direttore Paolo Di Maira

LEGGE CINEMA/Il Coraggio di innovare

Innovazione, questa la parola chiave, il filo conduttore dell’articolato pacchetto di misure che la nuova legge cinema e i successivi decreti attuativi prevedono a sostegno del mondo delle sale cinematografiche.
Innovazione presente nelle priorità di intervento e nelle procedure di assegnazione delle risorse e che si riflette nella capacità di innovazione richiesta ai beneficiari delle risorse, in termini di programmazione, di dotazione tecnologica, di offerta di servizi agli utenti, di promozione sociale culturale e di coinvolgimento del pubblico.
In una fase storica particolarmente delicata per il mondo dell’esercizio che deve fare i conti con dati non incoraggianti sul versante degli incassi (a fine ottobre la contrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è pari al 13,7%) e con una quota di mercato nazionale ridotta al 15,4%, i primi provvedimenti previsti dalla Legge Franceschini per risollevare le sorti del comparto entrano in una fase operativa. Può essere utile offrire un quadro degli interventi previsti e avanzare alcune ri essioni sugli effetti attesi.

L’approccio adottato dal Ministero
non segue più una logica di mero assistenzialismo ma punta a rafforzare il sistema sala in un’ottica più integrata e di sistema e lo fa sotto un duplice punto di vista. Da un lato sostenere il comparto sotto il profilo economico-industriale, fissando alcune priorità strategiche che, a seconda della tipologia di intervento, pongono l’accento sulla necessità di favorire e incrementare gli investimenti per l’adeguamento tecnologico delle strutture (risorse ordinarie tramite crediti di imposta) piuttosto che riattivare sale chiuse o dismesse e trasformare strutture in ambito cittadino ampliandone gli schermi (risorse straordinarie).
Dall’altro, premiare ed incentivare la programmazione che viene svolta all’interno delle sale, in particolare quella legata al cinema italiano ed europeo di qualità, perfezionando il precedente sistema dei crediti di imposta alla programmazione e confermando il fondo ad hoc per le sale qualificate d’essai basato su punteggi differenziati in base alla localizzazione sul territorio e al numero di schermi.
A tali interventi se ne aggiungono altri di minor importo ma altrettanto rilevanti sul piano delle finalità.
Un fondo per piccole sale che attinge ad una dotazione extra rispetto alla Legge Cinema grazie a fondi Cipe non ancora utilizzati e che verranno impiegati per investimenti tecnologici legati alla digitalizzazione degli impianti come ad esempio i sistemi per migliorare l’accessibilità delle sale da parte di persone con disabilità sensoriale e cognitiva.
Poco meno di un milione è infine destinato alle piccole sale per attività di diffusione della cultura cinematografica caratterizzate dal radicamento sul territorio di riferimento, coinvolgimento del pubblico giovanile; possono essere incoraggiate anche particolari iniziative tese a favorire l’intrattenimento culturale di persone con disabilità o l’inserimento culturale e sociale di soggetti, con problemi di emarginazione, strategie di multi-programmazione.

Il primo provvedimento già esecutivo è il Piano straordinario (la piattaforma per presentare le domande sarà operativa entro la fine dell’anno). Entrato in vigore il 12 ottobre scorso, dispone di una dotazione complessiva di 120 milioni di euro in 5 anni, di cui 30 milioni per gli anni 2017, 2018 e 2019 e altri 30 per i due anni successivi (20 per il 2020 e 10 per il 2021). Si tratta di contributi a fondo perduto indirizzati in modo prioritario a lavori di riattivazione di sale chiuse o dismesse e di creazione di citiplex urbani per arrestare il grave processo di desertificazione che numerosi centri urbani stanno subendo da diversi anni: una misura pertanto che dovrebbe contribuire a rilanciare i cinema urbani e di prossimità, probabilmente più vicini alle caratteristiche dei consumi culturali 2.0, improntati a personalizzazione, rilevanza, multitasking e interattività.
Il Ministero indica una serie di priorità nella concessione dei contributi in base alla localizzazione geografica delle strutture con l’intento di garantire un accesso alle risorse equilibrato ed omogeneo sul territorio senza trascurare le realtà più deboli alle quali sono accordate premialità sia in presenza di piccole e micro imprese sia per quelle strutture che operano in comuni con meno di 15mila abitanti.
A tutti i beneficiari è richiesto anche un impegno circa la destinazione d’uso e la programmazione.
Uno degli aspetti più innovativi del piano straordinario riguarda le particolari condizioni di vantaggio previste per quei progetti che proporranno un’offerta di eventi culturali, creativi, multimediali e formativi in grado di contribuire alla sostenibilità economica delle struttura ovvero alla valenza sociale e culturale dell’area di insediamento.

Accanto al piano straordinario – come già detto – è prevista una linea di intervento stabile ed ordinaria che, al posto del desueto meccanismo dei contributi in conto capitale e conto interessi, concede crediti di imposta sugli investimenti relativi alle stesse tipologie di intervento del piano straordinario ma con una ripartizione delle risorse di erente che privilegia l’adeguamento strutturale e tecnologico delle sale.
In questo modo l’esercizio si allinea agli altri segmenti della liera (produzione e distribuzione) che già da diversi anni beneficiano di misure fiscali per lo svolgimento delle proprie attività. Le aliquote in base al quale è riconosciuto il beneficio sono differenziate per dimensione aziendale e localizzazione delle sale. Sono inoltre previste premialità per le sale ubicate in comuni sotto i 15 mila abitanti, per le “sale storiche” e per le imprese di nuova costituzione.
Per evitare rischi di concentrazione è stato fissato anche un tetto massimo di contributi che può essere accordato a ciascuna impresa o gruppo di imprese (2 milioni di euro all’anno). Dal combinato disposto del Piano straordinario e delle misure scali a favore del potenziamento delle sale sul territorio nazionale – ben 46 milioni di euro solo nel 2017 – si attendono effetti decisivi per modernizzare un buon numero di strutture creando le condizioni favorevoli per aumentare il flusso di pubblico e soprattutto far tornare in sale fasce di popolazione ormai disaffezionate.
E’ possibile beneficiare di queste risorse per i lavori avviati sin dal gennaio 2017.
I beneficiari dovranno rispettare requisiti di accessibilità e svolgere per i tre anni successivi attività di pubblico spettacolo cinematografico proprio per garantire che gli incentivi siano duraturi e valorizzino la fruizione cinematografica.
Nella stessa ottica è stato posto un vincolo di programmazione per tre anni dalla data di richiesta del beneficio (minimo 35% film italiani, percentuale che scende al 25% per sale con non più di 2 schermi).

