direttore Paolo Di Maira

ISCHIA/Se il Louvre diventa produttore

E’ andato quest’anno a Woody Allen il Foreign Award 2011, premio con cui l’Ischia Film Festival, il festival delle location cinematografiche diretto da Michelangelo Messina, rende omaggio a quelle opere straniere che hanno valorizzato il “prodotto Italia”.
Il premio si è inserito nella lunga scia di tributi resi in Italia al cineasta statunitense, ed è stato, in un certo senso, un premio “alla fiducia”, visto che il Festival si è svolto in luglio, prima dell’inizio delle riprese di “Bop Decameron” a Roma.

Missione compiuta , invece, con “Midnight in Paris”, film con il quale il regista newyorkese ha contribuito alla promozione dell’immagine della Francia e della sua capitale.
Il film è stato il più grande successo negli USA tra tutti i film diretti da Woody Allen: se l’ efficacia “” come è prevedibile – sarà  proporzionale alla visibilità  del film, l’obiettivo è stato centrato.
Ne ha parlato Olivier-René Veillon, direttore dell’Ile de France Film Commission, al Convegno sul cineturismo organizzato all’interno del Festival dal 5 al 7 luglio scorsi.
Convinto assertore della centralità  di storia e location e della loro stretta interdipendenza nel film (“se la storia nasce dal fascino per le locations, è vero anche che sono le storie a dar forma alle locations”) Veillon ha portato all’attenzione dei partecipanti al convegno alcuni casi di successo.
Storia e luogo si sono felicemente ritrovati a Versailles:
“che oltre ad essere una location unica rappresenta anche l’incredibile storia della monarchia francese che la costruì per celebrare il suo potere.
Da quando nel 2004 è nata la Ile de France Film Commission- ha detto Veillon – abbiamo cercato di sensibilizzare i curatori e i responsabili del castello sulla possibilità  di condividere la loro esperienza e la loro profonda conoscenza della storia del luogo.”
Il primo esempio di successo di questa politica è stato “Maria Antonietta” di Sofia Coppola, cui il direttore dell’Ile de France Film Commission ha aggiunto il più recente “Visage”, il film del regista taiwanese Tsai Ming-Liang, interpretato fra gli altri da Letizia Casta, Fanny Ardant, Jeanne Moreau.
“Face” non solo è stato girato interamente al Louvre, ma ha anche visto il museo per la prima volta nel ruolo di produttore e finanziatore. Continua Veillon:
“Quest’anno il Louvre ha ospitato le riprese di cinque lungometraggi, e stiamo lavorando con un canale americano ad una serie televisiva che si intitolerà  proprio “Versailles”: ne sono già  stati scritti 13 episodi, interamente basati sulle storie e le vicende che i curatori del Museo hanno condiviso con gli sceneggiatori.
Stiamo attendendo il “green light” per far partire la produzione.” Un’altra location di fondamentale importanza storica e culturale per la Francia è il Musée d’Orsay, Veillon ha citato il caso di un altro film che l’ha visto diventare partner narrativo- creativo a tutti gli effetti: “L’heure d’ete” di Olivier Assayas (MK2).
Protagonista del film è Helene, un’anziana signora che ha dedicato tutta la sua vita allo zio pittore, e custodisce gelosamente le sue memorie: la sua casa è piena di tesori d’arte, tra paesaggi di Corot, e pannelli di Rendon, che non fanno solo da sfondo ma disegnano e definiscono l’identità  dei personaggi.
“Per la prima volta il Museo ha accettato di cedere parte della sua collezione, ma non si è limitato solo a quello.
Sono stati i suoi curatori, infatti, a scegliere gli oggetti d’arte che ritenevano più adeguati per questa storia e questi personaggi.”

La case history di Ile de France Film Commission ha reso evidente il salto di creatività  necessario per far dialogare luoghi (anche difficili, di quelli che si potrebbero definire off limits) e audiovisivo: se il cinema può dare voce ai luoghi quando questi hanno storie da raccontare, allo stesso modo i luoghi devono lasciar parlare il cinema anche quando le sue storie li coinvolgono in termini non esaltanti.
E’ il caso, ad esempio, dei film dei fratelli Dardenne, che hanno regalato due Palme d’Oro alla Regione della Vallonia con film difficili, ma che comunque hanno contribuito allo sviluppo di una politica di sostegno all’audiovisivo che ha fruttato in dieci anni il 360% di ricadute economiche.
Ne ha riferito ad Ischia Philippe Reynaert, Direttore di Wallimage.
E in Italia?
Si stenta a individuare questo libero scambio creativo e narrativo fra territorio e audiovisivo.
Manca, o è soltanto un fatto episodico, il collegamento con le risorse del settore turistico.
Questioni che per ora sembrano alimentare solo il dibattito nei convegni.
Infatti: sono in molti a sottolineare l’incapacità  diffusa del territorio di cooperare realmente con il cinema, sia a livello economico (è il senso dell’intervento del docente universitario Francesco Di Cesare) sia a livello teorico, di contenuti: un altro docente, Paolo Peverini, afferma che il cineturismo non può prescindere dalle nuove forme di consumo creativo di cinema da parte degli spettatori, che avvengono soprattutto in rete, e che, appunto, i luoghi dovrebbero considerare tali forme nel ripensare una loro strategia promozionale legata all’audiovisivo.

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