Il film è partito con un piccolo budget, 500 mila euro, messi assieme senza il sostegno dello Stato, con la partecipazione di una banca locale che ha usufruito del tax credit esterno (Banca Popolare Pugliese, 250 mila euro) e di un privato (Luigi de Vecchi , 50 mila euro) con il contributo di Apulia Film Commission (90 mila euro) dell’Assessorato alle Politiche Agricole della Regione Puglia (80 mila euro) e altre entità (30mila euro) che generalmente si chiamano sponsor: una parola che, come vedremo, sta un po’ stretta alla storia produttiva del film.
“Con Edoardo, da sempre regista “cortese” – racconta Alessandro Contessa, che assieme a Gustavo Caputo e lo stesso Winspeare produce per Saietta Film – abbiamo pensato a una cosa che porta molto buon umore sul set; ci siamo inventati un “pacco-baratto”: un pacco contenente prodotti agroalimentari, dalla pasta all’olio al vino, tutto quello che hanno scelto di darci alcune aziende locali”. Ma tutta la troupe e anche le comparse sono pagate “con paghe sindacali”, tiene a precisare il produttore: “Il baratto è su altre voci, come le location e qualche altro servizio, che non possiamo pagare. E’ un modo per ringraziare, lasciare un buon ricordo a tutte quelle persone che ci hanno dato una mano”.
La notizia è che l’originale formula produttiva si ispira alla storia del film: “E’ quella di una famiglia – racconta Edoardo Winspeare – che reagisce alla crisi tornando a lavorare la terra, riuscendo a ritrovare la felicità in valori come la famiglia, la comunità, la solidarietà, la terra”. I protagonisti scopriranno di poter fare a meno dei soldi tornando allo scambio. Al baratto, appunto. L’idea del film nasce da un’esperienza realmente vissuta da Winspeare, che, confessa, l’anno scorso ha attraversato “un periodo nero”. Una situazione transitoria, minimizza, cose che capitano “anche nelle migliori famiglie”, ironizza. Fatto sta che “per tre mesi io e la mia famiglia abbiamo vissuto grazie a parenti e amici: io facevo delle cose per loro, loro facevano delle cose per me” .
Da quella piccola esperienza di “temporanea povertà” – continua il regista – “ho capito quanto fosse importante la solidarietà. Qui da noi, in Salento, c’è qualcosa di molto positivo, c’è il senso della comunità”.
Così come in “Pizzicata” e “Sangue vivo”, film diretti precedentemente da Winspeare, anche in “In grazia di Dio” il legame con la terra è forte: “E’ importante soprattutto in Italia, che è un paese fatto di identità locali: la terra è madre, è colei che ci sfama. Ma non è una nostalgia passatista”, previene il regista, ricordando come la civiltà sia passata attraverso l’agricoltura. E che l’approccio sia al passo con i tempi lo conferma il fatto che, grazie al richiamo alla genuinità dei prodotti nel film, l’Assessorato all’Agricoltura ha fatto product placement con il marchio Prodotti di Qualità Puglia.
Un approccio che supera gli stereotipi del messaggio “buonista”. Quando il produttore, Alessandro Contessa, dice che il pacco-baratto è un modo per “ricordare che anche il cinema deve tornare a quella cordialità e gentilezza che forse è un po’ mancata”, che “occorre tutelare il rapporto fra le persone”, che “la gentilezza paga più dell’arroganza”, non è ingenuo: “Abbiamo scoperto che ci sono tante aziende potenzialmente interessate a entrare nel mondo del cinema: spesso è sufficiente parlare, spiegare, coinvolgerle”. Ecco come il “pacco-baratto” diventa anche un efficace strumento di marketing.
Le riprese del film, interpretato da attori non professionisti (la protagonista è Celeste Casciaro, moglie di Winspeare) sono iniziate a Tricase, e si protrarranno per un mese, attraversando altri piccoli centri del Salento. “In grazia di Dio” sarà pronto prevedibilmente per il prossimo autunno; al momento non ha un distributore, ma la cosa non preoccupa il regista e i produttori, che dall’oratorio della parrocchia di Giuliano di Lecce, dove la produzione ha piazzato i suoi uffici , ritengono il film – così “locale” ma con temi così “universali” – “certamente più adatto ad un mercato internazionale”.
GLI SPONSOR
Contribuendo per un importo complessivo di 30 mila euro, una serie di marchi hanno concorso al budget del film. Li elenchiamo di seguito.
Micaletto boutique salentina, lo storico stabilimento balneare del Capo di Leuca; Le Maldive del Salento; Full Energy, azienda specializzata nella progettazione e produzione di impianti fotovoltaici, eolici e minieolici, pannelli solari e solare termico; Azienda Agricola Conte Giordano Emo Capodilista; Kikau, azienda leader nel settore delle persiane.
Con queste aziende hanno partecipato anche realtà imprenditoriali che hanno contribuito sostenendo il film con i loro servizi, l’Hotel Teminal, i bar del Gruppo Martinucci, il caffè Ninfole, Automobili Valmauto, Drink Up, Costume National.
Decine, infine, sono le aziende che hanno dato il loro contributo con i propri prodotti alla confezione del “pacco-baratto”: Pasta Cavalieri, Vini Castel di Salve, Panificio Casciaro, Olio Foresta Forte, Birra Carlsberg e Sib, Semi di ortaggi Piccolo Vegs for Pots, Azienda Ortofrutticola Nuova Contadina, l’azienda di produzione di scatole