Cinè, a Riccione dal 2 luglio, apre l’estate cinematografica dell’ Emilia Romagna, sempre più sviluppando la sua dimensione festivaliera.
La manifestazione, infatti, nata otto anni fa come secondo appuntamento dell’anno tra esercenti e distributori (successivo, o precedente, alle Giornate Professionali di Sorrento in dicembre) è sempre più ricca di eventi aperti al pubblico.
Una strategia oculata, dato che l’euforia degli esercenti e dei distributori che accompagna la presentazione dei film in programmazione nelle sale nel secondo semestre, si spegne puntualmente quando si misura con i problemi che affliggono il settore; sempre gli stessi da molti anni.
Anche quest’anno il clima non dovrebbe essere entusiasta, dato che il convegno è dedicato all’annoso problema del sovraffollamento dei film nei week end e alla stagionalità del mercato.
In più, si aggiungono stavolta i dati impietosi sul consumo di cinema nelle sale italiane, che non sembrano invertire l’andamento negativo dello scorso anno (-14% circa di spettatori), registrando, tra l’1 gennaio e il 24 giugno, una diminuzione del pubblico dell’11,56% (dati cinetel).
Ma se dal Palariccione, sede della convention, si prova ad allargare l’obiettivo sul territorio, Cinè può essere l’occasione per dare anche buone notizie.
Dopo una lunga stagione opaca, infatti, l’Emilia Romagna è tornata sulla scena audiovisiva nazionale e internazionale: sono soprattutto i frutti del Fondo per l’Audiovisivo, avviato i nel 2015. Nel triennio 205/2017 l’amministrazione regionale ha investito nell’audiovisivo circa 10 milioni di euro, e nel 2018 arriverà a impegnare quasi 5 milioni di euro , di cui la metà destinati alla produzione.
I risultati cominciano a vedersi.
Secondo i dati pubblicati nel report “Economia arancione in Emilia-Romagna. Le industrie culturali e creative”, realizzato da Ervet e presentato a fine giugno, nei tre anni citati l’occupazione nel settore cinematografico è cresciuta di quasi il 19%.
Sono state finanziate 93 opere, di cui 68 realizzate da imprese del territorio, 22 nazionali e 3 internazionali.
Oltre i numeri ci sono alcuni segnali, indicativi di una tendenza.
E’ significativo, per esempio, che Palomar, società di produzione nota soprattutto per “Montalbano” e “Braccialetti rossi” ma anche per aver realizzato “Il giovane favoloso”, nella scorsa primavera abbia trasferito le sue attività al Tecnopolo di Reggio Emilia.
E non credo si tratti semplicemente di un nostalgico ritorno alle radici per il suo fondatore, l’emiliano Carlo degli Esposti, che ha affermato di voler sviluppare “una linea culturale e editoriale basata sul territorio”.
Coerentemente, è arrivata la prima produzione Palomar, con le riprese, tra Reggio Emilia e Bologna, di
“Volevo nascondermi”, lungometraggio di Giorgio Diritti, con Elio Germano che interpreta il pittore Ligabue.
Altro significativo segnale è che in Emilia Romagna è approdata anche la troupe della serie “Gomorra”, guidata da Francesca Comencini, per preparare la quarta stagione, che andrà in onda su Sky Atlantic nel 2019.
Sembra pienamente motivato il commento dell’Assessore alla Cultura Mezzetti, quando rivendica al sostegno regionale il merito di aver stimolato imprese e creatività in un territorio in cui “la tradizione cinematografica merita di ricoprire nuovamente un ruolo di primo piano a livello internazionale”.