Il nuovo film di Paolo Sorrentino, “This Must Be the Place” (protagonista Sean Penn), che, con molta probabilità , potrebbe essere preso in concorso al prossimo Festival di Cannes, è la più importante ed economicamente significativa produzione presente nel line up 2011 della Indigo di Nicola Giuliano e Francesca Cima.
Una pellicola che, per la prima volta, ha visto un apporto significativo di una Banca come Intesa “” San Paolo grazie all’internazionalità del progetto e, soprattutto, in virtù del Tax Credit, che proprio il prossimo giugno potrebbe non essere rinnovato.
Intesa San Paolo partecipa al progetto con tre milioni di dollari, per un budget complessivo di ventotto milioni di dollari.
“E’ una situazione estremamente deludente.” Osserva Nicola Giuliano “Dopo avere così a lungo invocato questo provvedimento, dopo anni di gestazione, dopo le attese estenuanti del pronunciamento delle corti europee, nonché le lungaggini per la sua entrata in vigore, questo è il risultato?”
Qual è il suo giudizio su quanto è accaduto in questi mesi da quando è entrato in vigore il Tax Credit?
Non c’è dubbio sia una misura importante e utile, ma, è bene evidenziarlo, che non si tratta, in ogni caso, della “˜panacea’ dei nostri mali.
Anche con Tax Shelter e Tax Credit in vigore, i mali del mercato e le difficoltà di questo momento si fanno sentire con forza sul lavoro di tutti quanti noi.
Questo provvedimento, infatti, al di là dei benefici di immagine, offre la possibilità di un recupero dell’investimento.
La realtà è che non tutti i film, comunque, possono garantirlo, in quanto le carenze strutturali del mercato si riverberano fortemente su questa possibilità .
Lo scarso valore che il prodotto filmico ha per le televisioni satellitari e a pagamento, i danni della pirateria, il crollo del mercato dell’home video e di quello del product placement per colpa della crisi, rendono tutto quello che circonda il nostro lavoro estremamente complicato.
In questa situazione, infatti, come può un presunto investitore esterno pensare di recuperare il proprio denaro?
Nel caso di un film come quello di Sorrentino, che ha già una visibilità internazionale, la situazione è diversa, ma per quello che riguarda i film che, in generale, produciamo nel nostro paese, perfino uno strumento fondamentale come questo rischia, qualora non venga cassato del tutto, di diventare inefficace o dalla portata limitata.
Eppure il cinema italiano al Box Office va molto bene”¦ Certamente, ma si tratta solo di alcuni film.
Noi dobbiamo guardare ad un orizzonte di mercato più ampio e puntare a regole chiare entro le quali svolgere la propria attività .
E dire che il mondo del cinema, consapevole delle difficoltà , aveva accettato la riduzione del finanziamento da parte dello Stato in cambio del Tax Credit interno ed esterno.
Peccato che oggi sembriamo avere perso entrambi. Una situazione disastrosa che coincide con un momento in cui il cinema italiano, in assoluto, riconquista quote di mercato e, al tempo stesso, sul cinema commerciale sembra imporre addirittura una certa superiorità rispetto al prodotto straniero.
Mentre non esiste più qualcuno che dica di non amare i film italiani, continuiamo a sorbire dai politici luoghi comuni rispetto ad un assistenzialismo che, è bene ripeterlo, non c’è più.
Cosa prevede per il futuro?
Dobbiamo continuare a fare il nostro lavoro.
Dovremo fare dei sacrifici e delle scelte dolorose.
Non si potrà , per esempio, dare spazio agli esordienti; io, in particolare, dovrò dire no a progetti di documentari anche se interessanti.
La riduzione delle produzioni, con tutto quello che ne consegue in termini di occupazione e quant’altro, è inevitabile.