direttore Paolo Di Maira

IL CASO/La Maratona di Mereu

E’ appena uscito in Olanda e sta per uscire in Belgio e in Lussemburgo “Bellas Mariposas” di Salvatore Mereu, distribuito da Amstel Film grazie anche al traino del Big Screen Award ricevuto al Rotterdam International Film Festival 2013. Il film è proprio in questi giorni in concorso al Festival de La Rochelle dove spera di trovare una distribuzione francese, “abbiamo già dei contatti” rivela Mereu, che conta anche di chiudere un accordo con una società brasiliana.
Ma in Italia la spinta di un Festival come Venezia (dove il film è stato presentato nello scorso anno nella sezione Orizzonti) e del Premio Schermi di Qualità non è stata abbastanza forte da convincere la distribuzione tradizionale.
Mereu non è stato ad aspettare: dopo averlo scritto, diretto e prodotto con la sua ViaColVento (con la produzione esecutiva di Gianluca Arcopinto), ha deciso di distribuirlo da sè, contando soltanto sulla forza di un film bello e coraggioso (e accolto molto positivamente dalla critica), e su uno ‘zoccolo duro’ di esercenti che hanno rischiato con lui. Intelligentemente.

Cinema & Video International ha provato a ricostruire la storia della distribuzione di “Bellas Mariposas” , che ha un po’ il sapore di un’epopea: sia per l’ energia investita, sia per i tempi dilatati rispetto alla normale vita di un film in sala, e che ha, secondo Mereu contribuito notevolmente al successo dell’impresa.
“Alla fine il vero grande traino di un film è il passaparola Ero certo che, messo nella condizione giusta, con il tempo necessario affinché la gente ne potesse parlare, avrebbe funzionato.”
La storia di Cate, che ci racconta del suo mondo di undicenne della periferia di Cagliari, è ispirato all’omonimo racconto di Sergio Atzeni, molto conosciuto in Sardegna, la terra di Mereu e il punto di partenza di questo tour distributivo:
“In Sardegna il film ha funzionato come un blockbuster, è stato programmato nei multiplex UCI e The Space. La gente lo conosceva bene perché era stato più volte promosso mentre lo realizzavamo, e conosceva anche gli altri miei film, che erano andati bene. Gli esercenti sardi mi hanno contattato all’indomani di Venezia e noi ci siamo ‘portati avanti’ sulla Sardegna in attesa di poter concludere un accordo di distribuzione.”

I suoi precedenti lungometraggi, “Ballo a tre passi” e “Sonetaula”, erano stati distribuiti da Lucky Red, che, spiega Mereu “nel frattempo ha, credo, cambiato un po’ pelle, diventando una realtà distributiva molto più grossa, di segno più commerciale, per la quale questo film è poco adatto. La distribuzione ci ha comunque indicato realtà più piccole a cui rivolgerci, ma abbiamo trovato tanta incertezza, dovuta forse anche al fatto che nel frattempo il panorama dell’esercizio è molto cambiato: sono necessarie risorse promozionali che noi non avevamo, e poi molte sale che ci avrebbero programmato, oggi non esistono più.”

Nell’attesa di una distribuzione che non si materializzava, hanno cominciato a chiamare alcuni esercenti, con cui “mi ero creato rapporti nel corso degli anni, accompagnando i miei film”, dice Mereu : “Quando mi hanno detto che volevano programmare il film, ho fatto i salti di gioia perché sapevo che l’avrebbero posizionato bene. Il primo è stato il Cinema Massimo a Torino, hanno seguito il Lumiere di Bologna, l’Arsenale di Pisa, l’Alcazar di Roma… Sale che rappresentano di per sé un valore aggiunto, dove la gente decide di andare a vedere un film perché sono garanzia di qualità.”
Poi sono arrivate richieste da Genova, Milano, Firenze, Bari, Catania, Brescia, Varese…Tappa dopo tappa, Mereu stava ‘appresso’ al suo film: “L’ho accompagnato dove era possibile e dove lo ritenevo necessario, anche su invito dell’esercente.

Lo spettatore di un film come il mio è mediamente un po’ più motivato di quello che concepisce il cinema come momento di evasione, e in genere segue la vita di un film prima che arrivi in sala, per cui la presenza del regista alla proiezione diventa fondamentale.”

Il film ha totalizzato circa 150 mila euro in Sardegna e 70 mila euro ‘in continente’ nelle sale Cinetel, che però non rappresentano tutto l’incasso, in quanto continua Mereu, “abbiamo un accordo con “La Rete degli Spettatori” che ci ha aiutato a collocare il film in sale periferiche che normalmente non aderiscono a Cinetel. Insomma, non abbiamo fatto i numeri de “La Grande bellezza”, ma stiamo avendo un risultato importante, anche rispetto ad altri film italiani che sono usciti in maniera tradizionale e con un maggior numero di copie. Il problema è che spesso i film vengono ‘buttati’ invece di essere collocati in maniera oculata nella sala giusta, possibilmente cercando subito un rapporto col pubblico.” Questo è un po’ un rischio dell’uscita tradizionale, in contemporanea, a cui comunque Mereu non si è sottratto. Racconta: “Sulla scia delle buone recensioni che hanno seguito l’uscita romana, mi hanno chiamato gli esercenti e sono caduto nel trabocchetto della tenitura e della moltiplicazione delle copie.”

Il film è uscito il 9 maggio in 6 copie: “anche in piazze difficili, come ad esempio Messina, dove c’era grande entusiasmo da parte dell’esercente; poi però il film è stato piazzato in un luogo dove quel tipo di pubblico non c’è o va avvisato per tempo. In generale questo è accaduto più nel Sud Italia; fa un po’ eccezione la Puglia, dove ho visto che, grazie al circuito di sale che ha tirato su la Film Commission, si è formato già un pubblico molto meno distratto.” L’uscita tradizionale è quindi una tentazione rischiosa, da ‘maneggiare’ con molta cura. Se non da evitare, azzarda Mereu:
“Bisogna non farsi tentare dall’idea di esibire il gran numero di copie, ma piuttosto aspettare; idealmente sarebbe opportuno accompagnare sempre i film, abbinarli ad eventi o a manifestazioni del luogo. E’ chiaro però che questo ti toglie dalla logica dell’uscita in contemporanea che è strettamente legata ad un certo tipo di promozione, se devi comprare banner in uno dei siti più cliccati, ad esempio, non puoi farlo ogni volta che esce il film. D’altra parte se non hai il traino di un festival (dove il film sia in concorso però), di un bestseller, di un autore che va per la maggiore, il film arriva debole almeno nella metà delle sale in cui esce in contemporanea…“Amour” di Michael Haneke invece è un caso paradigmatico: è stato il film più premiato dell’anno, ma è uscito in sole 80 copie, e posizionato benissimo in ogni sala. C’era l’ansia di aggiudicarselo perché c’erano poche copie: anche questa può essere una strategia.”

Mereu conclude precisando: “Io non voglio fare il distributore. Quest’esperienza è stata un po’ una scelta obbligata, ed ho avuto modo di toccare con mano che è un lavoro veramente poderoso, che prende tantissima energia. Vorrei occuparmi solo di sceneggiatura e regia, al limite di produzione, perché nonostante anche questo sia molto faticoso, ti permette di proteggere la tua opera artisticamente nelle successive fasi di mediazione e contrattazione”.
Eppure adesso più che mai l’impegno di un autore indipendente sembra essere quello di seguire il proprio film, seguendo (e creando così) un proprio pubblico.

 

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