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Se il palinsesto dei Festival riorganizza eventi già presenti a Firenze, il grande lavoro de La Compagnia è sul documentario, la cui programmazione dovrà spalmarsi su 200 giorni. Una scommessa che appassiona Stefania Ippoliti, responsabile area cinema e mediateca di Fondazione Sistema Toscana, che sta tessendo la rete di collaborazioni e alleanze internazionali all’altezza della sfida.
La Compagnia è l’unica sala in Italia dedicata al documentario e la terza nel mondo, assieme a Le Bal di Parigi e Bloor Hot Doc Cinema di Toronto. Un progetto molto ambizioso…
E’ una scommessa, e non è poi così azzardata. Siamo la terra del Festival dei Popoli, dove più di una generazione è stata coltivata a vedere il cinema documentario; abbiamo pensato valesse la pena, per una sala affidata a un organismo pubblico, quale è Fondazione Sistema Toscana, cercare di dissodare con decisione un terreno dove il cinema sta dando il meglio di sé, sperimentando nuovi linguaggi, percorrendo strade nuove.
Abbiamo pensato che una sala pubblica avesse un buon motivo per dedicarsi a un cinema che non fosse mainstream.
Naturalmente facciamo vedere anche il “cinema ritrovato” il cinema restaurato, in collaborazione con la Cineteca di Bologna, organizzando rassegne e retrospettive dedicate a temi di cultura cinematografica.
Dunque, il pubblico c’è; ma riuscirete a garantire prodotto per quasi due terzi dell’anno?
Gli interlocutori non mancano: anche molti dei nostri Festival, cito Lo schermo dell’arte, presentano film documentari, c’è poi Biografilm con cui collaboriamo; ci sono distributori indipendenti che per noi sono alleati preziosi tra cui I Wonder, la nuova arrivata Wanted, ma anche Real Cinema e altri che si occupano proprio di questo genere.
Nel mondo ci sono moltissimi festival di documentari, ci sono tanti produttori europei e italiani che realizzano cinema del reale. Stiamo lavorando ad un accordo di collaborazione con Doc.it che è la più rappresentativa associazione di documentaristi italiani: attraverso di loro stiamo costruendo un accordo con bloor Hot Doc Cinema di Toronto che è collegato con il maggior festival del documentario: Hot Docs.
In sostanza provate a costruire una rete distributiva praticamente nuova
Immaginiamo di sviluppare una distribuzione complementare, vorremmo portare in Italia anche documentari che non hanno distribuzione.
Ci rendiamo conto di essere su un progetto di frontiera ma speriamo che da qui a tre anni l’aver fatto da apripista dedicando una sala – e La Compagnia è una grande sala, con 460 posti – spinga la diffusione del documentario anche nelle sale che non sono esclusivamente dedicate a questo.
E senza l’assillo degli incassi…
La Regione Toscana copre i costi del personale e di fatto non percepisce un canone d’affitto per la sala. Ma crediamo che la fiducia della Regione sia ben riposta. Detto questo, noi puntiamo al pareggio entro il terzo anno. Se nei cento giorni dedicati ai Festival non incassiamo niente, per il resto della programmazione venderemo biglietti.
La Compagnia sarà aperta dal mattino a tarda sera. Con la multiprogrammazione contiamo di rivolgerci a target diversi di pubblico, da quello delle scuole ai cinefili, alle tante persone semplicemente curiose, attente alla realtà che ci circonda.