I risultati della 5° edizione di The Business Street “” il Mercato Internazionale del Film di Roma, svoltosi dal 28 ottobre al 1° Novembre all’interno del Festival del Film “” hanno suggerito al suo direttore, Roberto Cicutto, l’immagine di un “luogo dove si progetta il futuro dell’industria audiovisiva” .
Non sono tanto i numeri (792 partecipanti) piccoli ma in crescita
(+ 10% rispetto alla precedente edizione), a caratterizzare The Business Street, quanto la formula.
Il mercato, distribuito sulla Via Veneto, tra Hotel Bernini Bristol, Hotel Majestic e Hotel Marriott Flora, ha consolidato il suo core business (gli screenings dei film in vendita, gli incontri e le negoziazioni tra venditori e buyers internazionali, gli incontri di coproduzione della Fabbrica dei Progetti), e ha lanciato con successo Industry Books. Nella Giornata del 31 Ottobre, ad una platea di produttori riuniti nel roof garden dell’Hotel Marriott Flora, 13 libri sono stati candidati da altrettanti editori o agenti letterari a diventare film.
Al pitching pubblico sono seguiti 80 incontri “one to one”.
Nella giornata di Industry Books abbiamo raccolto i commenti dei partecipanti: più che registrare l’apprezzamento dell’iniziativa, comune denominatore delle impressioni a caldo, abbiamo preferito riportare, di seguito, le critiche e i suggerimenti.
Diamara Parodi Delfino, responsabile di Industry Books assicura: “saranno la base per l’organizzazione della prossima edizione”, e aggiunge: ” adesso, ascoltando gli esperti e mettendo in pratica i suggerimenti, il percorso è in discesa. L’importante è esser partiti”.
L’ARTE DEL PITCHING.
IDEE NUOVE NEI COMMENTI DEI PARTECIPANTI
“Qui si parla una lingua diversa”, commenta a caldo Alberto Rollo (Feltrinelli).
“Penso che noi editori dovremmo fare un piccolo sforzo per entrare di più nel linguaggio dei produttori: per esempio, dovremmo impegnarci a portare un piccolo trattamento del romanzo.
Da parte dell’organizzazione ci dovrebbe essere l’impegno a portare più produttori, anche in ragione di questi cambiamenti.
Certo, non possiamo comportarci come a Francoforte, quando andiamo a parlare con gli altri editori”.
“Il pitching è un’arte”, sembra fargli eco Marco Valerio Pugini, produttore di Panorama Film:
“Non dovrebbe servire a narrare la storia ma a dare informazioni e istruzioni per l’uso cinematografico e televisivo del libro.
Non dovrebbe durare più di due minuti”.
I cinque minuti del pitching dedicato a ciascun libro sono stati l’aspetto che ha maggiormente polarizzato l’attenzione dei partecipanti, suscitando commenti, autocritiche, e suggerimenti.
“Leggere le schede, come hanno fatto molti, allontana l’attenzione”, ammette Renata Castellina di Mondatori; i pitching sono stati considerati troppo lunghi, “superflui ” secondo Carmen Zuelli di Einaudi, che rischiano di essere “noiosi” , avverte Monica Martin, rappresentante dell’agenzia letteraria spagnola MB.
Infatti, ” da produttore “” spiega Domenico Ponziano di Zenzero – non ho voglia che mi si racconti la storia, quella preferisco scoprirla da solo, leggendo il libro.
Vorrei invece che si evidenziasse quello che la storia può dare al cinema”.
Allora, che fare?
Movimentarli con la possibilità , da parte dei produttori, di fare domande, come avviene ai “Breakfast and Books” organizzati dalla Berlinale? “Preferisco la formula “romana”di pitching, magari più sintetici”dice Jennifer Royston della tedesca Verlag C.H. Beck, mettendo a confronto le due esperienze.
E suggerisce: “Al Festival del Cinema di Monaco ci danno la possibilità anche di “provare” il pitching prima dell’esposizione vera e propria, e questo è molto utile”.
Meglio “parlare di altre cose, a quale regista potrebbe essere associato l’autore del romanzo, ad esempio”, azzarda Monica Martin.
Ma è sufficiente?
“Mi sarebbe piaciuto rendere questo incontro più speciale, magari invitando gli autori dei libri per fare dei piccoli reading, e fare entrare maggiormente i produttori all’interno delle storie”, suggerisce Luca Legnani, giovane produttore di The Mob, che fa un esempio:
“Nei pitching cinematografici funziona molto la presenza del regista negli incontri one to one, perché la magia con cui il regista ti racconta un suo progetto un produttore non ce l’avrà mai”.
“Si potrebbe realizzare una brevissima ripresa degli editori che raccontano il loro progetto, da mettere on line prima della manifestazione, e che si affianchi alle schede”, suggerisce Patrizia Zerbi della casa editrice Chartusia, secondo cui la presentazione in video potrebbe essere fatta dallo stesso scrittore, o anche da un attore, “in modo che la comunicazione si avvicini di più a quella dei produttori”.
“Si potrebbe coinvolgere una scuola di cinema per fare dei piccoli booktrailer per ogni libro selezionato”, si sbilancia Francesca Chiappa di Hacca Edizioni.
Cosa che potrebbe convincere gli editori “a investire in questa iniziativa che trovo molto bella e utile”.
Suggeriti anche interventi più semplici, come “proiettare le slide delle copertine dei libri durante il pitch: un accorgimento che catturerebbe di più l’attenzione, come anche le frasi più di richiamo del romanzo” (Renata Castellina, Mondatori).
Il discorso si allarga all’intera manifestazione:
“Una mezza giornata, limita un po’ l’evento – osserva Viviana Vuscovich di Mauri Spagnol – perché ci sono produttori con cui sono già in contatto, ma anche altri che per noi sono una novità , per cui avere un giorno intero a disposizione sarebbe importante”.
Sulla durata insiste Carmen Zuelli, che avverte l’esigenza di un’organizzazione “più articolata, magari nell’arco di due giorni, con un mercato dedicato tutto il giorno, dove ci sia più accesso a più editori e produttori, e che quindi non venga fatta una selezione a priori”.
Sulle potenzialità di eventi come Industry Books riflette Peppe Fiore di Fremantle:
“Mercati come questi servono anche a creare sinergie produttore-editore e già alcune cose si stanno facendo in questo senso (vedi il rapporto Brizzi -Moccia).
Perché, allora, non fare un workshop dove gli editori presentano progetti che ancora non sono stati scritti in modo da creare delle sinergie?
A Los Angeles si fanno gli screenings dei piloti ( gli LA Screenings per la Tv, ndr).
Un’idea che secondo me migliorerebbe molto questa iniziativa, sarebbe fare un mercato delle anteprime editoriali, cioè dei libri che stanno per uscire”.
Alberto Rollo (Feltrinelli) va oltre:
“Al di là delle opere, gli editori sono coloro che hanno a che fare con un magazzino immenso di creatività , di storie e di opere: non tutte necessariamente diventano poi romanzi; allora, forse, l’incrocio fra le diverse esigenze dovrebbe avvenire ancora prima dell’opera.
Si potrebbe chiedere ad un giovane scrittore, “buttami giù 5 soggetti”. Certamente abbiamo in comune con i produttori l’esigenza di avere delle storie. Forse là dove lo scrittore scarta, ci può essere una bella storia per il cinema.