di Patrick Lamassoure
Tutto o quasi è stato detto sul fenomenale successo del film di Danny Boon,
“Bienvenue Chez les ch’tis”.
Questa commedia “regionale” ha battuto il
record storico degli incassi in Francia, con 20 milioni di biglietti venduti e
più di 100 milioni di euro d’incassi; con vendite internazionali mai viste per
una commedia, i diritti del remake acquistati da Will Smith in persona”¦
Una volta non succedeva che la stampa si occupasse dell’impatto
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src=”https://www.cinemaevideo.it/wp-content/uploads/maria%20antonietta.jpg”
align=right vspace=2 border=0> turistico di un film sulla regione Nord “”Pas de
Calais, regione povera e poco visitata, il cui paesino di Bergues vede ormai
sbarcare in massa curiosi a caccia delle ambientazioni del film.
Non avendo
da vendere altro all’infuori del campanile della chiesa, i commercianti del
paese si sono abilmente inventati prodotti regionali per trarre vantaggio da
questa inattesa notorietà .
Facendo visitare l’ufficio di posta ( principale
location del film) che nella realtà non è un ufficio postale, addobbando le loro
vetrine con i colori della cultura “Ch’ti”, anche se Bergues si situa nella
parte fiamminga della regione, e gli autoctoni spesso non parlano lo “Ch’timi”
meglio dei visitatori che, invece, conoscono a memoria i dialoghi del film.
Due ragioni spiegano questo interesse improvviso degli osservatori francesi
per le conseguenze turistiche di questo film di successo.
Primo, la regione
di Bergues non era per niente attraente prima del film, cosa che permette di
dimostrare che a Bergues la maggior parte dell’attività turistica è da mettere
in conto al film di Danny Boon. Secondo, un cambiamento culturale si sta
producendo nella mentalità dei responsabili francesi del turismo, proprio nel
loro rapporto con l’attività di ripresa di film e fiction televisiva di cui
cominciano a misurare il potenziale.
GLI STATI UNITI, AVANTI DI 50 ANNI
Tuttavia il fenomeno
non è affatto recente.
Negli Stati Uniti considerare il cinema come
principale vettore di esportazione dello stile di vita americano e dei suoi
paesaggi, è un atteggiamento quasi innato, che risale agli anni 20.
Fin dal
1927 ritroviamo traccia di documenti che vantano i meriti della produzione
hollywoodiana nella crescita del bilancio commerciale di tutti i beni di
consumo, ivi compreso il turismo.
Nel dopoguerra, il presidente Henry S.
Truman, che negozia il piano Marshall e gli accordi Blum-Byrnes per la
ricostruzione dell’Europa devastata, si preoccupa di rivendicare la libera
circolazione dei film americani nel continente.
I rapporti americani
dell’epoca evidenziano di nuovo l’importanza strategica delle immagini
cinematografiche per esportare la cultura e i prodotti dello Zio Sam.
E’
pressappoco in quest’epoca che gli americani inventano il concetto di Film
Commission, strutture di accoglienza per le riprese cinematografiche.
In
questo campo sono in anticipo di almeno 50 anni sugli europei.
In Francia ci sono stati dei precedenti al film di Danny Boon.
A più
riprese!
Prendiamo ad esempio l’impatto della commedia ” les Bronzés” di
Patrice leconte ( 1978) sulla frequentazione del Club Mediteranée, quello di
“Le Bonheur ast dans le pré” del 1995 sul dipartimento di Gers, o ancora la
follia che si impadronisce a Parigi del quartiere di Montmartre dopo un film
come ” Les Faboleux destin d’amelie Poulein” di Jean Pierre Junet ( 2001) o “
Moulin Rouge!” di Baz luhrmann ( 2001) .
Molti altri esempi potrebbero
essere fatti.
Ancora, recentemente, con “il codice Da vinci” di Ron Howard,
che ha provocato per due anni un sacco di “Da vinci tours” a Parigi e a Londra,
oppure il “Marie antoinette” di Sofia Coppola girato a Versailles e a Parigi.
src=”https://www.cinemaevideo.it/wp-content/uploads/bienvenue2.jpg”
align=left vspace=2 border=0>E fino alla Nuova Caledonia, territorio francese
vicino all’australia, in cui il turismo giapponese è esploso 20 anni fa in
seguito a un film intitolato “L’ile la plus proche du paradis” ( 1984).
Ma,
tutte le volte, il fenomeno è stato considerato in modo episodico e mai preso in
considerazione per immaginare una strategia.
Si può dire che, nel paese che
ha inventato il cinema, i settori sono separati.
Non c’è nessun collegamento
tra cultura e turismo.
In Francia, il cinema è un’arte prima di essere
un’industria, e la politica culturale è talmente forte “” serve da modello ad
altri paesi dell’Europa e del mondo “” che manca di immaginazione per allearsi
con altre filiere.
