Vigilia di Cannes, che ne pensa di questa tendenza del film italiano rappresentato da società di export straniere?
Che è il segnale che il nostro cinema piace. Quindi per un certo verso è positivo. Ma è un peccato invece che una parte del nostro tessuto industriale sia in grave difficoltà proprio nel momento in cui il nostro cinema c’è e piace. Ormai restano non più di un paio di realtà davvero attive.
Non si potrebbe fare qualcosa per invertire la tendenza?
Ci muoviamo in un sistema capitalistico liberale, in cui ciascuno è libero di scegliere in base a leggi e offerte del mercato.
Ma il mercato non è tanto libero se qualcuno ha strutture che operano per lui e banche che forniscono finanziamenti.
So poco di tali questioni. So che anche noi come FilmItalia abbiamo grossi problemi di budget che ci impediscono spesso di fare operazioni che vorremmo a sostegno della nostra cinematografia. Gli screening, per esempio: li facevamo proprio con Unefa e da due anni abbiamo dovuto sospenderli”¦
Il dottor Blandini dice che ora c’è il Festival di Roma. Funziona, piace, basta potenziare quello.
Un festival o un mercato non ha niente a che vedere con gli screening. Sono una convinta assertrice di questo momento promozional-commerciale. Chi viene si sente coccolato, è lì solo per le tue opere, non distratto da altro. Se no perché li farebbero tutti, anche chi ha grandi mercati in casa?
FilmItalia cosa può fare per l’export?
Noi facciamo parlare del nostro cinema. Ovunque sia possibile. Manifestazioni, festival, mercati. Noi precediamo gli esportatori, rendiamo il terreno fertile e seminiamo. Ai venditori, poi, raccogliere. Si spera”¦ So di dire una cosa forse impopolare, ma, che siano società italiane o straniere a fare questa raccolta alla fin fine poco importa. A noi importa che il nostro cinema viaggi.
Cinema&Video International 5-2007