Una di queste, novità di quest’anno, è quella con l’European Women Audiovisual Network, l’associazione europea nata per raf- forzare la presenza femminile nel cinema, che ha ‘portato’ a WEMW un premio a una regista donna, assegnato a Michela Occhipinti, regista di “Flesh Out”, prodotto dalla Vivo Film di Gregorio Paonessa e Marta Donzelli.
“Negli ultimi anni stiamo producendo sempre più film diretti da donne. Forse è un bel segnale del fatto che in Italia esiste una nuova generazione di donne che lavorano duro, su progetti forti e universali”, ha dichiarato Marta Donzelli, all’interno del panel “Women in the European Film Industry. Success Stories and Challanges”.
Seppur piccolo (1500 euro), questo nuovo riconoscimento ha già dato i suoi frutti, visto che, quest’anno, 12 progetti su 22 erano di re- giste donne, “più della metà e più dell’anno scorso” commenta Alessandro Gropplero. E in generale sono anche molte le donne premiate quest’anno: oltre a Barbiani e Occhipinti, Cecilia Frugiuele ha ottenuto il Producer’s Network Prize (accredito gratuito al Producer’s Network di Cannes) per “Alfa” di Una Gunjak (Bosnia Erzegovina-Croazia).
Questo premio è andato anche a Tekla Machavariani per il documentario “Before Father is Back” (Georgia-Francia-Germania). Nazli Elif Durli e Anna Maria Aslanoglu, regista e produttrice del film turco “Zuhal” hanno conquistato il Flow Postproduction Award (uno sconto sui costi di post-produzione da realizzarsi presso lo studio Flow Postproduction).
Vicky Miha, produttrice (assieme a David Herdies) di “Madame Luna” ha vinto il TRL Espresso Award, grazie a cui il progetto parteciperà gratuitamente al New Cinema Network del MIA a Roma e al Film London PFM in ottobre.
A ‘rompere’ questa ‘cordata femminile’ di premiate, l’austriaco David Bohun, di Mischief Films che ottiene la borsa di studio per EAVE con “Queens”, scritto e diretto da suo fratello Stefan Bohun.
E dalla Polonia arriva un’importante novità che riguarda First Cut Lab, l’altra sezione collaterale di WEMW, il programma dedicato ai lungometraggi di nzione nella fase di montaggio, che da quest’anno realizzato in collaborazione con il Polish Film Institute.
“Un anno fa mi sono reso conto di quanto First Cut Lab sia stato importante per il progetto polacco selezionato, e quanto abbia aperto nuove possibilità e abbia migliorato anche le relazioni fra regista e produttore. Forse non investiamo abbastanza nell’ultima fase, quella di montaggio, che è la più delicata e difficile. Ho subito pensato ad altri progetti polacchi che potevano bene ciare di questo programma.” Così Robert Balinski, del Polish Film Institute spiega la nascita di questa collaborazione che porterà gli esperti di First Cut Lab in uno o più festival in Polonia (ancora in via di de nzione quali), mentre un esperto polacco sarà sempre presente al workshop di Trieste.
“Sarebbe anche interessante che altri paesi seguissero questo esempio in modo da dare ai produttori più occasioni di partecipare nell’arco di tutto l’anno.”