DUE TERZI DEI TURISTI INFLUENZATI DAI FILM
Bisogna
aspettare il 2004 per vedere comparire un primo studio “” l’unico in Francia ad
oggi “” che stabilisce una relazione diretta tra turisti e film. Pubblicato
dall’isituto IFOP e dall’ADEF ( l’associazione degli esportatori di film), lo
studio rivela che due terzi dei turisti stranieri intervistati sono stati
influenzati nel loro desiderio di visitare la Francia dalle immagini viste in
alcuni film.
Il 62% dei turisti!
La proporzione è talmente
massiccia, che attira l’attenzione del comparto del turismo in un momento chiave
della sua storia: a lungo regina incontrastata del turismo mondiale, la Francia
ha visto il suo vantaggio sui suoi concorrenti diminuire fortemente.
Per la
prima volta, negli anni duemila, mentre resta di gran lunga la prima
destinazione per numero di visitatori ( 79 milioni di stranieri nel 2006), si fa
superare dagli Stati Uniti e soprattutto dalla Spagna in quanto a introiti!
La “fortezza” Francia è minacciata.
E’ dunque necessaria una nuova
strategia per il turismo francese che vuole sviluppare i 42,3 miliardi di euro
attualmente spesi sul territorio dai visitatori internazionali.
Coscienti di
questa opportunità congiunturale, la Commissione Nazionale delle Film
Commission, finanziata dal Ministero della Cultura, volendo gettare un
ponte tra tutti i settori, sviluppa allora molteplici azioni di
sensibilizzazione verso tutti gli interlocutori del comparto turistico.
Con
esempi confortati dai numeri.
Un film americano può spendere fino a un
milione di euro in pernottamenti alberghieri!
Nel 2006 e nel 2007, dopo
l’uscita del “Codice da vinci”, il Museo del Louvre ha conosciuto le sue
migliori annate di affluenza, con 8,3 milioni di visitatori, per un incremento
del 10%.
Ancora, un’altra cifra che dà le vertigini: uno studio britannico del 2008
valuta l’impatto economico del cineturismo “” cioè le persone che vengono
unicamente per vedere i luoghi dove sono stati girati dei film “” in 3,5 miliardi
di euro.
Gli argomenti sono subito convincenti, perché la complementarietà
delle competenze è evidente, tra istanze del turismo e Film Commissions (sono 40
in Francia , associate a Film France).
Le Film Commissions conoscono le
necessità delle produzioni cinematografiche, e soprattutto il loro potenziale
commerciale.
Un film americano prodotto da una major è distribuito in
duecento paesi e raggiunge tra gli 80 e i 250 milioni di persone attraverso i
vari supporti.
Un film indiano, uscito da Bollywood o da una delle altre
regioni , spende meno durante le riprese, ma raggiunge tra i 300 e gli 800
milioni di persone in India, Africa del Nord , e Medio Oriente, in Russia”¦
Un episodio della trasmissione del reality tv ” The Bachelor” è seguito da
18 milioni di americani, il cui profilo va dalla massaia al di sotto dei 50 anni
a CSP+.
Argomenti sufficienti per permettere agli specialisti del turismo di
affinare le loro strategie, e utilizzare le proprie capacità ricettive per
sviluppare il lavoro iniziato dalle Film Commission.
MOLTO MENO CARI DI UNA CAMPAGNA PUBBLICITARIA
Si inizia
con una collaborazione con la Mason de la France, organismo deputato alla
promozione del turismo dell’esagono.
Poi è la Regione di Marsiglia che si
attiva per organizzare una missione delle Film Commissions a Los Angeles.
La
Camera di Commercio Marsiglia-Provenza sposta un chef francese classificato 2
stelle sulla guida Michelin, e le Film Commissions si assicurano la presenza dei
più importanti produttori hollywoodiani alla cena.
Un grande successo.
Altre regioni si lanciano nela sfida, mescolando il savoir faire nel turismo
con quello nel cinema.
La Dordogne invita gli scenografi inglesi; Rhone
alpes e Provence “” Alpes- Cotee “” d’Azur i produttori indiani”¦
Tutte queste
operazioni fanno centro.
E, alla prima produzione importante, c’è il
jackpot.
Con qualche migliaia di euro le Regioni capiscono che possono
garantirsi una visibilità per parecchie decine di milioni di contatti.
Molto
meno caro di una campagna pubblicitaria, e molto più efficace: un film, una
fiction tv, un documentario, sollecitano l’immaginario agendo sull’emozionalità
dello spettatore , e lo colpiscono molto di più di tutte le pubblicità del
mondo.
Su questa dinamica innescata, numerosi altri progetti si mettono
attualmente in opera, a cominciare da un “eductour” per sceneggiatori
hollywoodiani a Parigi e a Marsiglia.
E il cinema trova gradualmente il suo
posto nel turismo.
Una prova?
Mercoledì 19 giugno mentre tutti i pezzi
grossi del turismo francese si riunivano alle “assises nationales” sul tema
“Destination France 2020”, uno dei documenti proposti alla loro riflessione
s’intitolava: “Favorire la cooperazione tra turismo e Film Commissions”.
Un
autentico sconvolgimento”¦culturale.
* Delegato Generale di Film France