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direttore Paolo Di Maira

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IL CASO/Capitali Umani all’estero

Il cinema continua ad essere percepito dagli stranieri come una delle eccellenze del Bel Paese, che viene però spesso associata ai grandi maestri del passato. Prova ne sia che, in una serie di interviste condotte dalla rivista 8 1⁄2 tra i corrispondenti in Italia di dieci testate internazionali, i nomi che più ricorrono sono quelli di Fellini, Antonioni, Pasolini.

MEDIA Salles, che da anni analizza la diffusione all’estero dei film italiani più recenti, si è proposta di tracciare il percorso alla conquista dei mercati internazionali dei film di produzione, al 100% o maggioritariamente, italiana che nel 2014 si erano collocati nei primi 30 posti per numero di biglietti venduti nella Penisola (Fonte: Cinetel).

Da questa navigazione, il cui primo scoglio da affrontare è la scarsità di dati o la loro incompletezza, emerge innanzitutto che di questi 30 titoli, che in patria valgono più di 20 milioni di spettatori (20.640.092), sono 21 quelli che ad oggi risultano non aver raggiunto il grande schermo di paesi esteri.
Sono invece 9 quelli che sono stati distribuiti, oppure è previsto che lo siano, nelle sale di almeno un territorio estero.
Tra questi 9 “ambasciatori” del cinema italiano si staglia sugli altri “Il Capitale Umano” di Paolo Virzì, che è già stato distribuito in 32 mercati e che è annunciato in uscita in altri 4.
Se a decretare qualità e successo di questo film in patria erano stati, da una parte, i riconoscimenti e i pareri della critica e, dall’altra gli spettatori, più interessante è indagare quali elementi ne abbiano fatto un prodotto da esportazione.
O per dirla meglio, un film capace di parlare a pubblici di lingua e cultura assai diversificate. Il film è una coproduzione (con la Francia) che fin dalla sua progettazione ha puntato a una dimensione internazionale (non a caso ha ricevuto anche il supporto di Eurimages) e ha utilizzato come trampolino di lancio lo European Film Market del Festival di Berlino, mercato che viene ritenuto un appuntamento cruciale per le vendite all’estero del cinema d’autore.
Il film è stato anche selezionato in numerosissimi festival, viaggiando in più continenti, dal Nord America, all’Australia e ancora in Asia.
Tra i principali si possono citare il Palm Springs International Film Festival, il St. Louis International Film Festival e il Tribeca Film Festival negli Stati Uniti, l’Hong Kong Interna- tional Film Festival e il Sydney Film Festival.
In questi festival ha ricevuto ben 42 premi e numerose nominations, tra cui 8 premi a Paolo Virzì per la Miglior Regia, 7 premi come Miglior Film e 6 per la Miglior Sceneggiatura.

Dai dati sul box office estero ad oggi disponibili risulta che “Il Capitale Umano” ha realizzato incassi per oltre 1,6 milioni di euro, pari a circa il 30% di quello italiano.

A facilitare l’accesso alle sale internazionali è stato il ruolo giocato da distributori che, sui rispettivi mercati, risultano essere particolarmente attenti alla cinematografia italiana più attuale, tra cui Scanbox Entertainment, che – attiva nei paesi scandinavi – ha distribuito anche “Grace di Monaco”, “Youth” e “Padri e Figlie”; Fivia, una delle principali case distributrici in Slovenia, che ha acquisito titoli come “Mia Madre”, “Youth”, “Anime Nere”, “Il Ragazzo Invisibile” e “Le Meraviglie”, ed infine Cinema Prestige (Russia), che, oltre a “Il Capitale Umano”, ha distribuito “Il Racconto dei Racconti”, “Meraviglioso Boccaccio”, “Sangue del mio sangue” e “Allacciate le cinture”.
Questo conferma l’importanza per il cinema italiano di costruire delle “basi d’appoggio” che consentano di fare una sorta di “gioco di squadra”.
Se è vero, come abbiamo visto, che esiste un interesse di principio per i film italiani – anche come espressione di una più generale passione per l’Italian lifestyle , è essenziale che dal punto di vista cinematografico si riesca a creare un flusso, per quanto possibile regolare e continuativo, di produzioni italiane che tengano viva l’attenzione del pubblico specifico, fatto generalmente di spettatori esigenti, che scelgono i cosiddetti specialty films e frequentano sale che puntano sulla qualità.  Per raggiungere questo obiettivo uno degli strumenti sembra essere quello di fare affidamento su distributori ed esercenti che diano visibilità alla produzione italiana con un appeal internazionale, continuando così a soddisfare le esigenze del suo pubblico potenziale.

Sul fronte delle debolezze, l’analisi delle date d’uscita conferma che la pratica dell’uscita simultanea sui mercati internazionali è ancora estranea ai film italiani che devono conquistare un mercato dopo l’altro, con un percorso che si estende anche oltre i due anni, spesso senza poter sfruttare l’eventuale eco mediatica di eventuali premi. Ad esempio, lo stesso “Capitale Umano” ha partecipato al Paris Cinéma in Francia il 9 luglio 2014, mentre è uscito sui grandi schermi francesi solo il 19 novembre dello stesso anno.
Anche dagli altri film che, dopo essersi collocati nella hit parade dei film nazionali in Italia, hanno raggiunto sale all’estero emergono altri fattori che incidono sulla circolazione internazionale.
Nel caso di “Allacciate le cinture”, titolo distribuito in 6 paesi, l’affermazione in Turchia (circa un milione di incassi, oltre il 20% di quelli italiani) è certo legata alla notorietà del regista Ozpetek nel suo paese d’origine, mentre per il film di animazione “Winx Club: Il Mistero degli Abissi” la distribuzione in 15 paesi esteri è legata alla notorietà della serie animata diffusa da televisioni di decine e decine di paesi e alla sua serialità: il film infatti è il terzo della trilogia iniziata nel 2007.

 

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