di Anna Pomara
Il 2006 è stato un anno di grandi soddisfazioni per Metacinema. La società guidata da Giovanni Tamberi ha registrato un risultato al botteghino sorprendente – circa 1 milione di Euro – con “Il Grande Silenzio”, il film-documentario che il tedesco Philip Grà¶ning ha girato nel monastero certosino de La Grande Chartreuse, situato sui monti vicino a Grenoble.
Centosessantadue minuti dedicati alla vita eremitica e contemplativa, scandita dal ritmo inalterabile di liturgie e preghiere ed accompagnata dal mutevole ciclo delle stagioni. “Il film ha avuto in sala un successo insperato “” ha commentato Tamberi “”. E un successo forse ancora più incredibile il film lo sta avendo in home-video. Da ottobre ad oggi sono stati venduti circa 40 mila DVD. Un bilancio di fine stagione davvero straordinario”. Nel 2007 Metacinema conterà cinque titoli. “Il Pappagallo rosso” (“e Red Cockatoo” ) di Dominik Graf, storia d’amore e d’amicizia nella Dresda del 1961, alla vigilia della costruzione del Muro di Berlino, la cui uscita è prevista tra febbraio e marzo. ” Il titolo rievoca l’omonimo locale di Dresda “” ha spiegato Tamberi “” dove in quegli anni si poteva ascoltare la musica americana. Dai produttori di “Goodbye, Lenin!”, il film ripropone il tema della separazione delle due Germanie in forma di commedia che sa tingersi tuttavia di risvolti drammatici”. Seguirà , a fine marzo, “L’isola” del russo Pavel Lounguine. “E’ stato presentato fuori concorso all’ultimo Festival del Cinema di Venezia – ha ricordato Tamberi – e racconta di un piccolo convento ortodosso, situato su un’isola, da qualche parte nel nord della Russia, negli anni della Seconda Guerra Mondiale”. In aprile sarà invece nelle sale “Impressioni dal profondo” (“Impressions of the Deep”) di Leni Riefenstahl. “Non si tratta di un documentario, al contrario lo definirei un vero e proprio film “” ha sottolineato Tamberi.
Negli anni ’90 gli indipendenti scoprivano autori quali Lars von Trier, Pedro Almodovar, Wong Kar-wai, nomi che non possono più essere definiti “contemporanei” nell’ambito del mercato indipendente, mercato che dovrebbe interessare spettatori dai 18 ai 25 anni. E’ vero, oggi il cinema indipendente si rivolge ad un pubblico più maturo, ai trentenni e non più ai ventenni, come in passato. Ma questo accade perché mancano sempre di più film in grado di parlare alle generazioni più giovani, che hanno fatto nascere il cinema indipendente e che continueranno a farlo esistere. Il rapporto con l’esercizio rimane naturalmente dicile e complesso “” ha concluso Tamberi. Tuttavia sono convinto che in un momento così critico si debba tentare di portare i giovani al cinema piuttosto che cercare di svegliare un pubblico più maturo distratto e assonnato”.
Cinema&Video International 11/12-2006