Professione Showrunner: Ci sarà una seconda edizione dello Showrunner Lab, il percorso di alta formazione ideato da Good Girls Planet e ITTV Forum&Festival di Los Angeles e organizzato assieme a Toscana Film Commission all’interno di Manifatture Digitali Cinema Prato. Se ne è parlato a Venezia, nel panel dal titolo “Professione Showrunner” tenutosi ieri, 4 settembre, negli spazi della Regione Veneto, alla presenza di Stefania Ippoliti, direttrice di Toscana Film Commission, Jacopo Chessa, direttore di Veneto Film Commission, di Marco Chimenz, produttore di Cattleya e uno dei 12 mentors del lab, Gaia Tridente, direttrice del MIA; Antonella Barbieri, segretario generale APA, Sonia Rovai, director Scripted Productions di Sky, e Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, a cui è stato assegnato anche l’ITTV Award. L’incontro è servito infatti anche da ‘lancio veneziano’ della prossima edizione dell’ ITTV Forum&Festival: dal 6 al 9 novembre a Los Angeles si festeggerà il costante lavoro che Valentina Martelli e Cristina Scognamillo portano avanti da anni per promuovere e rafforzare le relazioni e gli scambi fra le industrie audiovisive di Italia e Stati Uniti.
Un dialogo che passa anche attraverso lo Showrunner Lab, che nasce proprio con l’ambizione di formare una figura che in Italia manca e che invece negli Stati Uniti è l’anima della produzione seriale, riunendo in sé la capacità creativa dello sceneggiatore e quella economica del produttore.
Colui che ha sostanzialmente la visione completa del progetto, narrativamente e anche dal punto di vista della gestione del set, logistica e finanziaria. O, detta in termini ancora più schietti, dice Marco Chimenz, “quello che puoi chiamare a qualsiasi ora della notte se c’è qualcosa che va male”
Una figura professionale però, concordano tutti i partecipanti alla discussione, che è profondamente legata al contesto produttivo americano, che risponde a meccanismi completamente diversi dal nostro.
Ma allora in Italia potrà mai esistere uno showrunner?
Ci sono grandi autori che hanno la capacità di combinare il controllo della scrittura con quello del budget: Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, cita il lavoro di Marco Bellocchio con Esterno Notte, o di Claudio Corbucci con Non uccidere, o quelli di Ivan Cotroneo. Sonia Rovai, di Sky Studios parla di Niccolò Ammanniti e di Valeria Golino, “con cui adesso stiamo scrivendo L’arte della gioia, in cui lei è sicuramente una figura di supervisione creativa a 360°: ha scritto la sceneggiatura, la dirigerà, sarà sul set ogni giorno, farà i provini. C’è da dire, però, che è anche affiancata da una produttrice di grande esperienza, che è Viola Prestieri.”
Una delle difficolta è che gli scrittori riescono difficilmente a scendere a patti con i sacrifici che a volte l’organizzazione richiede, aggiunge Rovai. Ma il problema è sostanzialmente terminologico, come spiega chiaramente Chimenz: “in USA lo shwrunner è colui che non solo scrive soggetto, e la prima puntata della serie (requisito necessario per ottenere il credito di creatore), ma che poi svolge l’attività di produttore creativo. Ma a questo corrisponde anche un intervento economico significativo da parte dell’apparato produttivo del network. In Italia il compenso di uno sceneggiatore fa sì che questo debba dividersi fra più progetti, e non possa dedicarsi ad uno solo in maniera esclusiva. È un ruolo che da noi corrisponde di più alla figura del delegato di produzione, e che comunque si frammenta in più figure professionali della società di produzione.”
“Mi rendo conto che è una definizione meno affascinante di showrunner, – scherza Chimenz, – ma è importante usare la terminologia giusta anche per non propagare l’idea che ci sia un’unica figura risolutiva nella gestione delle serie, visto che a volte ad alcuni committenti viene la voglia di realizzare un film o una serie con un regista specifico e pensandolo come showrunner, vedono quasi noi produttori come inutili intermediari. Se penso a un esempio interno a Cattleya, Gina Gardini è la figura che si avvicina più a quella dello showrunner su Gomorrah, ma è comunque una produttrice creativa.”
I talenti e le capacità non mancano però in Italia, e il sistema industriale è in forze: “al MIA, lavorando fino ad ora soprattutto sulla serialità, ho riscontrato un crescente interesse da parte del mercato internazionale, e soprattutto statunitense, verso la produzione e la creatività italiana- afferma la sua neodirettrice Gaia Tridente. – È bellissimo immaginare questa sorta di ‘figura aumentata’, ma in Italia questo appunto attiene al produttore. Cionondimeno è utile e necessario incoraggiare questo processo di sviluppo, lavorando sui produttori creativi.”
É formazione il concetto che mette tutti d’accordo, ed è per questo che un percorso come quello dello Showrunner Lab, al di là delle doverose precisazioni terminologiche, è importante, “ e questa discussione, che continueremo a Los Angeles, ci da delle indicazioni preziose per progettare la seconda edizione.” Conclude Valentina Martelli.