Evento nell’evento di questa 67. Mostra del Cinema di Venezia sarà con molta probabilità la mobilitazione degli abitanti del Lido. Tradizionalmente spettatori poco entusiasti dell’assalto dell’isola da parte del popolo festivaliero, per la prima volta gli abitanti del luogo entrano nel cono di luce del Festival per enfatizzare le ragioni del proprio malcontento.
Sono state annunciate da parte dei comitati di protesta una serie di iniziative che culmineranno il 3 settembre con corteo e comizio.
Ma per cosa protestano?
A voler capire cosa sta succedendo, è necessario scorrere le cronache locali: ma anche lì, si segue con difficoltà un tema che si ramifica in tante vie, troppe per poterle percorrere in questa pagina.
Meglio allora, in omaggio al cinema e alla sua Mostra, affidarsi alla suggestione di un’immagine: il “cratere”.
Si tratta degli scavi avviati per la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema, interrotti nello scorso giugno a causa del ritrovamento di amianto nel sottosuolo, ma anche, sembra, per mancanza di fondi. Quest’ultima motivazione avrebbe indotto il commissario delegato dal governo a ridurre i costi, con conseguente ridimensionamento del progetto.
Tra i condizionali, una certezza: i tempi di consegna (2011) non saranno rispettati, con buona pace della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che aveva permesso lo stanziamento di fondi statali e consentita la gestione straordinaria dell’opera da parte di un commissario governativo .
E’ anche certo che la maggior parte delle risorse destinate al nuovo Palazzo del Cinema l’amministrazione comunale di Venezia dovrà ricavarla dalla vendita dell’ex Ospedale al Mare, un’area che con le sue decine di edifici, il parco, la spiaggia, può essere considerato il più ampio quartiere della città sul mare.
Il Comune l’acquirente lo ha trovato, anzi, lo avrebbe trovato, perchè la Est Capital, società specializzata nella costituzione e gestione di fondi immobiliari chiusi, che guida la cordata delle ditte che si sono aggiudicate l’affare, ha rimesso tutto in discussione nel momento in cui anche in quell’area è stato trovato materiale inquinante.
La società è disposta ad accollarsi i costi non previsti della bonifica solo se otterrà in cambio la cessione per fini turistico-immobiliari anche del Monoblocco e di una darsena a San Niccolò.
Sulla pista dei soldi (che è sempre la più rapida) campeggia ora un’altra suggestiva immagine: il “Monoblocco”, nome inquietante dell’unico edificio rimasto a destinazione ospedaliera, che raccoglie i servizi sanitari essenziali.
Il Monoblocco ora rischia di essere abbattuto con il consenso dell’amministrazione comunale (ma non ne avrebbe titolo, perchè la proprietà è del Demanio, che ha chiesto in cambio a Est Capital di sostenere, oltre alla bonifica, anche i costi della realizzazione degli stessi servizi -anzi, “potenziati”- in un’altra area del Lido).
Sulla difesa del Monoblocco, che la precedente amministrazione aveva assicurato non essere in discussione, gli abitanti del Lido hanno tracciato la loro linea di resistenza.
In questo gran pasticcio avanza il progetto per la riqualificazione del Lido concepito dalla Est Capital : oltre all’ex Ospedale al Mare, e la ristrutturazione degli alberghi Excelsior e Des Bains, di sua proprietà , la società ha un piano per la realizzazione di un villaggio turistico al Forte di Malamocco.
Per quanto concerne il Palazzo del Cinema, “motore della rinascita”, il legame è assicurato dal commissario governativo, le cui competenze sono state estese a tutte le citate operazioni immobiliari.
L’Hotel Des Bains, icona della storia del cinema italiano oltre che della Mostra, si presta a un’altra suggestione: ora è “impacchettato”, pronto per essere in parte trasformato in residence.
La sua nuova destinazione d’uso descrive la parabola del Cinema a Venezia: punta di diamante del rilancio del Lido negli anni ’30, oggi epicentro di quella che può essere considerata la più traumatica trasformazione urbanistica mai avvenuta nell’isola ad opera di privati, con il concorso delle amministrazioni pubbliche.
Nonostante l’incompletezza di quanto finora scritto, ce n’è abbastanza perché, in un momento di grande interesse per il “cinema di realtà “, cui questa edizione della Mostra offre una generosa vetrina, si possa suggerire ai cineasti di prendere in considerazione l'”affaire” che sta scuotendo l’isola.
Ci sono tutti gli ingredienti per la realizzazione di opere che sarebbero per la Mostra e per il Lido un’occasione in più per riflettere sulla propria storia e interrogarsi sul proprio futuro.
Paolo Di Maira