La nona edizione di Cinè si apre sotto i migliori auspici, con il progetto Moviement che promette una lunga estate di cinema in sala, e con i numeri del botteghino che segnano un’inversione di tendenza rispetto al primo semestre dello scorso anno, finalmente col segno più : quasi il 5% d’incremento di pubblico (anche se la quota dei film italiani è scesa sotto il 20%), percentuale destinata a crescere nel prosieguo dell’anno.
Oltre i dati del settore, è interessante osservare come la convention diretta da Remigio Truocchio sia riuscita a integrarsi con il territorio, non solo offrendo una vetrina alle produzioni locali – la finestra “We make it happen”, in apertura della manifestazione, è un’anteprima dei film sostenuti dal Fondo regionale – ma anche andando oltre l’ambito professionale, aprendosi al pubblico con una serie di iniziative collaterali, da “Cinecamp” a “Cinemax” alla recentissima Cine@donna.
Queste giornate professionali chiudono un denso calendario di manifestazioni cinematografiche in regione: da Biografilm Festival, la manifestazione dedicata al bio pic, a “Il cinema ritrovato”, evento che da più di trent’anni richiama a Bologna cinefili da tutto il mondo; “un dialogo sull’amour du cinema”, lo definisce il suo creatore, Gian Luca Farinelli, che guida la Cineteca di Bologna, il potente motore di sogni del capoluogo emiliano, oltre che laboratorio d’eccellenza a livello internazionale.
Merita segnalare, in questo contesto, le anticipazioni di Farinelli circa l’avvio del restauro, nel prossimo ottobre, del Cinema Modernissimo in Piazza Maggiore – un cinema sotterraneo che risale al 1915- e la realizzazione di un nuovo archivio, che sarà realizzato all’interno di un vecchio parcheggio multipiano costruito ai tempi di Italia ’90 e subito depredato e abbandonato. Sarà – secondo le parole del direttore della Cineteca di Bologna – un archivio molto avanzato, che prenderà esempio da quello della Disney, e accoglierà un laboratorio di restauro e una grande scuola dedicata al restauro del cinema.
Rimanendo in Emilia Romagna, nello scorso giugno è stata resa nota un’analisi sull’intelligenza artificiale presentata a Research to Business, il Salone della Ricerca Industriale e delle Competenze per l’Innovazione svoltosi a Bologna. Secondo la ricerca, tra il 2007 e il 2018, sono stati depositati , in Emilia-Romagna il 12,9% di tutti i brevetti italiani in materia di intelligenza artificiale, un dato che pone la regione al top in Italia insieme alla Lombardia (33%).
La regione si conferma, dunque, una delle regioni italiane più attive in tema innovazione e ricerca.
E’ possibile associare questo dato con quanto accade nel cinema?
Per associazione torna alla mente il commento dell’assessore alla Cultura dell’Emilia Romagna Massimo Mezzetti ad un’altra ricerca, che evidenziava come l’Industria Culturale e Creativa avesse registrato, negli ultimi anni, un andamento anticiclico, segnando un aumento degli occupati molto superiore a quello della media regionale; l’indagine rivelava inoltre che tale incremento era trainato dal settore dello spettacolo.
Nell’intervista con Cinema & Video International dello scorso autunno l’assessore assegnava alle ICC un ruolo chiave nella crescita.
“La creatività – disse nell’intervista – investe trasversalmente anche settori non direttamente culturali, e contribuisce allo sviluppo di quei settori, perchè genera idee, cioè innovazione. Perciò l’industria creativa, che si colloca a fianco dell’industria manifatturiera , può influenzare e condizionare in termini di innovazione l’industria classica. In altre parole, può contribuire a costruire quell’ambiente intelligente dentro il quale anche l’industria tradizionale può trovare spunti, ricchezza per crescere e innovarsi”.
Credo che i dati emersi dalla ricerca dello scorso giugno, quello sui brevetti italiani nel settore dell’intelligenza artificiale, posino un altro mattone nella costruzione di quello che Mezzetti ha definito “ambiente intelligente”.
Credo inoltre che , anche se allo stato queste “connessioni” non superano la soglia di suggestioni giornalistiche, possa essere utile approfondire tali relazioni con strumenti adeguati.
L’Emilia Romagna è certamente un laboratorio ideale.