“ I location manager sono figure determinanti nella fase delle riprese. Devono esprimere affidabilità, capacità di accogliere e accompagnare le produzioni sul territorio”: lo dice Maurizio Gemma, direttore della Film Commission Regione Campania, che questo mestiere lo conosce bene, avendolo fatto all’inizio del suo ingresso nel mondo del cinema.
“Per fare questo lavoro – spiega – bisogna padroneggiare tutta la filiera, perché prima di arrivare al set bisogna saper leggere una sceneggiatura, pensare la storia sia dal punto di vista artistico che logistico, considerarne la sostenibiliutà economica , avere competenze legali, autorizzative,contrattuali”.
“ E’ un ibrido che raccoglie tante professionalità”, concorda Maria Raffaella Faggiano , location manager di lunga esperienza ( ha lavorato alle prime stagioni di tutte le grandi serie, da “I bastardi di Pizzofalcone” a “L’amica geniale”) con tre progetti di lungometraggi in cantiere: a maggio avrebbe dovuto lavorare a “Il bambino nascosto”, di Roberto Andò ( tratto dall’omonimo romanzo del regista), a giugno avrebbe dovuto accogliere per circa una settimana di riprese in esterni “Qui rido io”, il nuovo film di Mario Martone su Edoardo Scarpetta, mentre non ha potuto dar seguito al lavoro di pre-scouting realizzato nello scorso gennaio per il nuovo film di Sergio Rubini.
La crisi impatterà molto in Campania e soprattutto a Napoli: girare in interni, nei vicoli dei bassi napoletani “sarà molto difficile”, dice Faggiano, che aggiunge una nota personale “ Vivo vicino Piazza Plebiscito, territorio di “frontiera” con i quartieri spagnoli, dove “vedo molta angoscia in pochi metri quadrati”.
Ma c’è un’altra questione: “le produzioni generalmente si formano altrove, per la maggior parte a Roma, e preferiscono restare il più possibile a Roma per ridurre gli inconvenienti legati agli spostamenti, riducendo così i rischi”.
Forse si ripartirà a luglio, e “ con la paura del contagio”. Occorrerà, secondo Faggiano, riconquistare quel rapporto di fiducia tra popolazione e produzioni faticosamente conquistata nei tempi più recenti”, non più soltanto popolati dalle serie sulla camorra, ma anche da film come “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek, il recentissimo “Sette ore per farti innamorare”di Giampaolo Morelli, distribuito su una piattaforma on demand nello scorso aprile ( ambedue realizzati con Raffaella Faggiano location manager, ndr) e di serie come “Sirene” , che “presentano una Napoli molto bella” e che ha contribuito ad attrarre nuovo turismo.
Sabina Tornatore, anche lei location manager di grande esperienza, ha dovuto interrompere la preparazione di “Benvenuti in casa Esposito”, trasposizione cinematografica dall’omonimo romanzo e dal lavoro teatrale, prodotta da Bartleby con Run Film per la regia di Gianluca Ansanelli, le cui riprese sarebbero dovute iniziare il 9 marzo. “ Già prima della chiusura le abitazioni private non ci volevanno più, giustamente preoccupate, e i luoghi pubblici ci richiedevano interventi di sanificazione”. Le soluzioni ci sono, ma saranno complesse e dispendiose. I problemi logistici legati alla sicurezza “faranno nascere anche nuove figure professionali” soprattutto per le grosse produzioni, e comunque “molte cose cambieranno, si tornerà probabilmente a girare in studio, si ricreeranno scenografie virtuali”, dice Sabina Tornatore, dispiaciuta per il rinvio della messa in onda su Raidue ( prevista per marzo) di “Mare fuori”, la co-produzione Picomedia con Rai Fiction diretta da Carmine Elia con Carolina Crescentini. unica serie tv italiana selezionata ai Drama Buyers Summit del Mip Tv 2020, cui ha lavorato nello scorso dicembre.
L’impossibilità di girare in location private è “il problema più grave”, sottolinea Bruno Morra, anche lui reduce da una produzione interrotta ( la serie tv in 6 puntate per Rai Uno “Mina settembre” con Serena Rossi, tratto da un romanzo di Maurizio De Giovanni per la produzione Italian International Film). Da ispettore di produzione si occupa prevalentemente dei problemi logistici, ed è molto preoccupato per gli aspetti assicurativi . “ma una soluzione dovrà esserci, non si può fermare un comparto così importante”. Anche lui in attesa di un protocollo ufficiale per i set.
