Circa 600 espositori (erano 504 nel 2021) si sono riuniti sulla piattaforma dell’European Film Market, facendo incontri e assistendo a 1300 proiezioni di 827 film, di cui oltre 600 anteprime di mercato. Fra I 62 paesi partecipanti, ci sono state le new entries di Costa Rica, Malesia, Mongolia e Uruguay. Questi i dati del mercato della Berlinale, che, svoltosi online per il secondo anno consecutivo, “ha dato uno slancio vitale all’industria dei contenuti cinematografici, nel suo tradizionale appuntamento di inizio dell’anno cinematografico” ha dichiarato, tirando le somme, il suo direttore Dennis Ruh. “Mentre assistevamo a un inasprirsi e allentarsi delle misure restrittive per il Covid in Europa e nel resto del mondo, la spinta ad acquistare nuovo contenuto si è fatta sentire di nuovo più forte, anche se gli affari si sono effettuati prevalentemente nello spazio virtuale. Non vediamo l’ora di accogliere I nostril partecipanti in presenza l’anno prossimo.
Ruh ha anche sottolineato come il motto che ha sintetizzato il programma di sei giorni di conferenze, Shaping Change, dovrà essere trasformato in Making Change: “Possediamo gli strumenti per guidare i cambiamenti necessari per l’industria, lo dimostrano gli esiti delle discussioni affrontate all’interno delle ‘EFM Industry Sessions’. A partire dalla constatazione che la pandemia ha agito da catalizzatore, soprattutto per quanto riguarda le nuove tecnologie e la sostenibilità”.
Che l’integrazione tecnologica e le strategie di sostenibilità, così come la rappresentatività e l’inclusione giochino un ruolo decisivo per il positivo sviluppo del settore, è quanto è emerso con più evidenza dal primo dei tre think tanks, quello dedicato al ‘Futuro’. Parole chiave: trasparenza, consolidamento del benessere mentale, partecipazione e creazione di condizioni strutturali ed istituzionali per l’inclusione di persone portatrici di disabilità, sia di fronte che dietro la macchina da presa.
La riflessione dedicate invece alla ‘Produzione’ ha evidenziato come la questione della protezione della proprietà intellettuale, (IP) e l’area grigia che permane nel rapportarsi professionalmente con gli streamers restino cruciali, soprattutto per i produttori indipendenti. Una regolazione protettiva nella forma di un ‘codice di giusta condotta’ potrebbe essere la soluzione.
Per quanto riguarda la ‘Distribuzione’, infine, i relatori hanno sottolineato la resistenza e resilienza ai processi di cambiamento, contrariamente alle tendenze correnti. La cura dei contenuti resta il fattore che distingue distributori e festival dai servizi di streaming.