Si trova sull’isola del Lazzaretto la sezione di Venice Production Bridge dedicata alla realtà immersiva (Venice Immersive Island): è raggiungibile in una manciata di minuti in barca dal Lido, ma la si percepisce come qualcosa di ‘staccato dal resto’.
Non c’è un ponte, ad esempio, che la colleghi, (e va bene così), ma questa sua collocazione funziona da metafora plastica di quello che è panorama XR italiano, secondo quanto emerso dal panel Italian XR Ecosystem: How to Foster the National Scene? svoltosi il 4 settembre proprio sulla Venice Immersive Island, e dove si è evidenziata proprio la mancanza di infrastrutture, oltre che di pubblico, di fondi, di star system, di progetti stessi.
Il terreno è molto fertile, ma c’è ancora tanto da fare insomma: una prima risposta può essere il nuovo dipartimento interamente dedicato alle arti e alle tecnologie immersivi (CSC Immersive Arts) che il Centro Sperimentale di Cinematografia aprirà sull’Isola di San Servolo, grazie alla collaborazione con Veneto Film Commission, e con la direzione didattica dell’artista e filmmaker Sara Tirelli, che ha moderato l’incontro.

La Veneto Film Commission è anche la prima film commission italiana ad aver aggiunto, ai progetti tradizionali, all’interno del suo fondo di produzione, nel 2021, i contenuti XR. “Abbiamo pubblicato due bandi per ora, ma in realtà non abbiamo supportato nessun progetto. Il fondo copre fino al 60% della spesa sul territorio con un cap di 50 mila euro” dice il direttore della film commission Jacopo Chessa.
Anche Michael Rehilac, programmatore della sezione Venice VR e Director of Studies di Venice Biennale College Cinema, ha riportato la scarsità di progetti italiani fra i lavori immersivi che compongono l’offerta di VIM: “abbiamo fatto anche un’edizione di Biennale College VR dedicata all’Italia per tre anni, ma non c’erano abbastanza progetti”. Spiega, aggiungendo però che la qualità dei pochi lavori che si vedono è notevole.
Fra questi, Tales from Soda, la serie animata in e per la realtà virtuale che è fra le opere Fuori Concorso, di questa edizione, e di cui ha parlato proprio l’autore, Simone Fougnier all’interno del panel. Rehilac la definisce “un mix di graphic design, motion e visual, di una creatività eccezionale, che per me rappresenta la ‘Disney di oggi’”.
O, proprio fra i partecipanti di Biennale Collage VR 2019 ( di cui fu il vincitore) Vajont, di Iolanda Di Bonaventura e Saverio Trapasso, “che successivamente sono stati selezionati, fra cento candidati, come artisti in residenza al PH di Montreal, che è il centro più importante dedicato all’arte immersiva e adesso sono diventati direttori di uno dei più grandi studi canadesi di arte immersivi.”
L’arte immersiva è così giovane, e spesso i fondi ad essa dedicati sono pensati sul modello del cinema, conclude Rehilac: “ho la percezione che in Italia si debba ripensare al processo di selezione, a come sono allocate le risorse, alla distribuzione: i fondi pubblici dovrebbero parlarsi di più con i produttori e i distributori, e cercare anche ispirazione in paesi come Taiwan, dove questi progetti godono di un grande supporto istituzionale, la Francia, il Canada, i Paesi Bassi”.
Essere un ponte fra produttori e registi è l’intento di Rai Cinema nel campo della realtà virtuale: “e ci auguriamo che nel futuro saremo partner del nuovo dipartimento del CSC” ha dichiarato Carlo Rodomonti, head of strategic and digital marketing della società, che ha poi illustrato tutte le iniziative di Rai Cinema nel campo della realtà virtuale: da Rai Cinema Channel VR, alla app, alla VR Library (che conta 7 corti prodotti, 20 acquisti, 2 interviste in VR), agli spazi di realtà virtuale all’interno dei musei e di luoghi speciali come Palazzo Farnese o l’OSpedale Bambin Gesù a Roma, fino agli esperimenti di Metaverso, e gamification. “E stiamo attualmente collaborando con la Scuola Holden e con l’Università La Sapienza sul fronte dell’intelligenza artificiale”.

Fondi pubblici e distribuzione di questo tipo di opere sono il nodo cruciale anche secondo Sarah Bellinazzi, del’’Ufficio MEDIA di Torino del Creative Europe Desk Italy: “la comunità europea supporta i progetti immersivi, e il nuovo programma 21-27 prevede un bando specifico per questi ultimi e i videogames: il prossimo si aprirà a fine settembre e si chiuderà a fine a gennaio. Speriamo di avere più progetti immersivi perché in effetti fino ad ora i beneficiari sono stati prevalentemente i produttori di video giochi.”
“Ma per creare un’industria c’è bisogno dell’infrastruttura”, dice Roberto Malfagia, dello studio fiorentino La Jetée, e “per costruire un mercato è necessaria più formazione, così che fra 5, 7 anni potremmo avere un pubblico, per questo la scuola di realtà immersiva è davvero una buona notizia- aggiunge la giornalista Federica Polidoro -Adesso questo settore è una nicchia che deve essere più conosciuta, e desiderata, attraverso un proprio star system, un proprio ‘red carpet’: la gente ha bisogno di sognare” .

Il progetto CSC Immersive Arts ha avuto una seconda occasione di visibilità nel panel Veneto, il cinema e oltre. Innovazione e opportunità nello spazio della Regione Veneto, all’Hotel Excelsior, con la partecipazione di Elena Donazzan, assessore al lavoro della Regione Veneto, Luigi Bacialli e Jacopo Chessa, presidente e direttore Direttore Veneto Film Commission, Francesco Casarin, professore ordinario di economia e gestione delle imprese all’Università Ca’ Foscari di Venezia e membro del CdA della Fondazione Veneto Film Commission, Savina Neirotti, responsabile del PNRR per lo sviluppo delle sedi distaccate del CSC, Sara Tirelli, e, in collegamento, Federico Mollicone, presidente della VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione).
“Venezia è la più antica città del futuro- ha detto Elena Donazzan-, e proprio in questa direzione va la scelta che abbiamo fatto un anno fa, sottoscrivendo il protocollo che ha permesso di creare le basi per l’apertura del CSC Immersive Arts, sull’isola di San Servolo a Venezia. Un progetto che sta prendendo via grazie al Centro Sperimentale di Cinematografia e alla Veneto Film Commission, che ringrazio nella persona del direttore Jacopo Chessa, senza il quale non avremmo raggiunto questi risultati”.
“Il CSC Immersive arts si inscrive in questo sforzo di specializzazione del territorio”, ha sottolineato Francesco Casarin: “potrà essere la pietra angolare del sistema di finanziamenti che andrà a sostenere la specializzazione diffusa dell’audiovisivo nel Veneto”
La proposta formativa si articolerà in Labs (dedicati ai professionisti) che partiranno in ottobre, e in Residency, con durata annuale, con due curricula principali, Creator e Creative Technologist. Quest’ultima partirà nella prossima primavera, riservata a 15 studenti, senza limiti di età e di nazionalità. Le call si apriranno nel prossimo novembre.