Due adolescenti dispersi in mezzo al mare superano le differenze e le diffidenze che li separano e decidono di far fronte comune per cercare salvezza. La troveranno, anche se sarà molto diversa per ognuno di loro: uno è Tonino (Luka Zunic), un diciassettenne pugliese che per fare una bravata ha rubato il barchino del nonno; l’altro è Ima (Khadim Faye), un ragazzino africano su una zattera di salvataggio, probabile vittima di naufragio.
A leggere la trama de I racconti del Mare, commedia surreale che sarà ad Alice nelle Città (in Panorama Italia), viene da pensare a Io Capitano di Matteo Garrone, ma “è un film molto diverso, anche se quando l’ho visto sono rimasto colpito da alcuni punti in comune” dice Luca Severi, che del film, girato l’estate scorsa a Taranto e dintorni (ma prevalentemente in mare) è regista e produttore con la sua Luca Severi Production Group, fondata a Los Angeles nel 2010 e poi arrivata anche a Roma nel 2019.

Sicuramente diverso nel budget, circa 600 mila euro totalmente investiti dalla società, e nessun contributo pubblico, seguendo un modello produttivo con cui Severi sta costruendo la sua alternativa, sia alla via italiana ed europea, sia al modello dei grandi studios americani. Il riferimento è per l’appunto il nuovo cinema indipendente statunitense, quello di Sean Baker, ad esempio, che “è sempre stato considerato il cinema dei poveri …finché ha vinto Cannes” (Palma d’Oro 2024 con Anora, n.d.r.).
“In USA gli incentivi non esistono, dunque finanziamo i progetti che produciamo grazie alle tre divisioni commerciali della LSPG, che si occupano di produzione esecutiva, publicity di alto livello per tutti i grandi blockbuster americani e post-produzione.” La quarta divisione è dedicata alla produzione di storie internazionali forti, incentrate sui personaggi, con un budget al di sotto di un milione di euro. “Ancora meglio se non supera i 500 mila euro, – spiega Severi: “questo consente di produrre molto, e più velocemente perché le esigenze di rientro sono decisamente più contenute, di diversificare e sperimentare raggiungendo tanti pubblici”.
Fra i film prodotti, Echo Village di Phoebe Mir, che ha avuto la premiere a Rotterdam, ed è uscito negli USA e in Inghilterra; Tell that to the Winter Sea di Jaclyn Bethany O Calypso, diretto da Severi, che è stato un grande successo nelle Filippine.
I racconti del mare è il primo film italiano prodotto da LSPG, la sceneggiatura è stata scritta dal pugliese (ma basato negli Stati Uniti) Dino Sardella. “Sono molto orgoglioso che ci abbiano invitato ad Alice nelle Città. Da Roma partiremo anche con la ricerca dei distributori.”

Punto centrale, affinché il sistema funzioni, è che gli ingranaggi delle tre divisioni girino a pieno ritmo. La svolta per LSPG è arrivata dall’Italia e, paradossalmente, dal Covid: “Siamo letteralmente esplosi, realizzando il 500% di fatturato in più, – prosegue Severi. -Il fatto che fossero bloccati i trasporti ha obbligato le case di produzione estere a cercare dei partner affidabili in loco, e la nostra doppia natura italo-americana (anche se lo staff è tutto italiano) ha giocato a nostro favore.” A cambiare le carte in tavola, la produzione esecutiva di The Book of Clearence per Legendary Pictures, fra il 2022 e 23: “un investimento di 41 milioni di dollari, con un indotto enorme sulla città di Matera che abbiamo bloccato per 13 settimane con più di 400 persone al giorno sul set.”
Nel curriculum di LSPG, anche la collaborazione con HBO per la realizzazione dei contenuti publicity di White Lotus 2, girato a Taormina, e di e un documentario di produzione stand alone nominato agli Emmy (TWL-Unpacking the Episodes), di cui Severi ha curato la regia.
Altrettanto ambiziosi i piani per il futuro. Numero uno: proseguire con la produzione indipendente: tre i progetti in cantiere che ci rivela Severi, “un thriller sul cinema che vorrei girare quest’inverno in Italia. La location principale è un cinema abbandonato: ne sto cercando uno che abbia una struttura particolare. Un altro thriller notturno che mostri la doppia faccia di Los Angeles, e un coming of age ambientato fra Italia e Croazia, dal titolo Goodnight Elizabeth.”
Numero due: aprire un terzo ufficio in Asia, “prevalentemente dedicato alla distribuzione, la divisione che ci manca e che rappresenterebbe l’evoluzione ideale del nostro mini studio”.
Numero tre: creare una nuova generazione di cineasti che abbiano voglia di abbracciare questo tipo di modello produttivo, e per cui “sto facendo uno scouting forsennato”