in maniera coerente nei decreti attuativi che seguiranno all’approvazione della legge. Dobbiamo impegnarci tutti perché questo avvenga.
Con quale spirito va a Sorrento?
Gramscianamente, con l’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione. Mi spiego: se dovessimo soltanto analizzare quanto accaduto negli anni scorsi, vedremmo poche possibilità di un cambiamento di passo. Nello stesso tempo, però, alcuni numeri ci fanno ben sperare: oltre un milione di spettatori in una giornata è tanto, è un bel segnale, vuol dire che il cinema ha ancora questa grande capacità di mobilitare il pubblico e anche un pubblico indifferenziato. Se il DDL riuscirà a sviluppare sui decreti attuativi un percorso efficace, potrebbero esserci nuovi strumenti e risorse operative. Se infine, ci sarà un po’ di buona volontà da parte di tutti per far funzionare un po’ meglio la programmazione, semplicemente la programmazione dei film, in una logica di visione comune, c’è da essere meno pessimisti.