Restare competitivi in un immenso continente dove le differenze tra le economie nazionali creano forti disparità tra Est e Ovest, tra Sud e Nord: con l’introduzione in Europa – ad opera degli inglesi nel 2004 – del concetto di tax shelter “alla canadese”, rapidamente seguito da un sistema simile istituito in Germania, sembrava che questo tipo di dispositivo “” che permetteva di offrire un abbattimento dei costi alle produzioni locali e straniere “” sarebbe rimasto appannaggio dei “grandi” paesi.
Questa sensazione era confermata perfino dall’atteggiamento della Francia che, nello stesso periodo, creava il suo dispositivo a favore delle produzioni cinematografiche e televisive francofone. Obbiettivo annunciato: lottare contro le delocalizzazioni economiche delle produzioni francesi in altri paesi “meno cari”.
Ma la moltiplicazione dei sistemi sul continente, ovviamente inseriti entro i limiti stabiliti dalla Commissione Europea, ha sparigliato le carte: non si tratta più semplicemente, per un paese i cui costi di produzione sono nella fascia alta, di adottare una posizione difensiva.
Si tratta ormai, per ragioni sia mediatiche che economiche, di essere presenti ad ogni costo nella lista dei paesi europei che offrono un simile incentivo.
Al punto che i nuovi partecipanti al ballo europeo del tax shelter sono sparsi in un’area molto vasta, dalla costa atlantica alla frontiera russa! Dopo il Belgio, l’Ungheria, l’Italia e la Francia “” quest’ultima aggiungendo al dispositivo domestico una porta d’entrata per le produzioni straniere “” è ora la volta della Repubblica Ceca e della Grecia.
Dal 21 giugno 2010, il Czech Film Industry Program, amministrato dal Ministero della Cultura, offre ai film, telefilm, documentari e prodotti d’animazione, un’abbattimento del 20% dei costi di produzione per le lavorazioni effettuate nel paese.
Dotato di un finanziamento di 16 milioni di euro per il 2010, questo nuovo attrattore non prevede un limite nell’importo erogato a ciascun progetto, e sarà accordato sulla base di criteri culturali e economici, secondo la regola del “primo venuto, primo servito”.
La Czech Film Commission è incaricata di vagliare le domande.
Lo stesso tipo di dispositivo è stato recentemente approvato, dopo un lungo confronto, dal parlamento greco, con l’obiettivo di sviluppare gli investimenti nell’audiovisivo locale.
Ogni somma investita nell’industria audiovisiva ellenica da imprese locali ha diritto a un abbattimento dei costi del 20% ( per le società dello stesso settore), elevato al 40% per le società che non hanno alcun legame con l’industria audiovisiva.
Il Greek Film Center amministra la procedura e ne sorveglia il buon andamento.
Alcuni avrebbero potuto credere che le politiche del rigore attualmente annunciate per affrontare la crisi economica, avrebbero frenato in Europa la proliferazione dei tax shelter sul cinema.
Ma, certamente stimolati dai loro vicini, i governi in questione sembrano aver bene misurato l’impatto economico di tali strumenti (dal mese di gennaio sono già stati spesi 70 milioni di euro dalle produzioni straniere in Francia) e la valenza strategica dell’industria dell’immagine.
Prossime notizie provenienti dall’Austria dovrebbero confermare la tendenza.
Inoltre, le alleanze e la rete superano sempre più le frontiere statali.
E’ il caso di North Sea Screen Partners (NSSP), che raggruppa agenzie delle coste dei mari del nord di sei paesi ( Scozia, Norvegia, Olanda, Danimarca, Inghilterra e Belgio).
Alla NSSP ha recentemente aderito Nordmedia.de, la « screen agency » tedesca competente per le aree di Brema e della Bassa Sassonia. Questi tipi di raggruppamento, che permettono di mobilitare sinergie sul territorio, hanno maggiore possibilità di accedere ad alcuni Fondi dell’Unione Europea, come Interreg.
News da European Film Commission Network