Rai Fiction sostiene l ’animazione italiana da oltre 15 anni non solo finanziariamente ma anche seguendo ogni aspetto creativo dei progetti finanziati. Ne abbiamo parlato con Luca Milano, responsabile marketing e animazione

Il nostro obiettivo è duplice: da un lato produrre serie, ed eccezionalmente film unitari, che si integrino bene nell’offerta delle nostre reti, coinvolgendo il pubblico di bambini e ragazzi con contenuti stimolanti e formativi, dall’altro sostenere e consolidare il comparto italiano dell’animazione, dai giovani talenti alle più affermate case di produzione. Per cui una coproduzione deve avere un forte contenuto editoriale, coinvolgere una società di produzione italiana, ed essere idonea per il palinsesto delle nostre reti.
Le reti Rai stanno facendo un ottimo lavoro: da Raidue, che offre le primizie delle migliori serie italiane e internazionali, a Yoyo che è divenuta la rete leader in Italia tra i bambini, a Gulp, che si rivolge al pubblico esigente dei ragazzini più grandi.
La nostra offerta è tra le più ricche in Europa (circa 750 ore di cartoni animati sulle reti generaliste ogni anno, a cui si aggiungono due reti tematiche). Possiamo dire con soddisfazione, per noi ma anche per gli autori e produttori italiani nostri partner, che le serie coprodotte da Rai Fiction hanno successo e si collocano tra quelle più seguite e apprezzate dal pubblico.In un panorama televisivo ormai così frammentato, come si può calcolare il successo?
Il primo indicatore di successo per una serie a cartoni animati è la sua replicabilità.
Quando vedo che in dieci anni i 130 episodi finora prodotti di Winx Club hanno avuto complessivamente 11mila passaggi, o che in solo tre anni e mezzo i 52 episodi di Geronimo Stilton hanno già avuto 2mila passaggi televisivi, sempre con ottimi ascolti, è evidente che stiamo parlando di successi. E così tanti altri titoli, dalla sempreverde Pimpa in poi. Ma insieme ai numeri, per un broadcaster pubblico, contano ovviamente i contenuti editoriali. Le nostre serie devono aiutare i più piccoli a crescere divertendosi, stimolando la fantasia, la curiosità, il gusto per il bello, per l’illustrazione, per la musica.
E poi avvicinare alla lettura (per questo abbiamo molte serie che si ispirano ai libri), allo sport, promuovendo valori di tolleranza, di amicizia, di rispetto per la natura e per gli altri, e – sempre più – aver fiducia in sé stessi, non abbattersi di fronte alle difficoltà, saper cercare aiuto e aiutare quando serve. Nei nostri cartoni animati, anche in quelli più spensierati, questi messaggi si trovano facilmente.
Visto il costo dei prodotti in animazione da un lato e le differenze culturali che spesso rendono difficoltose le coproduzioni internazionali, secondo lei queste ultime sono un’opportunità o una necessità?
Le coproduzioni internazionali sono generalmente una necessità. E’ difficile che un Paese europeo, tra broadcaster, produttori e distributori, riesca a finanziare produzioni seriali da solo con un budget adeguato a realizzare opere di qualità. Può capitare, ma non è la regola. Le coproduzioni quindi sono inevitabili.
Possono diventare anche un’opportunità quando sono coinvolti partner seri: produttori italiani in grado di muoversi sul mercato internazionale, e partner esteri affidabili, meglio ancora se collegati sin dall’inizio con altri broadcaster.
La collaborazione tra i produttori può migliorare il prodotto, reperire in ambito internazionale e non solo nazionale i migliori scrittori, disegnatori, musicisti e registi. Anche il dialogo tra i broadcaster è importante. Gli incontri periodici che abbiamo in eventi internazionali come i Mip, il Mifa, il Cartoon Forum, il Kidscreen summit, e altri, sono molto utili non solo per parlare dei singoli progetti, ma anche delle strategie comuni delle televisioni, che devono essere costantemente aggiornate per stare al passo con i cambiamenti del mercato.
Quanto investe la Rai nelle coproduzioni internazionali?
Il nostro budget complessivo, come è noto, è di 15 milioni di euro l’anno, e oltre la metà dei titoli più impegnativi sono realizzati in regime di coproduzione internazionale.
Il primo passo è approvare il preventivo di ogni progetto, tenendo conto delle differenze di composizione dei budget nei diversi paesi, e della divisione del lavoro concordata tra le società di produzione: quanto lavoro si svolge in Italia, quali sono gli autori e gli studi coinvolti, se ci sono partner extraeuropei, e ovviamente tutti gli aspetti tecnici. Il nostro intervento si colloca in genere tra un minimo del 10% e un massimo del 40% del budget complessivo. Il coinvolgimento effettivo di una società di produzione italiana, che sia proponente del progetto o almeno responsabile della realizzazione di parti importanti del lavoro, è un elemento che ci porta verso la fascia alta della nostra quota. Poi nella negoziazione contano ovviamente i diritti di nostra spettanza e le possibilità di recupero commerciale di una quota dell’investimento.
Quali sono i nuovi titoli Rai Fiction che, anche non coprodotti con partner stranieri, pensate abbiano appeal internazionale?
In realtà la produzione di una serie animata richiede un investimento talmente alto che la distribuzione estera dovrebbe essere sempre cercata, tranne forse quei prodotti speciali di valore civile, come il film sulla spedizione di Garibaldi e l’unità d’Italia, o gli special dedicati a Falcone e Borsellino, o a padre Pino Puglisi. Possiamo e dobbiamo permetterci anche qualche prodotto destinato solo al pubblico dei bambini e delle famiglie italiane. Tra i titoli di prossima uscita, a parte la nuova serie delle Winx, che resta comunque una serie italiana distribuita in tutto il mondo, credo che la serie sul giovane Jules Verne, la nuova stagione di Spike Team sulla pallavolo femminile, e L’arte con Matì e Dada, una serie divertente e formativa sull’arte figurativa, siano un esempio di prodotti italiani che potranno sicuramente essere apprezzati anche all’estero.