Ministero della Giustizia, Ministero degli Esteri e Ministero della Difesa: sono principalmente tre i Ministeri il cui patrimonio l’APIE ha messo a frutto aprendolo alle location.
Il maggior profitto – a giudicare da un bilancio delle attività pubblicato nell’aprile 2011 – sembra lo abbia tratto, paradossalmente, in Italia, da Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata francese a Roma, che ha ospitato gran parte delle location di “Habemus Papam” per 146 mila euro.
In Italia – è noto – il rapporto del cinema con i luoghi pubblici è difficile. “Locations off limits” era infatti il titolo del convegno ideato da Cinema & Video International con Roma Lazio Film Commission e organizzato nell’ottobre 2008 dalla Regione Lazio.
Per la prima volta rappresentanti delle Forze Armate italiane e delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche si ritrovarono a parlare di location cinematografiche assieme a rappresentanti dei beni culturali, delle Ferrovie dello Stato, dei produttori esecutivi e delle Film Commission.
Ai buoni propositi manifestati non seguirono azioni concrete.
Ad oggi tante locations rimangono off limits, e non esiste niente che assomigli all’agenzia interministeriale francese.
Sull’istituzione dell’APIE Cinema & Video International ha richiesto una valutazione a chi in Italia è maggiormente coinvolto.
“Si può solamente plaudire ad un’iniziativa, l’ennesima dei nostri cugini, che è fatta solo di buon senso, costa poco e dà dei ritorni sia dal punto di vista economico che da quello dell’immagine”, commenta Marco Valerio Pugini, presidente dell’APE, l’associazione nazionale dei produttori esecutivi.
“Ovviamente – prosegue – per poter realizzare questa come le altre iniziative da loro prese negli ultimi anni (TRIP, Film France e le sue 40 Film Commission, ecc) bisogna guardare oltre il “piccolo” interesse di una parte per poter costruire qualcosa che funzioni”.
“Spero solo – conclude Pugini – che, visto che notoriamente il cinema cresce quando il resto dell’economia tracolla (e la nostra non sembra sia in una fase positiva!) i nostri governanti prendano spunto da ciò che succede all’estero (anche se, prima di tutto, bisognerebbe parlare di buon governo, di etica e di morale), e si diano da fare. Abbiamo il capitale umano e le risorse naturali per fare di più, molto di più….”
Le prospettive non sembrano migliorare nelle parole di Silvio Maselli, neo presidente dell’Italian Film Commissions.
Maselli individua una “plastica descrizione della differente architettura istituzionale tra Francia e Italia. Un paese rigidamente centralista e napoleonico ha modo di dare corso alla realizzazione di un data base e un tariffario unico di location di proprietà pubblica”.
“Il nostro paese sempre diviso, attraversato da istanze localistiche, reso unito solo 150 anni fa, patisce invece le conseguenze della propria storia ed è incapace di dare corso a idee simili”.
Insomma, ci si mette anche la storia a remare contro.
Nonostante questo, occorre “l’ottimismo della volontà”, secondo Maselli:
“Le migliori film commission italiane, associate nella IFC, già svolgono questo ruolo di supplenza, costruendo le condizioni sui propri territori per individuare e rendere disponibili alle produzioni, luoghi pubblici e privati di pregio. Un altro modo, più empirico, ma non meno efficace, per giungere al cuore delle esigenze creative e produttive”.