di Michela Greco
Dopo il promettente esordio nel lungometraggio con “Quello che cerchi”, girato in digitale nel 2001, Marco Simon Puccioni porta nella sezione “Panorama” della Berlinale 2007 la sua opera seconda: “Riparo “” Anis tra di noi”.
Le storie parallele di tre personaggi provenienti da “mondi” diversi “” la ricca Anna (Maria De Medeiros), l’operaia Mara (Antonia Liskova) e l’immigrato Anis (Mounir Ouadi) “” che intrecciano il loro percorso sullo sfondo di un’Italia tutta concentrata sul lavoro, e di una società che ancora fatica a confrontarsi con l’omosessualità , l’immigrazione, la globalizzazione e le disparità sociali.
Prodotto da Mario Mazzarotto per Intelfilm e dalla francese Adésif con la collaborazione di Rai Cinema, “Riparo” è stato quasi interamente girato in Friuli Venezia Giulia “” tra Udine e la sua provincia – con il sostegno della Film Commission regionale, ed ha ottenuto il riconoscimento dell’interesse culturale dal Ministero dei Beni Culturali. Cinema & Video ha intervistato il regista a poche ore dalla notizia della sua partecipazione al festival tedesco.
Come accoglie, a caldo, la notizia della partecipazione al Festival di Berlino?
Avevamo calcolato i tempi, tra l’inizio delle riprese e la loro fine, e sapevamo che Berlino era il primo festival importante che avremmo trovato sulla nostra strada. Oltretutto “Riparo” è una pellicola che si adatta bene alle consuete scelte del festival tedesco. Non vorrei fare paragoni troppo azzardati, ma mi piacerebbe che assomigliasse un po’ a un certo cinema di Fassbinder, dove c’è un gruppo umano ristretto che si confronta con problemi sociali e politici.
L’ambientazione friulana ha un peso determinante nell’economia della storia?
Il paesaggio ha un grande rilievo nell’intercalare le storie parallele dei tre personaggi e a tratti diventa un vero e proprio personaggio a sua volta. E poi, proprio per il fatto di essere ambientato in Friuli Venezia Giulia, “Riparo” sembra un film europeo, perché quella regione ha connotazioni che l’avvicinano di più a una certa Europa “” Belgio, Germania, Francia, con il suo alternarsi tra fabbriche e campagna – che non alla nostra Italia. Un mondo, quello del Nord Est, fortemente concentrato sul lavoro, che è il perno centrale attorno a cui ruotano le vite delle persone.
Come hanno accolto la produzione gli abitanti della regione?
Siamo stati accolti molto bene dalla popolazione locale, che ha agevolato notevolmente la logistica delle nostre riprese. Queste si sono svolte a Udine e nei suoi dintorni, in luoghi affascinanti come la cinquecentesca Villa Manin di Passariano, oggi importante centro d’arte contemporanea. Tra l’altro abbiamo ingaggiato diversi attori locali, soprattutto per le parti più piccole.
Il film ha una caratteristica insolita per il nostro cinema: i protagonisti sono tutti attori stranieri: una portoghese, una slovacca e un maghrebino.
Sì, “Riparo” è un film cosmopolita. E’ stata nostra precisa intenzione scegliere attori di diverse provenienze, con lingue e accenti differenti, anche per quel che riguarda i ruoli minori. Volevamo mostrare l’Europa di oggi, che mescola, integra e contamina. E non nascondo che speriamo che un cast di questo tipo, con la presenza di Maria De Medeiros, possa attrarre un pubblico e un mercato internazionale.
E’ già stata fissata la data dell’uscita del film in Italia?
I percorsi della distribuzione sono misteriosi. Attualmente abbiamo degli interessamenti da parte di società italiane e internazionali, ma non c’è nulla di certo. Speriamo che Berlino ci aiuti in questo senso. Un estratto di 20 minuti del film è stato presentato alla Business Street della Festa di Roma, e anche in quell’occasione “Riparo” ha suscitato un certo interesse negli operatori del mercato. E’ curioso notare come anche il mio primo film, “Quello che cerchi”, ebbe il suo esordio, fortunato, in Germania, al festival di Mannheim. Purtroppo non fu altrettanto fortunato il suo destino nelle sale.
Cinema&Video International 1/2-2007