Alla base di ogni nuovo lavoro, spiega a Cinema &Video International Grazia Volpi, c’è l’innamoramento, l’emozione trasmessa da una storia:
“Il vantaggio di realizzare un film da un libro sta forse nel fatto che il libro ti permette di innamorarti di un progetto, di un qualcosa che è finito e chiuso in sé, ma che può essere trattato e trasformato per trasmettere le stesse emozioni con un diverso linguaggio”.
E se il lasciarsi convincere dalla bontà di una storia la porta a spaziare fra generi distanti, è sicuramente la fedeltà a uno o più autori il filo rosso del lavoro di Grazia Volpi, primi fra tutti i fratelli Taviani, di cui la Volpi, dopo aver curato l’organizzazione dei loro film dal 1968 in poi, ha prodotto tutti i film a partire da “Fiorile”, riuscendo a “traghettarli” anche verso la fiction televisiva, sempre con la complicità dei libri.
“Si trattava di grandi romanzi di grandi scrittori (quali “Luisa San Felice” di Dumas padre, ma soprattutto “Resurrezione” di Tolstoj, autore così presente nell’opera dei Taviani), che avevano bisogno di ampio respiro, anche nel senso della durata rispetto alla lunghezza standard di un film per la sala.
Sono diventate quindi due “mini-serie” di grande successo coprodotte con Rai Fiction e con vari Paesi europei.
D’altra parte il rapporto tra la Rai e i film dei Taviani è stato sempre particolarmente felice, fin dai tempi di “San Michele aveva un gallo” del 1973.”
Dopo una lunga esperienza nella trasposizione cinematografica di classici della letteratura, adesso l’attenzione di Grazia Volpi si è concentrata più sulla letteratura moderna:
“Mi ricordo che fu Gesualdo Bufalino il primo a cui ho sentito dire molti anni fa che la letteratura moderna attinge molto dal cinema: spesso la lettura dei romanzi moderni ci suggerisce subito una loro versione filmica”.
Ma il vero problema della trasposizione cinematografica di un’opera letteraria per un produttore indipendente italiano, sostiene la Volpi, sta nell’impossibilità di opzionare molti titoli, come fanno invece i produttori americani:
“La Legge Cinema del 2004 conteneva addirittura l’obbligo, rimasto in vigore per un paio d’anni, secondo il quale la richiesta di finanziamento pubblico per un film prevedeva l’avvenuto acquistodei diritti del libro da cui questo era tratto.
I diritti acquisiti diventavano perciò un inutile costo per la produzione qualora il finanziamento non fosse concesso e dunque non fosse realizzato il film.
Tornati finalmente alla possibilità di esercitare l’opzione anziché l’acquisto dei diritti, attualmente il Legislatore italiano, sul modello del Fondo dello Sviluppo previsto nel Programma Media della UE, riconosce che la fase dello sviluppo è realmente una fase delicata per la quale si riservano forme di aiuto specifiche.
” Un altro autore caro a Grazia Volpi è Carlo Lucarelli: ha acquistato i diritti dei suoi quattro gialli storici “” “Indagine non autorizzata”, “Carta bianca”, “Estate torbida” e “Via delle Oche”- affidandone l’adattamento ad un team di sceneggiatori diretti da Francesco Bruni con la supervisione di Lucarelli stesso e di Antonio Frazzi.
Antonio Frazzi è il regista dei quattro film, girati da maggio ad ottobre a Roma, Rimini e Bologna con il supporto della Film Commission del Comune di Bologna.
Dopo la felice esperienza di questa nuova collaborazione, la produttrice rivela a Cinema&Video International un nuovo progetto legato a Carlo Lucarelli, che vedrà il debutto del grande giallista nella regia cinematografica.
Si tratta del romanzo “L’isola dell’angelo caduto”, una storia di confino durante il periodo fascista, di cui la Volpi ha appena opzionato per i prossimi due anni i diritti del libro e si sta per iniziare a scrivere la trasposizione cinematografica.
Il fatto che a trasformare la storia letteraria di partenza sia lo stesso scrittore, non sembra preoccupare la produttrice, che ammette:
“Si tratta di una scommessa, ma ci affidiamo a un autore che conosce molto bene anche il linguaggio televisivo e cinematografico”.
La scelta di puntare su uno scrittore che diventa regista della propria storia non è nuova per Grazia Volpi.
La prima volta, tra l’altro, questa decisione le ha fatto intraprendere l’esperienza della distribuzione:
“Avevo letto “Balzac e la piccola sarta cinese” di Dai Sijie, che nel 2002 aveva partecipato al Festival di Cannes, nella sezione Un Certain Regard ed era stato candidato al Golden Globes.
Mi aveva entusiasmato e avrei voluto farci subito un film.
Ho poi scoperto che il film c’era già , prodotto da Productions Internationales Le Film – in coproduzione con TF1 International France 3 Cinema, Studio Canal, Les Film de la Suane e il regista era proprio Dai Sijie.
A quel punto ho deciso di comprarne i diritti di distribuzione per l’Italia. Purtroppo non ho trovato un distributore cinematografico in Italia ed ho dovuto distribuirlo io stessa con la mia società Ager 3 in poche copie, raggiungendo non più di dieci città .
Ho potuto comunque verificare che la maggior parte del pubblico in sala aveva letto ed apprezzato il libro.
Il film è stato poi acquistato da Rai 1 che, essendosi appena concluso il periodo di protezione dall’uscita in sala, mi auguro provvederà a mostrarlo al più ampio pubblico televisivo.
E’ proprio la televisione che può, come ha fatto fin dalla sua origine con i grandi sceneggiati, offrire la massima diffusione ad un’opera letteraria.”