A far la parte del leone è Call me by your name, fresco di quattro nomination agli Oscar, che chiude la “trilogia del desiderio” di Luca Guadagnino, iniziata con “Io sono l’amore” e proseguita con “A Bigger Splash”.
In Gran Bretagna è uscito il 27 ottobre, ma tre mesi dopo i Londinesi lo vedono ancora.
Mike Vickers, programmatore di lungo corso, ne cita con soddisfazione la notevole tenitura al PeckHamplex, il complesso di sei schermi riconosciuto per “la poca apparenza e la molta sostanza” e per i biglietti low cost, sotto alle 5 sterline a tutte le ore. Qui l’opera di Guadagnino è rimasta in cartellone per 10 settimane, grazie anche alla ben consolidata pratica anglosassone della multiprogrammazione che dà all’esercente la libertà di proiettare ogni film nei giorni e negli orari più consoni al suo pubblico potenziale.
Scelto sia da grandi circuiti – ad esempio il Cineworld – sia da cinema indipendenti – come il già ricordato “no frills” PeckHamplex -, “Call me by your name” è tuttora sui grandi schermi del cuore cinematografico londinese: al Curzon Soho e al Picturehouse Central così come all’Odeon Luxe Haymarket.
Qui la proiezione dell’ultima fatica di Guadagnino acquista un significato particolare: il cinema, riaperto il 14 dicembre con questo “brand” altisonante, rimpiazza l’Odeon Panton Street che era diventato famoso grazie a produzioni in lingua straniera, nonché a film di culto e indipendenti. Una strategia che la scelta di proporre “Call me by your name” sembra confermare, anche dopo la ristrutturazione in versione “extralusso”, fatta di grandi sedili reclinabili e servizi di ristorazione.
Se il Regno Unito, con l’Irlanda, è stato il primo approdo, “Call me by your name” ha toccato nell’ultimo trimestre del 2017 un’altra decina di mercati, dagli Stati Uniti all’Australia, passando per Canada e Svezia, mentre nel 2018 si aggiungono altre due dozzine di territori. Ad una maggioranza di paesi europei, che vanno dal Portogallo alla Romania, dalla Spagna alla Norvegia, si associano il lontano Oriente con Singapore, Hong Kong, Taiwan e il Giappone, ma anche l’America Latina, con un mercato di grandi dimensioni come il Brasile.
Alla base di questa affermazione ci sono alcuni degli elementi che sono stati individuati come vincenti sia nella prassi sia nell’analisi sistematica delle dinamiche di di usione dei film italiani condotta da MEDIA Salles in questi anni.
“Call me by your name”, infatti, non solo è una coproduzione, ma può pure contare su una struttura distributiva di taglia internazionale come Sony Pictures Releasing.
Inoltre, come dicevamo sopra, si avvantaggia della notorietà internazionale guadagnata dai due film della trilogia che l’hanno preceduto e supera una delle debolezze che vengono solitamente imputate al cinema made in Italy (o più generale
Dei due predecessori, “Call me by your name” replica alcuni elementi di successo: la forza di un cast internazionale e il fatto che l’Italia sia – come dice con una bella metafora Armie Hammer – la terza protagonista.
Un film pensato per avere una dimensione e un appeal internazionali e per proporre agli spettatori di tutto il mondo un’immagine dell’Italia off the beaten track, non così convenzionale, ma comunque riconoscibile.
Crema non è certo Venezia o Roma, ma sa benissimo trasmettere il senso dell’Italian lifestyle.
L’essere una coproduzione ed avere un cast internazionale caratterizzano anche un altro dei titoli che nel 2018 guadagnano la ribalta internazionale: The Leisure Seeker, il primo film in inglese di Virzì.
Venduto all’estero da Bac Films e anch’esso appoggiato in molti paesi alla rete distributiva di Sony, è arrivato – o è atteso a breve – in oltre venti mercati. Dall’inizio del 2018 è uscito in Francia, contando su circa 200 proiezioni giornaliere, nonché in Belgio e in Germania
Oltre ai film di Guadagnino e Virzì, che riescono a raggiungere l’ambizioso risultato di una vasta diffusione internazionalein un tempo relativamente breve, altri titoli italiani ottengono una visibilità all’estero in questo primo squarcio del 2018.
È il caso di Cuori puri, di De Paolis, in uscita nella Svizzera di lingua francese e tedesca, di Dobbiamo parlare di Sergio Rubini e di Moglie e marito di Godano distribuiti in Argentina, di A Ciambra di Carpignano, atteso in Belgio, di Hannah di Pallaoro, a breve sugli schermi di Belgio e Paesi Bassi, territorio che vedrà ugualmente l’uscita, in febbraio, di 7 giorni di Colla e, in marzo, di Amori che non sanno stare al mondo di Francesca Comencini.