Nei prossimi anni sarà interessante valutare gli effetti legati alla decisione di operare una distinzione fra micro, piccole e medie imprese alle quali sono assegnate aliquote più elevate e i grandi complessi i quali non possono superare il 20% delle risorse disponibili.
La differenziazione delle aliquote scali (da un minimo del 25 ad un massimo del 40%) è stata effettuata tenendo conto di un mercato molto eterogeneo sotto il profilo della dimensione aziendale, dell’ubicazione territoriale e del numero di schermi di cui è dotata la singola struttura.
Pur mirando a favorire lo sviluppo economico-industriale del comparto si è rivolta particolare attenzione all’introduzione di correttivi capaci di creare condizioni di mercato più equilibrate come le misure di vantaggio a favore delle piccole realtà imprenditoriali e, al loro interno, le sale storiche, piccole imprese in comuni sotto i 15mila abitanti e bisale.
Non solo benefici per il rafforzamento delle strutture ma risorse cospicue anche per incentivare la programmazione di film in particolare quelli italiani ed europei.
Ci riferiamo alla dotazione annua di 30 milioni di crediti di imposta che, a partire dal 1 gennaio 2018, saranno concessi con un nuovo meccanismo sulla base di aliquote differenziate (cumulabili no ad un massimo del 20%) per PMI e grandi gruppi.
L’entità dei crediti sarà più elevata se si programma nel periodo estivo contribuendo così- in coerenza con analoghi interventi adottati nel settore della distribuzione – ad allungare la stagione cinematografica e ad evitare dannosi a ollamenti di titoli in una manciata di mesi.
Particolari tipologie di film programmati (italiani, europei e d’essai) o di sale cinematografiche (ubicate in piccoli comuni e/o sale d’essai) beneficiano di aliquote maggiorate, e un trattamento di favore (regime semplificato) è riservato anche a particolari tipologie di esercenti, fra le quali ricevono una particolare attenzione le imprese start-up.
I crediti di imposta a favore dell’adeguamento strutturale e della programmazione prima di entrare in vigore necessitano di un passaggio a Bruxelles per verificare la compatibilità di tali misure con la normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato.

Difficile stimare l’impatto delle nuove misure a sostegno del settore. L’efficacia delle disposizioni dipenderà anche da come si muoverà la distribuzione nel prossimo futuro. Come già accennato si tratta del comparto che più di altri in questi anni sta subendo i contraccolpi legati alle nuove modalità di fruizione dei film e alla moltiplicazione dei canali di accesso e diffusione dei contenuti audiovisivi all’interno del nuovo ecosistema digitale.
Film che accanto alle serie tv sono oggetto di appetiti crescenti da parte di nuovi operatori del web, da Apple ad Amazon passando per Netflix, i quali fanno a gara per investire in contenuti originali dall’appeal globale, diventando interlocutori interessanti anche per festival, addetti ai lavori e soprattutto per i produttori di audiovisivo. Cresce così la pressione sul modello classico di distribuzione e, in particolare, su quella finestra di esclusività che finora è stata riservata al grande schermo, in quanto cardine della valorizzazione dell’opera anche rispetto ai suoi canali successivi di sfruttamento.
Gli interventi dello Stato da questo punto di vista cercano di creare condizioni atte a trasformare le attuali minacce connesse alle nuove dinamiche della domanda e alla possibile marginalizzazione della fruizione in sala in opportunità, anche sotto il profilo della redditività economica oltre che di una maggiore presenza e diffusione di presidi socio-culturali nel nostro Paese.
L’interrogativo è: su quali basi e a quali condizioni le sale cinematografiche – anche grazie alle robuste risorse finanziarie messe a disposizione dalla nuova Legge Cinema (80 milioni di euro ovvero il 20 % del fondo complessivo nel 2017 qusi 50 milioni in più rispetto alla precedente dotazione FUS)- riusciranno a riacquistare centralità nel quadro delle nuove modalità di consumo di cultura ed intrattenimento?
Incoraggianti, da questo punto di vista, alcuni interessanti tentativi di modificare i tradizionali modelli distributivi, come nel caso dei primi tre episodi di “Gomorra 3”, la serie programmata in oltre 300 sale con successo nei tre giorni precedenti la messa in onda su Sky Atlantic.

Le azioni messe in campo dal Ministero cercano di dare una risposta concreta a questo interrogativo puntando con decisione a diffondere il valore culturale della fruizione dei film in sala, a premiare quelle scelte di programmazione che in assenza di un contributo pubblico rischierebbero di assottigliarsi con negativi effetti sugli equilibri di mercato; a valorizzare quelle strutture che – grazie agli incentivi resi disponibili in modo certo per i prossimi anni – sapranno offrire servizi in grado di rispondere ai bisogni di un pubblico sempre più esigente e diversi cato all’interno di strutture moderne e professionali.
Non basta avere coraggio. Occorre il coraggio di innovare.

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