direttore Paolo Di Maira

LAZIO / Gli alberi, storie da abbracciare

“Bisogna che abbracciamo gli alberi come fa il mio amico Tarkowsky perché ci caricano di energia.”: Tonino Guerra, autore della dedica con cui si apre “Alberi secolari di Romagna”, edito dall’Associazione Patriarchi della Natura, è stato uno dei nomi più citati nell’interessante excursus sui rapporti fra alberi e cinema emersa dall’incontro “I Patriarchi della natura: Location e risorsa“, svoltosi ieri, 21 ottobre, presso lo Spazio della Regione Lazio-Roma Lazio Film Commission, all’Auditorium Arte, Parco della Musica, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma.

L’evento è parte della promozione di questi veri e propri monumenti della natura come possibili location per il cinema e l’audiovisivo, che si propone la nuova joint venure fra Roma Lazio Film Commission e l’Associazione Patriarchi della Natura. Uno dei primi passi sarà quello di  “dar vita a una mappatura capillare e professionale dal punto di vista dei servizi all’audiovisivo, dei patriarchi del Lazio e poi anche delle altre regioni italiane, e renderli visibili anche ai professionisti esteri”: dichiara Cristina Priarone, direttrice della film commission laziale e presidente del coordinamento delle film commission italiane. 

L’archivio di Patriarchi della Natura conta oltre 13 mila esemplari su tutto il territorio nazionale e nasce nel 2006, “a seguito di un’iniziativa per cui in collaborazione con i Georgofili siamo riusciti a portare agli Uffizi di Firenze una mostra fotografica e pomologica: non solo le foto dei grandi alberi a fianco delle opere dei grandi pittori italiani, ma anche i frutti di questi piante,-  spiega il suo presidente Sergio Guidi, evidenziando come l’elemento di curiosità stia proprio nelle straordinarie proprietà organolettiche di questi ultimi. “Quando uno assaggia un frutto di una pianta che ha centinaia di anni di storia, è come se assaggiasse la storia”, aggiunge citando ancora Tonino Guerra.E prosegue: “oltre al censimento siamo riusciti anche a recuperare il DNA di molte di queste piante, che hanno resistenza genetica straordinaria, e che hanno dunque delle piante gemelle, come l’olivo di 3500 anni che si trova in una villa romana sull’ Appia Antica, gemello del più grande olivo d’Italia in Sardegna.”  

Censimento, riproduzione, e, di fondamentale importanza per il cinema, raccolta delle storie che ogni anello del legno nasconde. In fondo anche la storia più antica del mondo è legata a un albero, l’albero della conoscenza del bene e del male, come illustra in modo illuminante Erri De Luca: “è curioso che quel giardiniere abbia piantato solo un albero per il bene e per il male, che in fondo hanno la stessa radice, ne va colto il frutto, per discernere. L’azione di Eva di elevarsi a cogliere quel frutto mettendo a rischio la propria vita non è il peccato originale, quanto l’accesso alla conoscenza, attraverso un atto di disobbedienza necessario per la liberazione della specie umana dal giardino incantato dell’infanzia e premessa di qualunque conquista di una libertà.” 

Storie legate ai santi, come quella del cipresso che si trova presso un monastero francescano di Romagna e data 800 anni, “Tonino Guerra l’ha ribattezzato ‘il bastone del santo’ perché nato dal bastone a cui San Francesco si appoggiava nella sua discesa da L’Averna verso Rimini.”

Lo sceneggiatore Nicola Guaglianone e lo scenografo Francesco Frigeri,hanno parlato di Non ci resta che piangere, dove la quercia (nel 1985) che nel 1500 era un fuscello rappresenta lo scandire del tempo, e del recente La Befana vien di notte due, a cui hanno lavorato entrambi: ambientato nel 1700 con la casa della strega buona costruita attorno a un albero all’interno di una faggeta di Soriano del Cimino.

Dalla faggeta di Soriano del Cimino furono realizzati anche tutti i calchi degli alberi poi ricreati nello studio 5 di Cinecittà per Capitan Fracassa: lo racconta il documentario sulla storia dello Studio EL creato da Ettore Scola e Luciano Ricceri, che sta girando la scenografa, Cinzia Lo Fazio, storica collaboratrice dei due che definisce i miei patriarchi. Già allora, 25 anni fa, per quei calchi usammo materiali costosissimi, perché non fossero tossici per gli alberi. Di alberi, allo studio EL, ne progettavamo tantissimi, e saranno uno dei 12 elementi con cui il documentario racconterà il cinema che si faceva in questa realtà.”

E ancora l’albero di Amarcord dove Ciccio gridava “Voglio una donna!”, che ha citato Emita Frigato, il primo set che ha visitato. L’esperienza più recente con gli alberi, invece, ricorda la scenografa, ha riguardato il film Una questione privata dei fratelli Taviani: “al centro del racconto c’è un incontro sotto un cedro del Libano nelle Langhe. Ma il territorio era troppo diverso da allora, molto meno bucolico, dunque abbiamo dovuto ambientare le Langhe in Val Maira dove abbiamo trovato un  faggio incredibile a Villa Olofredi Tadini a Cuneo.”

Articoli collegati

- Sponsor - spot_img

FESTIVAL - MARKET

- sponsor -spot_img

INDUSTRY

LOCATION

Newsletter