Nel 2019 Matera è Capitale Europea della Cultura. La Città dei Sassi, oggi patrimonio Unesco, settant’anni fa veniva definita da Palmiro Togliatti “vergogna nazionale” per le misere condizioni di vita dei suoi cittadini. Era stato Carlo Levi, nel suo romanzo autobiografico “Cristo si è fermato a Ebo- li” – interpretato da Gian Maria Volontè nell’omonimo film di Francesco Rosi girato nel 1979 tra quelle “montagne rugose” che sono i Calanchi – a far conoscere, nell’immediato dopoguerra, come uomini, donne e bambini vivessero in queste grotte millenarie.
Riscattati sul grande schermo da Pier Paolo Pasolini e mostrati al mondo da Mel Gibson, quei Sassi divennero simbolo di una regione che negli anni ha mantenuto la sua unicità, caratterizzata da paesaggi selvaggi e borghi senza tempo. Nel 1964 l’intellettuale friulano ricostruì i luoghi del suo “Vangelo secondo Matteo” nel Sud Italia, il cui pa- esaggio ricordava quello mediorientale di 2000 anni prima: la Galilea si trasferì così in vari ambienti rupestri di Calabria, Lazio, Sicilia e Puglia, mentre Gerusalemme rinacque tra i Sassi di Matera, dove il regista volle ambientare la passione, crocifissione e resurrezione di Gesù.
Ma fu esattamente quarant’anni dopo, con “La Passione di Cristo”, che ne riviveva le ultime 12 ore di vita, che Hollywood entrò nei rioni di tufo e il mondo si interessò a Matera. Il capoluogo con i suoi dintorni (il borgo fantasma di Craco fece da sfondo all’impiccagione di Giuda) imparò un nuovo modo per promuovere se stesso. Quella singolare conformazione del paesaggio rupestre ha ispirato nel tempo non solo luoghi biblici e storici ma anche di fantasia: l’isola di Themyscira dell’ultima “Wonder Woman”, diretta nel 2017 da Patty Jenkins, è un mix di zone costiere del Sud Italia, tra Campania e Puglia, ma il borgo in pietra in cui vivono le Amazzoni è la cittadina lucana.
La Basilicata tutta è un paesaggio tra i più variegati per un territorio così piccolo.
Se Rocco Papaleo con quel viaggio malinconico e corale da Maratea a Scansano Ionico che è stato “Basilicata coast to Coast” (2010) ha regalato uno spot promozionale alla sua regione, gli anni successivi, grazie anche al supporto della giovane Lucana Film Commission, hanno visto un fiorire di produzioni in cerca di luoghi ancora, cinematograficamente, vergini.
Hanno contribuito a questo successo alcuni finanziamenti, come Bando alla Crisi e Lu-Ca, cofinanziato da Lucania e Calabria, grazie al quale Jonas Carpignano ha girato, nell’omonima comunità rom di Gioia Tauro e sul Pollino, “A Ciambra”, premiato a Cannes nel 2017.
Ultimo in ordine di tempo, Giovanni Veronesi, supportato dalla film commission, ha trasformato la Basilicata nella campagna francese del XVII secolo per ambientarvi le scorribande dei suoi improbabili e attempati “Moschettieri del Re”. In questo caso a fare da sfondo sono ruderi, castelli, abbazie, masserie e piccoli centri sparsi tra colline e montagne che, con il contributo del cinema e sull’onda di Matera 2019, hanno oggi l’occasione per mostrarsi al mondo.
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