Sotto la spinta del processo di decentramento delle competenze e seppure in forme differenti in funzione delle singole vo- cazioni, le Regioni si sono attrezzate dotandosi di strumenti normativi e di strutture per programmare e gestire le varie funzioni di sostegno tecnico, finanziario e organizzativo ad un comparto in forte evoluzione.
L’idea chiave che guida le amministrazioni locali è quella di trasformare le opportunità di una attività tipicamente di natura immateriale in un volano di sviluppo industriale, intervenendo in tutte le fasi della filiera, nella consapevolezza che l’audiovisivo eserciti una straordinaria capacità di “illuminazione” dei territori generando significative ricadute socio-economiche, i cui effetti diretti e indiretti non sono ancora di agevole misurazione.
Lo studio che ho coordinato per la Fondazione Rosselli commissionato da Luce Cinecittà sotto la supervisione della Dg Cinema del Mibact ha risposto ad una duplice finalità: fornire un quadro esaustivo al committente delle funzioni e delle attività svolte dalle FC, mettendolo al servizio anche dello Stato e delle Regioni impegnate nel processo di riforma dei vari livelli di governo del settore.
Anche per questo motivo si è ritenuto utile dedicare una parte importante del lavoro alle relazioni Stato-Regioni ospitando il parere di alcuni esperti di rilievo nazionale ed europeo ciascuno dal proprio angolo di osservazione. Dall’altro si è inteso rispondere all’esigenza espressa dal Coordinamento nazionale delle FC di scattare una fotografia (in movimento) delle risorse generate dall’audiovisivo nei territorio in cui operano le FC stesse.
Uno strumento informativo utile a fornire una visione sistemica delle differenti politiche di sostegno regionali al settore dando conto delle molteplici attività (e relative risorse rese disponibili) che i territori stanno svolgendo a sostegno dell’industria audiovisiva.
Nei cinque intensi mesi di attività di raccolta e analisi dei dati, abbiamo scandagliato (non senza ostacoli e difficoltà) in profondità ciascun territorio facendo emergere punti di forza e di debolezza, elementi di criticità ma anche le forti potenzialità, soprattutto là dove si persegue con intelligenza e lungimiranza una politica posta al servizio delle specificità locali e capace di incoraggiarne la vocazione territoriale.
In quasi tutti i casi abbiamo riscontrato un ruolo sempre più centrale e strategico svolto dalle Film Commission a sostegno dei giovani talenti, degli autori, dei videomakers, delle imprese e delle maestranze locali. Un ruolo che si sta ampliando e diversificando per abbracciare l’intera filiera nella consapevolezza che il supporto alla produzione non può essere disgiunto da quello alla distribuzione e alla promozione (sale e piattaforme digitali incluse) anche in un’ottica internazionale.
La presenza di numerose FC no- strane all’interno dei network europei va vista come una preziosa occasione di confronto e di scambio di esperienze soprattutto per favorire le coproduzioni ed attrarre risorse e capitali esteri sui propri territori.
La frammentarietà e la disomogeneità dei mo- delli di intervento adottati nei vari territori non hanno impedito (e forse in certi casi hanno stimolato) lo sviluppo di capacità professiona- li e l’impiego di strumentazioni normative e finanziarie in grado di coniugare produzione e promozione dei contenuti audiovisivi con i processi di sviluppo economico del territorio. Queste “prove tecniche di federalismo” applicate all’audiovisivo sembrano dunque aver dato buoni risultati proprio grazie ad una maggiore consa- pevolezza delle potenzialità legate al binomio ci- nema/valorizzazione del territorio e al coraggio di sperimentare inedite forme di collaborazione tra Stato centrale e Ministeri, Assessorati, Film Commission e società di produzione.
