di Elisabetta Brunella
Nel numero precedente di Cinema & Video International avevamo notato come, scorrendo il “Calendario delle uscite dei film italiani all’estero” pubblicato da MEDIA Salles, emergesse un interesse “sempreverde” degli spettatori stranieri per il cinema dei “mostri sacri” del Belpaese.
Un interesse a cui corrisponde un’offerta di “classici” che, in mercati come la Francia ma non solo, può essere più elevata che in Italia. Questo tipo di “anomalia” pare riguardare anche le opere che del cinema italiano propongono il volto più nuovo.
Ce lo dimostra, per esempio, un titolo come “Riparo”, il secondo lungometraggio di Marco S. Puccioni, unico regista italiano alla sezione Panorama dell’ultima Berlinale: vanta diversi distributori all’estero, ma ancora nessuno in patria.
Anche per “Non pensarci” sono arrivati prima i contratti per l’Australia, la Grecia e la Svizzera che quello, con Eagle Pictures, per l’Italia.
Ma potremmo estendere il concetto pure a “Il vento fa il suo giro”, un’opera prima che si è imposta in tutta una serie di festival soprattutto esteri, vincendo anche a “Annecy Cinéma Italien” nel 2006, prima di arrivare sugli schermi italiani nell’estate del 2007 sulla scia dei giudizi entusiasti di autorevoli critici forestieri.
Il successo all’estero prima che in casa propria è il frutto del caso o il risultato di una strategia?
Ne abbiamo parlato con Mario Mazzarotto, della casa di produzione Intelfilm, presente a Venezia alla XIII Conferenza Euromediterranea per presentare il percorso “europeo” di “Riparo”.
“Per noi non ci sono dubbi” conferma a Cinema & Video International il produttore: “La dimensione internazionale è stata inserita nel progetto di “Riparo” sin dalle prime fasi. A cose fatte posso dire che è stata un’intuizione giusta quella che ci ha portato a cercare “” e ottenere “” innanzitutto il sostegno del Programma MEDIA allo sviluppo. Un aiuto che abbiamo sfruttato per rafforzare la scrittura e per cercare il partner “giusto” dal punto di vista produttivo e artistico”.
La vostra è una coproduzione tra Italia (80%) e Francia (20%). Come siete arrivati a questa intesa? Qual è stato il valore aggiunto?
Anche qui c’entra MEDIA: abbiamo conosciuto Adésif, un produttore francese giovane e dinamico, alle Giornate Europee del Cinema organizzate nel 2005 dall’Antenna di Torino.
L’alleanza ci ha permesso quindi di accedere ai contributi di Eurimages per le coproduzioni e “” vorrei sottolinearlo – ci ha obbligati a mantenere sempre un orientamento internazionale.
Uno degli aspetti più evidenti è quello del cast: Maria de Medeiros ci è stata proposta da Adésif che ha mostrato di cogliere sia le esigenze artistiche dell’opera sia il carattere multinazionale.
Carattere ribadito poi dalla presenza di Antonia Liskova, un altro talento veramente europeo.
Sul fronte della distribuzione, “Riparo” è nelle mani di Wide Management, la società francese con oltre 200 classici nel catalogo che si è occupata di un altro film italiano come “La tregua” di Francesco Rosi, di un successo francese come “La vie ràªvée des anges” ed ora di “Elle s’appelle Sabine”, il documentario di Sandrine Bonnaire: come commenta questa scelta?
La considero un”occasione per imparare a mettermi in relazione anche con un venditore estero.
Ho avuto buoni rapporti in passato con case italiane, che vorrei proseguissero.
Ma al tempo stesso mi sembra importante allargare la rete dei contatti. Riuscire a portare il fi lm a Berlino e vedere che Wide Management, l’agente con cui avevamo da poco firmato il contratto, mi presentava già in quel mercato delle proposte interessanti, è stato entusiasmante.
Un’esperienza così “internazionale” e così positiva è dunque da ripetere?
Senz’altro. Vedere il gradimento che il film ha ottenuto negli Stati Uniti, dove Wolfe Releasing fa, pur con poche copie, un lavoro di diffusione capillare nel circuito d’essai, sapere che “Riparo” uscirà in vari paesi europei, tempera il rammarico per le difficoltà che incontriamo per la distribuzione in Italia.
Perciò siamo già al lavoro, per “Il console italiano” di Antonio Falduto che, col 60% di Italia, 20% di Norvegia e 20% di Sudafrica, ci vedrà sperimentare un nuovo “cocktail” internazionale.

Cinema&Video International n.9-10 Settembre/Ottobre 2007