Sei mesi di convivenza in un appartamento di Parigi, lezioni di francese, possibilità di andare al cinema gratuitamente e una borsa di studio per dedicarsi alla scrittura del primo o secondo film. Questa è l’opportunità offerta dalla prestigiosa Résidence del Festival di Cannes, (già Cinefondation, e adesso rinnovata sotto la guida di Stéphanie Lamome). I beneficiari sono sei promettenti registi provenienti da tutto il mondo: fra questi, nella prima Résidence di quest’anno, che va da marzo a luglio, c’è anche Laura Samani, regista triestina la cui opera prima, Piccolo Corpo, che è stata presentata in anteprima a La Semaine de la Critique di Cannes nel 2021 ha vinto il David di Donatello come miglior film d’esordio e il Discovery Prix Fipresci agli European Film Awards 2022 (leggi qui), ed è stato dichiarato Film dell’Anno dal Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici Italiani.
All’interno della Résidence, Samani sta sviluppando il suo secondo lungometraggio dal titolo provvisorio Un anno di scuola, un coming of age ambientato a Trieste, che ripercorre, appunto, l’ultimo anno di scuola di un gruppo di amici. Una coproduzione italo francese fra Nefertiti e Tomsa
L’abbiamo incontrata a Cannes una delle due ‘uscite fuori porta’ in programma (la seconda sarà al Festival di Locarno)
Come funziona la residenza e qual è stato fino ad ora il valore aggiunto che ha portato al tuo progetto?
L’unicità di questo progetto è che i sei registi selezionati convivono nello stesso appartamento per cinque mesi, e ognuno occupa una stanza dove ci sono i nomi di chi l’ha abitata nelle edizioni precedenti: una sorta di passaggio di testimone che trovo molto tenero. E’ una specie di Erasmus del cinema, dove ognuno lavora sul proprio progetto in autogestione di tempo ed energie, ma all’interno di un approccio laboratoriale, che prevede delle sessioni collettive, a distanza di un mese e mezzo l’una dall’altra, in cui leggiamo i progetti degli altri e ci diamo dei feedback, sotto la guida di una script doctor, Anne Ciennik
Ascoltare le restituzioni di persone con background e provenienze così diverse è molto utile per testare i limiti di universalità del tuo progetto. Nel caso del mio film, ad esempio, i modi di essere adolescenti e anche l’organizzazione e il funzionamento della scuola superiore, cambiano molto da paese a paese. La sfida è quella di riuscire a mantenere il core del tuo progetto, rendendolo però emozionalmente rilevante anche per gli altri paesi.

Laura Samani è l’unica del gruppo all’opera seconda, tutti gli altri devono ancora esordire con il lungometraggio, e nel passaggio dal corto al lungo, dice la regista, “il vero banco di prova è proprio la scrittura. Ma tutti hanno una poetica già definita ed un curriculum di tutto rispetto.”
Sono: la regista cinese residente a Hong Kong Tang Yi, che nel 2021 ha vinto la Palma d’Oro con il suo secondo corto All the crows in the World; il regista filippino Don Josephus Raphael Eblahan, vincitore del Grand Premio della Giuria al Sundance 2022 con il corto The Headhunter’s Daughter; Diana Mashanova, di origine buriaza, che in realtà ha già girato il suo primo lungometraggio, che ha anche prodotto con la sua Local Cinema, ed è in fase di post-produzione. Anche il regista iraniano Mohammadreza Mayghani produce i suoi film con la sua Menisn Film Studios. Il suo corto Orthodontics è stato in Selezione Ufficiale a Cannes nel 2021. L’egiziano Morad Mostafa, il cui quarto film corto è in selezione a La Semaine de la Critique, è arrivato a La Résidence con il suo lungometraggio Aisha can’t fly away anymore, già passato dal Torino Film Lab, dal Red Sea Lodge e dal Rotterdam Lab.
Com’è nata l’idea di questo tuo secondo film che sembra così lontano da Piccolo Corpo?
In realtà la necessità di questo film è nata da una parte di Piccolo Corpo, quella che sembrava più accessoria, in cui Agata e Lince stanno da soli nel bosco: anche se l’azione si sgonfia , dal punto di vista drammaturgico, è qui che succede tutto dal punto di vista della costruzione del rapporto fra loro due. Mi ha molto intrigato questa idea della prossimità silenziosa, e ho deciso di lavorarci: sarà un film low concept, mentre il precedente era un high concept anche se, per così dire, piuttosto ‘camuffato’.
A che punto è lo sviluppo?
Il nostro obiettivo è quello di arrivare alla fine de La Résidence con la sceneggiatura definitiva. Nel frattempo stiamo iniziando il finanziamento e la pre-produzione: abbiamo Rai Cinema già a bordo, con un finanziamento per lo sviluppo, e il prossimo mese applichiamo al fondo della Friuli Venezia Giulia Film Commission.
Cosa prevedeva il programma di queste giornate cannensi?
Abbiamo fatto il primo e unico pitch di presentazione dei progetti davanti ad una platea di produttori francesi, e degli incontri molto belli con potenziali compositori e compositrici di musica. Siamo stati invitati alla cena d’apertura del Festival e abbiamo fatto una presentazione sul tappeto rosso con un photo-call. Poi, naturalmente, ognuno ha seguito i suoi impegni, io ad esempio, ho fatto alcuni incontri assieme alla produttrice del film, Nadia Trevisan.