L’inclusività non è solo una questione che riguarda i contenuti delle produzioni audiovisive, ma sempre di più ha a che fare con il ‘behind the camera’: è la cosiddetta sostenibilità sociale, una sfida che Trentino Film Commission ha raccolto nel rinnovare il suo Green Film (leggi qui), convinta che renda l’industria più produttiva, anche economicamente, oltre che più sana. Ne ha parlato oggi al MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo il direttore della film commission, Luca Ferrario, assieme alla Film&TV Wellbeing &Inclusion Consultant, Valeria Bullo, e a Fabiana Cumia, ESG Direttrice di Rakuten TV Europe- membro del board di WIFTMI (Women in Film, Television, Media, Italia).
L’acronimo ESG sta per Enviromental Social Government, individua cioè un legame stretto fra sostenibilità sociale e ambientale, anche perché, spiega Cumia “di solito le persone più sotto rappresentate sono quelle che soffrono di più dei cambiamenti ambientali.” Due punti di vista, quelli di Bullo, che opera nel Regno Unito, e di Cumia, che lavora per un’azienda giapponese con sede a Barcellona (Rakuten), che permettono di allargare lo sguardo oltre i confini italiani, fermo restando che il Green Film è, come sottolinea orgoglioso Ferrario, “un’esperienza italiana esportata in tutta Europa, con 150 film certificarti nell’ultimo anno e mezzo fra Italia, Spagna, Danimarca, Belgio”.
Cumia porta anche l’esperienza italiana di WIFTMI, che partendo dalla prospettiva dell’uguaglianza di genere, ha fatto passi concreti verso la promozione dell’inclusione su tutta la filiera. Ha al suo interno la prima accessibility manager certificata, e ha adottato la carta dei valori: “un insieme di principi programmatici per favorire condizioni di uguaglianza di accesso, di lavoro dignitose e per combattere discriminazioni. Hanno aderito una quarantina di aziende” Racconta Cumia. L’adozione della carta dei valori è un elemento che dà premialità anche nel nuovo Green Film, ed è, secondo Ferrario “un esempio concreto che permette alle imprese di dare un primo segnale, qualcosa di semplice che tutti possono fare subito, e che invito tutti a leggere.” (É consultabile QUI).
La lunga e composita consultazione pubblica che ha portato all’aggiornamento del Green Film, ha un precedente nel Regno Unito, dove la Whole Picture Toolokit di cui Valeria Bullo si è occupata per molti importanti player e freelance (fra cui BBC, Sky, Netflix, Sony PIctures), e che prevede una policy per migliorare le condizioni lavorative, è frutto di un lavoro di ricerca realizzato nel 2019 dall’università di Lancaster.
Un’indagine che ha coinvolto l’intero settore audiovisivo, rivelando statistiche scioccanti che parlavano di una forza lavoro esaurita a causa di una cultura lavorativa stressante, che porta a essere spesso lontani da casa, con orari lunghissimi.
Le soluzioni proposte si ispirano su tre pilastri che hanno a che fare con il concetto di mental health (sanità mentale): PEOPLE (ovvero le relazioni fra le persone); CONTENT (come sostenere lavoratori e lavoratrici che hanno a che fare con contenuti duri, traumatizzanti, o che coinvolgono persone vulnerabili e a rischio), e LAVORO (una sorta di valutazione del rischio: che fare in caso di attacco di panico?).
Si tratta spesso di azioni piccole, semplici, ma che possono cambiare completamente l’atmosfera sul set, assicura Bullo. Ad esempio, con avvertimenti (i cosiddetti Trigger Warning) che possono riguardare eventuali location problematiche dove si andrà a girare (cimiteri, ospedali, laboratori di ricerca sugli animali), il clima atmosferico che si incontrerà su un certo set. O con l’uso della App They Call it che permette di segnalare anonimamente episodi di bullismo o di abusi. E poi ci sono le policy per affrontare il mobbing, le molestie sul lavoro.
“Per una recente serie Netflix, che aveva per protagonisti giovani attori trans, abbiamo fatto un training educativo con i fonici e i costumisti per il consenso fisico. “ rivela Bullo. “Sarebbe necessario dedicare lo stesso tempo che usiamo per pianificare le produzioni al benessere delle nostre troupe.”
Tutto questo comporta la nascita di nuovi ruoli a cui ovviamente corrisponde un aumento di budget: dal Wellbeing Facilitator, o Coordinatore di Benessere sul set, al Mental Health first Aider, particolarmente d’aiuto sulle produzioni indipendenti dove non c’è una divisione risorse umane a garantire una buona comunicazione.
Ma è pur vero che, ricorda Ferrario, “alla sostenibilità, anche sociale, è collegato tutto il tema dell’accesso al credito: noi siamo stati il primo fondo in Italia che ha previsto una premialità per le opere certificate, poi seguito da altre film commission (Emilia Romagna, Campania, Veneto) e anche il Ministero ha aggiunto 5 punti.”
Sembra un discorso contro intuitivo, conclude Cumia, ma la sostenibilità porta ricchezza, economica, oltre che sociale.