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direttore Paolo Di Maira

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LE STORIE POST COVID / L’importanza della tecnologia (e dei giovani)

Come cambieranno le storie? Quali i modelli narrativi e di conseguenza produttivi post pandemia? Se ne è parlato spesso durante il lockdown e si è tornati a farlo ieri, all’interno di Racconto e Produzione audiovisiva nell’Italia post Covid, webinar organizzato dal MIA, il mercato internazionale dell’audiovisivo di Roma, e che ha visto confrontarsi Nicola De Angelis, CEO & Head of International Co-productions and Development di Fabula Pictures, (società del gruppo Federation Entertainment), Francesca Di Donna, Head of Development & Production di Rodeo Drive, Giuseppe Saccà, di Pepito Produzioni e Gian Andrea Pecorelli, CEO di Aurora Tv.

Gli scontri razziali che sono seguiti alla morte di George Floyd in USA, sono stati lo spunto per una considerazione sulla difficoltà di veicolare storie legate all’attualità con le limitazioni imposte dalle misure di sicurezza. Da Angelis mette l’accento sul come, piuttosto che sul cosa: “Più che adattare gli script al Covid, dovremo puntare su un uso diverso della tecnologia, in modo da intercettare e non falsare la realtà. L’industria dei visual effetcs è da sempre sottovalutata in Italia, ad esempio: noi adesso stiamo ‘riportando’ a Roma una serie che era ambientata in un’altra città e stiamo risolvendo molti problemi con i VFX, e con l’uso delle ottiche, strumento ottimale, che consente di ‘schiacciare’ creando un ‘distanziamento sociale artificioso’ Riprendiamo le riprese il 22 giugno.”

E tuttavia resta centrale, nella discussione, il tema dell’invecchiamento delle storie, che la pandemia ha causato di colpo, sottolinea Giuseppe Saccà, che precisa: “già negli ultimi 10-15 anni era cambiato moltissimo il modo di raccontare in Italia, noi quarantenni siamo comunque figli di una cultura novecentesca: gli strumenti che ho io per leggere la realtà sono quelli che mi ha dato mio padre. E’ la nuova generazione quella che davvero potrà metterci in connessione con la realtà post-Covid.”
Quella stessa generazione che, fanno notare ‘dal pubblico’ oggi non ha grande accesso all’industria; dunque “favorire l’ascolto dei più giovani, la loro inclusione e la cooperazione intergenerazionale è la sfida che dovremo affrontare nei prossimi anni” risponde Saccà.

La globalità della pandemia potrebbe favorire lo sviluppo di storie “legate a quei temi universali che adesso, diventano forse ‘più necessari’ perché più sentiti da tutti, come la malattia, o la morte e il tentativo di sopravvivergli, sull’esempio di prodotti come “Afterlife”, o “La linea verticale” di Mattia Torre, che sono riusciti a raccontare temi terribili attraverso la commedia”. Osserva Francesca Di Donna.

Il discorso dell’universalità dei temi porta necessariamente in causa quello delle coproduzioni internazionali, che secondo De Angelis, “cambieranno radicalmente, perché si viaggia meno e sarà sempre più difficile far combinare gli aspetti creativi. E anche pensare di coprodurre solo a livello finanziario è molto complesso, perché tutti adesso stanno applicando una sorta di protezionismo, e questo, prima del Covid, l’hanno prodotto le piattaforme, che permettono di ‘andare ovunque’ con i prodotti che offrono. Ci sono poi alcuni generi, in cui saremo ‘schiacciati’ dalla produzione americana o inglese di alto, livello: il period ad esempio, che noi facciamo ‘spezzettandolo’ in vari paesi.”

Gian Andrea Pecorelli ha due serie in ripartenza con la sua Aurora Tv: “Il paradiso delle signore”, il cui set riaprirà a Roma il 30 giugno, e “Cuori coraggiosi”. Entrambe erano sul set quando è sopraggiunto il lockdown, “hanno dunque un’assicurazione completa, pre-pandemia, anche se nessuna si è chiusa per casi Covid”. Specifica Pecorelli.

 “Nessun set nel mondo si è fermato per casi di Covid” rinforza il concetto, Saccà, perorando la causa della costituzione di un fondo di garanzia misto pubblico-privato, “dove il governo dovrebbe intervenire venendo incontro a tutti i settori della filiera, che a loro volta, dovranno fare la loro parte rinunciando a qualcosa, da una crisi si esce solo tutti assieme.”

E se Pecorelli rileva l’impossibilità per il governo di creare un simile fondo “anche perché la cifra da mettere in campo non sarebbe calcolabile: e se ci fossero 20 interruzioni di set tutte assieme?” aggiungendo che “per ora il direttore generale ha parlato di 3/400 milioni di fondi straordinari dedicati alla cultura, e non è chiaro ancora quanta parte andrà alla produzione audiovisiva. Nel frattempo si sta vagliando la possibilità di istituire un tax credit straordinario.”; Di Donna si chiede :“Siamo sicuri che con i fondi che andrebbero a aumentare il tax credit non potrebbero in qualche modo bastare a costituire questo paracadute?”

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