Un nuovo modo quindi di concepire lo sviluppo a partire da una forte saldatura tra produzione audiovisiva e capacità di attrazione e promozione dei territori; è solo grazie a questo intreccio che può nascere e consolidarsi una industria mo- derna dei contenuti capace di esprimere nuovi linguaggi, di ibridare i generi e dar vita a nuove tecniche narrative e (co)produttive, favorendo nuove forme di accesso, circolazione e fruizione di contenuti sempre meno inquadrabili nei tra- dizionali paradigmi in cui è confinata l’attuale filiera.
A distanza di 10 anni dalla nascita delle Film Commission oggi siamo ad un punto di svolta. I numeri dello studio dimostrano in modo inequivocabile l’impatto generato dalle produzioni che hanno investito sui territori grazie al sostegno di tali agenzie presenti ormai in tutte le Regioni.
Nel 2012 le produzioni nazionali ed estere hanno speso direttamente sui territori un volume di risorse stimabile in almeno 260 milioni di euro a fronte di un intervento pubblico regionale quantificato in 56,3 milioni di euro complessivi.
Nello stesso anno, su 1.064 produzioni che hanno girato sui territori per un totale di 3.874 giornate di lavorazione, circa 300 hanno ottenuto un supporto tecnico-logistico, beneficiando della fornitura di servizi di ospitalità, dell’ottenimento di permessi, della ricerca di location, di consulenza di vario genere.
Almeno la metà dei 300 progetti assisiti hanno anche beneficiato di contributi a fondo perduto a copertura/chiusura del piano finanziario a fronte di vincoli di spesa sul territorio o di impiego di maestranze locali.
Le prime stime relative al 2013 indicano un trend in crescita sul duplice versante delle produzioni assistite e finanziate, nonostante le rigide politiche di contenimento della spesa della PA locale e le difficoltà riscontrate in alcune realtà in termini di discontinuità e incertezza sulle risorse disponibili.
Ad oggi possiamo contare complessivamente 24 film fund che a vario titolo (inclusi alcuni fondi per l’incoming) sostengono l’audiovisivo, in prevalenza alimentati dai bilanci ordinari del- le Regioni di appartenenza, fatta eccezione per alcune regioni del Sud, dove si attinge anche ai fondi strutturali comunitari e/o ad altre risorse negoziate nel quadro di Accordi di Programma Quadro tra Mibact-Mise e Regioni coinvolte (Sensi Contemporanei).
Quasi tutti i fondi monitorati prevedono un sostegno alla produzione a favore non solo delle opere cinematografiche (lungometraggi, documentari, corti) ma anche di fiction (film tv e serie tv, lunga serialità) o di altro genere audiovisivo (pubblicità, videogiochi, applicazioni multimediali).
Alcuni fondi sono stati attivati a favore di tipologie di opere specifiche (documentario o animazione), altri sono dedicati esclusivamente a fasi della filiera differenti rispetto alla produzione (sviluppo, formazione, distribuzione).
Elemento che accomuna tutti gli strumenti monitorati è la presenza di specifici vincoli territoriali che oscillano dal 100% al 200% del contributo erogato e possono includere l’utilizzo di risorse locali.
L’intervento regionale è giunto ormai a pesare più di un quarto del totale nazionale e come dotazione supera nettamente l’ammontare dei contributi nazionali diretti (esclusi i contributi sugli incassi) destinati al cinema dalla Direzione Generale competente attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo (nel 2013 pari a poco più di 22 milioni di euro).
I dati e le dinamiche emersi dallo studio segnalano in conclusione, un dinamismo crescente da parte dei territori a sostegno di un settore considerato ad elevato tasso potenziale di crescita economica e culturale con ricadute importanti anche sul versante della promozione turistica interna ed esterna. Numeri che solo in parte sono in grado di rappresentare una realtà complessa e variegata – a tratti ancora disordinata e discontinua in alcune aree del Paese, in assenza di una riforma complessiva della governance e di una attribuzione più chiara delle competenze tra livello amministrativo nazionale e livelli di governo decentrati sul territorio.
Bruno Zambardino è Docente di Economia e Organizzazione del Cinema e della Tv, Sapienza Università di Roma