Dalla vespa che diviene l’icona dello stile di vita post-bellico grazie a Vacanze Romane, al recentissimo boom di vendite di Ray Ban che ha fatto seguito all’uscita di Top Gun Maverick, o alla rinata mania degli scacchi a cui ha dato il via la serie Netflix Queen’s Gambit: “There is no business like show business”, specialmente per la capacità del cinema di impattare altri settori economici
Con queste parole, pronunciate da Charles H. Rivkin, Presidente e AD della Motion Picture Association, si è aperto, il 2 settembre durante la Mostra del Cinema di Venezia, l’evento speciale organizzato da Cinecittà per la DGCA del MiC in occasione del centenario dell’MPA, dal itolo: “Economic Impact on States and Regions In the USA and Italy of Audiovisualmand Cinema Productions”.
L’Italia, oltre a confermarsi una destinazione privilegiata per le produzioni americane per le efficienti misure anticovid, l’attrattività degli incentivi e delle meravigliose locations, ha specificato Rivkin, vanta anche alcuni importanti primati nella lunga storia d’amore che lega le industrie cinematografiche dei due paesi.
E’ stato il primo paese a fare da produttore esecutivo per un film americano: era The Eternal city e correva l’anno 1914: a causa dello scoppio della prima guerra mondiale, non fu mai completato. Ma la scintilla era scattata.
L’Italia è stata poi la prima filiale europea di Disney, nel 1938, aggiunge Alessandro Saba, Director Original Production per The Walt Disney Company Italia: “Da allora mostriamo l’Italia nel mondo, a partire da Pinocchio, fino a oggi, con Luca, fantastico film Pixar che ha raccontato la riviera ligure e ha incrementato ancora di più il turismo, firmata dal ligure (ma ormai residente a Los Angeles da oltre vent’anni) Enrico Casarosa.”
Saba ha parlato poi dell’evoluzione verso le produzioni locali della major, in seguito all’arrivo in Italia di Disney +. La linea editoriale è volta a “esportare un’immagine positiva dell’Italia all’estero. Quella di una società inclusiva e accogliente veicolata dalla serie Le fate ignoranti, dello sguardo femminile sulla ‘ndrangheta di The Good Mothers, che racconta delle donne che si sono ribellate alla mafia in Calabria, e che uscirà il prossimo anno in primavera: alla regia abbiamo scelto Julian Jarrold, che aveva diretto The Crown e Becoming Jane, proprio per avere un punto di vista internazionale sul fenomeno.”
E dopo Indiana Jones in Sicilia e La Sirenetta in Sardegna, un’altra attesissima saga che “esporterà il nostro magnifico paesaggio dentro una storia di ottimismo e positività: la serie de I Leoni di Sicilia, attualmente sul set in Sicilia, dove sposteremo una squadra di 150 persone per 5 mesi, assumendo anche ulteriore personale locale per il location management. Abbiamo affidato la regia a Paolo Genovese, per portare sullo schermo questo enorme successo editoriale basato sulle vicende di una famiglia italiana che è partita dal nulla nella Calabria dell’800 e si è costruita una forza economica. Una storia di rivincita sociale che racconterà l’Italia nel mondo e che ovviamente potrà aiutare il cineturismo ma anche il soft power italiano.”
“E’ nostra intenzione investire ancora molto nelle produzioni locali nei prossimi 3-5 anni, conclude Saba,- quindi è molto importante che le istituzioni italiane siano così attente e che il governo incentivi la cultura.”
I dati forniti da Iole Giannattasio confermano quanto detto da Saba: “Dal 2018 al 20021 la richiesta di tax credit internazionale da parte delle produzioni USA è stata di 144 milioni, per un totale di 453 giorni di riprese all’anno, 206 film e serie tv e sette coproduzioni, fra cui Monica di Andrea Pallaoro, attualmente in Concorso a Venezia 79.”
Andrew Hall, Head of Government & Regulatory Affairs di NBC Universal International fornisce un dato interessante: il 67% dei costi di produzione sono spesi ‘fuori settore’, in ambiti contigui, come quello dell’ospitalità o dei trasporti, e ribadisce il “circolo virtuoso di investimenti generato dal tax credit: finché durerà, noi continueremo a venire in Italia”. Hall parla poi dell’accordo che Universal ha con Vision Distribution per la distribuzione di 15 titoli l’anno in Italia. “Inoltre, stiamo investendo nel loro nuovo film italiano L’ultima notte d’Amore, ambientato a Milano, di cui abbiamo acquisito i diritti internazionali.”
“Solo 7-8 anni fa si cercava di capire perché le serie europee non viaggiavano: oggi Netflix ha completamente ribaltato la prospettiva”, dice Madeleine de Cock Buning – Vice President, Public Policy EMEA per Netflix, che ha parlato anche dei nuovi walking tours proposti da Netflix nelle varie città europee, alla scoperta delle location delle serie più amate. “Dopo aver visto una serie, specialmente in lingua originale, gli spettatori sono doppiamente motivati a imparare una nuova lingua o a visitare una città. I 2/3 degli spettatori di Summertime, ad esempio, si sono detti curiosi di scoprire i monumenti italiani, e la metà di sapere qualcosa di più sulla moda.” Intanto il gigante dello streaming sta lavorando ad un progetto sul turismo in partnership con Enit e “il 6 settembre lanceremo un nuovo progetto con Cinecittà.”