Si è conclusa con successo a Roma, il 13 ottobre, la nona edizione del MIA, il Mercato Internazionale Audiovisivo diretto da Gaia Tridente.
Gli organizzatori informano che rispetto all’edizione 2022 le presenze sono cresciute, con 2600 partecipanti provenienti da 66 paesi del mondo (+10% di paesi in più rispetto al 2022).
Molto partecipati gli oltre 80 panel ed eventi (assieme 5 content showcase, 4 pitching forum), oltre 60 tra market screening e presentazioni di film.
Il MIA si conferma un Mercato “curatoriale” come ama definirlo la sua direttrice. Che ha dimostrato, nei fatti, di poter fare a meno della “leva festivaliera” fornita dalla storica coincidenza di date con la Festa del Cinema di Roma (come segnalato nel mio editoriale pubblicato alla vigilia della manifestazione).
Guardando ai premi dati quest’anno ai professionisti del settore – tanti premi: 9 – viene da pensare che all’interno dello stesso Mercato si sia attivato un processo di “festivalizzazione”.
Entrando nel merito del MIA, dove è stato visibile un forte protagonismo delle Film Commission italiane, che hanno scelto numerose l’appuntamento romano per rilanciare le rispettive strategie, c’è da segnalare, oltre alla presenza dei maggiori players italiani ed europei, l’assidua presenza del Sottosegretario al MiC Lucia Borgonzoni, la quale non ha soltanto presenziato l’apertura e chiusura della manifestazione, ma è intervenuta in diversi altri panel in calendario.
Dove non è sfuggito, nello scambio di battute con la maggiore personalità istituzionale “tecnica”, il DGCA Nicola Borrelli, che il più volte anticipato riordino in materia d’incentivi pubblici (a iniziare dal Tax Credit) significa in sostanza “stringere le maglie”.
Non è stato annunciato niente, oltre alla promessa (o la minaccia?) che le cose cambieranno.
I report dell’ANICA e dell’APA hanno confermato che cinema e audiovisivo italiano marciano spediti sulla via dell’internazionalizzazione.
Questo lo si deve in buona parte all’impegno delle piattaforme streaming in Italia (le abbiamo viste in primo piano alla presentazione del rapporto APA) e alle aziende italiane “più robuste”, molte delle quali sono state acquisite da gruppi non italiani.
Una tendenza, quest’ultima, non rassicurante, che ha spinto il Sottosegretario Borgonzoni, in uno dei suoi interventi, a dire: “è lecito che una società voglia vendere, ma è compito nostro quello di dare gli strumenti, a chi vuole, per rimanere italiano”.
Potrebbe verificarsi il paradosso, aggiungo io, che premiando, gli incentivi di stato, chi “sta sul mercato”, a beneficiare maggiormente delle risorse pubbliche siano di fatto società non italiane.
In tale situazione prendere decisioni non è semplice, ed è comprensibile che in via del Collegio Romano si prenda tempo.