direttore Paolo Di Maira

GREEN / In arrivo il Protocollo per i documentari

Dovrebbe essere pubblicato entro la fine dell’anno il protocollo del Green Film per i documentari: un disciplinare ad hoc che tenga conto della particolarità di questo genere di produzioni, che già partono ‘avvantaggiate’ rispetto alle opere di finzione il cui impatto ambientale è molto maggiore: lo ha detto Gianluca De Angelis, produttore di Doc.it, all’interno del panel del MIA di Roma dedicato alla green production e alla sostenibilità (The Ecological Transition of the Sector, Italy at the Center):

 “I documentari di creazione sono green per natura, cionondimeno c’è bisogno di adottare dei parametri comuni, lavorando sulla possibilità di attuare percorsi di formazione, sulla figura del green manager, e cercando di capire se si possono attivare delle convenzioni con gli enti certificatori perché i budget dei documentari sono più ridotti. Intanto abbiamo definito un primo draft e abbiamo deciso di iniziare con un caso pilota, Eroina, prodotto da Francesco Virga, che inizierà le riprese il  prossimo mese, il green manager è già in contatto con il produttore.”

E anche al di fuori dei set dei documentari “la definizione più compatta di uno standard e la necessità di smuovere, anche a suon di incentivi, una quantità più ampia di produttori che inizino a pianificare  la sostenibilità delle proprie produzioni” è uno degli obbiettivi futuri più stringenti secondo Luca Ferrario,  intervenuto al panel in qualità di vicepresidente di Italian Film Commission, che da maggio ha adottato il   Green Film,  sviluppato da Trentino Film Commission, certificato da ISPRA come base per il marchio nazionale, e ad oggi attivato da Emilia Romagna e Veneto Film Commission.

“Il Trentino ha anticipato su alcuni temi, come la sostenibilità e la formazione, il PNRR, che- ricorda Salvatore Curcuruto, dirigente servizio certificazioni ambientali, ISPRA, -mette a disposizione 6 miliardi (su 250) per cultura e turismo. Adesso anche i porti turistici, ad esempio, vogliono mettere in piedi una propria certificazione per la sostenibilità, l’interesse è crescente.”

Un ruolo di primo piano rispetto ai fondi del PNRR è quello di Cinecittà, che, come ricorda Andrea Spagna, Marketing, Brand&Business Development della società, “ha un budget allocato per la transizione ecologica: vogliamo affrontare in modo serio e rigoroso il tema della sostenibilità, e siamo in fase di studio. Abbiamo parlato con   Luca Ferrario dell’eventualità di realizzare un disciplinare ad hoc per gli studios, e stiamo guardando ad altri studi, come quelli di Los Angeles, dove esistono figure di green manager che si occupano stabilmente di queste cose, e dove il PGA Green Guild, oltre ai produttori indipendenti include anche gli studi: questo potrebbe essere il modello. Negli USA, non esistendo gli incentivi alla produzione sostenibile, tutto è lasciato alla discrezionalità dei singoli, ma c’è un tema di brand equity molto forte, per cui ‘non puoi permetterti’ di non comportarti virtuosamente. La nostra ambizione per il 2026, quando si concluderà il piano di sviluppo, non è solo quella di diventare uno studio sostenibile, ma di contribuire attivamente alla diffusione di questa cultura.”

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