di Marco Spagnoli
La mission dell’Istituto Luce è quella indicata dal Ministro: conservare e gestire l’archivio da cui trarre documentari; produrre e distribuire opere prime e seconde, sviluppare accordi di coproduzione”.
Così l’Amministratore Delegato dell’Istituto Luce, l’avvocato Luciano Sovena, sintetizza gli scopi societari, e annuncia di aver stipulato un contratto di coproduzione con l’Argentina.
“Grazie a Cinecittà Holding “” racconta – abbiamo messo a disposizione duecentomila Euro per attivare dei film in coproduzione con l’Italia. Siamo sempre più convinti che sia quanto mai necessario uscire dai confini nazionali.”
Continua Sovena: “Abbiamo sviluppato dei progetti molto interessanti che dovrebbero essere finalizzati quanto prima a partire dal nuovo lavoro di Lucia Puenzo, che ha dimostrato grazie a “XXY” di essere un grandissimo talento.
Le riprese del nuovo film dovrebbero iniziare a marzo a Buenos Aires e nel cast ci sono numerosi attori italiani.
E’ un progetto che portiamo avanti insieme a Offside di Mario Gianani, il produttore di Bellocchio e Saverio Costanzo.”
Le polemiche riguardo al riassetto e ai conseguenti tagli di Cinecittà non sembrano turbare l’avvocato Sovena che riconosce:
“E’ logico che dei cambiamenti strutturali ci debbano essere e ci saranno.
Altrimenti rischiamo di gestire una struttura che paghi il personale senza, di fatto, potere fare nulla.
Per quello che riguarda il Luce in particolare, con risorse ridotte diventa difficile anche solo distribuire un film.
Se alcuni titoli da noi prodotti di recente non hanno incontrato il successo che meritavano, è stato anche per la nostra difficoltà di posizionarli e lanciarli adeguatamente su un mercato sempre più competitivo.”
Quale sarà il futuro del Luce?
Noi dipendiamo dal Ministero e quindi sta a quest’ultimo darci nuove risorse utili.
E’ evidente, però, che a questo punto uno snellimento delle strutture è fisiologico, perché la struttura monumentale di Cinecittà non è più adeguata ai tempi.
Tempi che richiedono un cambiamento..
Le modalità dipendono dall’azionista, in accordo con il Ministero.
Non servono leggi: è una cosa che motu proprio può fare il Ministro.
Come e perché puntare proprio all’Argentina?
I fondi che utilizziamo erano stati destinati da Cinecittà Holding per le partecipazioni all’estero.
Dopo una serie di esplorazioni con Cina e India, ci siamo resi conto che per parlare di Cinema è necessario guardare a paesi più vicini culturalmente.
Una delle nostre funzioni è fare in modo che i film italiani vengano visti all’estero.
Gli accordi di coproduzione vanno in questa direzione.
La nostra passione per il cinema ci obbliga a guardare più lontano.
Il cinema argentino è molto vivo e si occupa di storie di ampio respiro. C’è una generazione di giovani registi molto interessanti pronti a lavorare su progetti internazionali e su coproduzioni.
Un film venduto per il mercato sudamericano vale intorno ai trentamila Euro.
A questo punto è assai più conveniente sviluppare coproduzioni in cui convogliare storie e talenti particolarmente interessanti.
In Sudamerica il costo medio di una produzione di qualità si aggira intorno ai cinquecentomila Euro.
Cifre con cui in Italia non si fa molto.
E’ una questione anche di economicità .
C’è interesse in Sudamerica per i nostri film?
Sì, tantissimo.
Anche se non c’è un vero mercatodi cinema italiano lì, così come non c’è altrove.
Del resto gli argentini si sentono molto più vicini all’Italia che alla Spagna.
Ci sono le potenzialità per creare un mercato grazie alle coproduzioni.
Il pubblico argentino è molto interessato al cinema e “” in particolare “” ad un tipo di cinematografia nuovo, nato da questa fusione culturale non solo con l’Italia, ma anche con la Francia che è una nostra partner storica, e la Spagna.
I registi saranno sempre argentini?
No. Ci sarà un’alternanza di cast, sceneggiatori e registi, tra Italia e Argentina.
Quanti film pensate di produrre ogni anno?
Almeno tre, sempre nell’ambito delle opere prime e seconde: i progetti che abbiamo letto sono notevolissimi e possono essere girati sia in Italia che in Argentina.
E adesso a cosa state lavorando?
“Una casa sulle nuvole” con Adriano Giannini e altri giovani attori italiani, girato in Marocco con la scuola di Ouarzazate, per la quale la Regione Lazio ha rinnovato il finanziamento.
Stiamo lavorando anche ad un documentario di Giuliana Gamba che dopo un lavoro sulle donne afghane sta realizzando un’opera incentrata sulla musica del Marocco.
Quali sono le vostre prossime uscite in sala?
“Bocca di Rosa” tratto da un romanzo di Fabrizio De André intitolato “Un destino ridicolo” girato a Genova da Daniele Costantini.
Poi avremo “La Notte dei Girasoli” di Jorge Sà¡nchez-Cabezudo, “Cover-Boy” di Carmine Amoroso, “Forse Dio è malato” un docu-film di Franco Brogi Taviani e “Chi nasce tondo”¦” di Alessandro Valori.
Quali sono le sue impressioni sul mercato del 2007?
Ottime: soprattutto per il cinema italiano.
Non per tutto, però.
Il cinema di qualità manda segnali inquietanti di contrazione.
Sia per quello prodotto in Italia che per quello importato.
A parte lo sforzo di buona volontà dell’UGC che dedica sempre una sua sala al cinema d’essai, i Multiplex non funzionano per il cinema indipendente.
Quali sono, secondo lei, gli strumenti per rafforzare il cinema nel 2008?
Primo tra tutti il Tax Shelter, a patto che sia “˜assoluto’ e totale, con la detassazione degli utili.
Bisogna anche insistere sul product placement, che è una realtà importante, soprattutto per i film piccoli.