Naturalmente cambieranno le sceneggiature, problemi maggiori ci saranno per le comparse ma non solo, perché “anche se una troupe è di 50 persone ce ne sono almeno altre cento fuori con cui si hanno contatti”.
“Probabilmente – azzarda il location manager Raffaele Cortile – sarà difficile ripartire sui vecchi progetti, bisognerà forse scrivere storie che vivano in un contesto che è cambiato”; e anticipa che sta lavorando a un nuovo progetto, per l’appunto “gestibile” nella nuova situazione, le cui riprese inizieranno quest’estate, ma su cui non può aggiungere altro, esssendo vincolato dal patto di riservatezza con la produzione.
Non patiscono solo cinema e televisione: Michela Giovinetti lavora per l’80% con la pubblicità e i servizi fotografici in una location d’eccezione come Capri. Racconta: “Stavo preparando un grosso evento che Chanel avrebbe dovuto tenere a Capri in maggio ( la presentazione della collezione Cruise 20/21 ndr)” . Considerate le dimensioni dell’evento, l’annullamento è stato un brutto colpo per tutta l’isola. Un altro importante cliente come Dolce e Gabbana sarebbe dovuto approdare a Capri in maggio, ma ha rinviato a settembre/ottobre: “la produzione mi ha chiesto di monitorare la situazione degli alberghi, perché queste operazioni coinvolgono almeno un centinaio di persone”. Il maggior albergo, il Capri Palace, ha annunciato che riaprirà il 1o di giugno, “e questo è un buon segnale”, anche se, lavorando Michela Giovinetti prevalentemente con gli stranieri ( oltre alla pubblicità ci sono le grandi produzioni americane), la ripartenza per lei “sarà più lenta”.
Eppure a Capri, forse più che in altre parti d’Italia, la contrazione del turismo potrebbe garantire migliori condizioni alle produzioni: “a chi mi contatta io dico: venite tutti quest’anno”.
Ma è possibile fare previsioni?
“Nelle prime settimane – prevede Maurizio Gemma – ci sarà forse un effetto “romanocentrico”, ma non durerà a lungo: oramai i produttori hanno individuato nei territori regionali spazi alternativi , nuovi modi e soluzioni, sia per i luoghi che per i racconti, e non credo che potranno farne a meno”.
Gemma è ottimista: “Il ritorno alla normalità potrà significare un miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro, una maggiore competenza e rispetto delle professionalità, richiederà più sperimentazione rispetto a nuovi modelli narrativi…”.
In ogni caso, il supporto della Film Commission è assicurato.
La crisi è arrivata in un momento in cui la struttura di retta da Gemma aveva avviato uno studio sui primi tre anni di vita della Legge Cinema della Regione Campania. “I primi dati ci dicono che dobbiamo fare di più per lo sviluppo del comparto locale, per far crescere l’imprenditorialità dei piccoli produttori locali”.
Di concerto con la Direzione Cultura della Regione e con il consiglio di amministrazione, “abbiamo deciso di sospendere il lavoro di programmazione triennale e, ottenendo una deroga all’iter consueto della Legge, abbiamo ritenuto di impiegare le risorse del piano annuale come tampone emergenziale, enfatizzando il sostegno del comparto locale”. Ciò significa: “ampliare la sezione “sviluppo”, consentendo anche il finanziamento a cataloghi di progetti oltre che a progetti singoli, diminuendo leggermente la parte dedicata alla produzione; indurre coloro che vengono dall’esterno a coinvolgere maggiormente la filiera locale, rafforzando la premialità nei criteri dei bandi; mettere in cantiere una serie di iniziative per sostenere sale cinematografiche e festival locali”.
Altra voce che verrà enfatizzata è quella della formazione: “a maggio avremmo dovuto avere un corso di aggiornamento sulla post-produzione ( rinviato a settembre), e prima del lockdown stavamo predisponendo un corso per location manager”.
“C’è bisogno di un numero crescente di queste professionalità sul territorio”, conclude Gemma: “loro sono i nostri compagni di viaggio, l’interfaccia quotidiana con le produzioni, e noi siamo per loro una grande sponda sui macroproblemi, ad iniziare dai rapporti con gli enti pubblici”.