direttore Paolo Di Maira

GLOBAL ENTERTAINMENT / Produzioni locali e inclusive

L’evoluzione e le opportunità del panorama globale dell’intrattenimento, sempre più aperto alle produzioni locali, e sempre meno incentrato sul prodotto statunitense e britannico, è stato al centro dei panel mattutini della seconda giornata dell’Audiovisual Producers Summit di Matera.

Dalla coproduzione fra 25 diversi territori arrivano le produzioni di Fremantle, ha sottolineato il COO Andrea Scrosati, COO, parlando delle 60 le nuove serie del 2021, molte di queste prodotte durante la pandemia: “lavorando con 25 territori non c’è mai stato un momento in cui non stavamo producendo, con un livello molto alto di scambio di informazioni, che ci ha portato ad esempio, ad adottare rapidamente i protocolli per girare in sicurezza: l’Australia è stato il primo paese a implementarli, e si sono poi rapidamente  diffusi fra i paesi partner.”

Diversificazione non solo geografica ma anche di contenuti e talenti: la necessità di produrre storie più inclusive, non solo per quanto riguarda ciò che sta davanti, ma anche dietro la macchina da presa, è un altro dei temi caldi del dibattito.
Un esempio di questo è senz’altro l’investimento di Fremantle su The Immigrant, la nuova società indipendente co-fondata e diretta da Camila Jimenez Villa, che si propone a dar voce a storie e autori indigeni, come la serie attualmente in sviluppo, diretta dal guatemalteco Jayro Baustamante e dallo spagnolo Javier Ruíz Caldera

Scrosati ha parlato poi della volontà di investire di più nei documentari, citando la produzione seriale high end, appena terminata di girare in Ruanda, sull’African league del basket. 

Anche Sandra Stern, presidente di Lionsgate Television Group, ha tracciato nel suo intervento di apertura, l’evoluzione della strategia internazionale del gruppo, dalle coproduzioni realizzate attraverso produzioni locali, come la BBC ad esempio, adattando le IP britanniche per un mercato globale, alla produzione diretta nei paesi stranieri, iniziata qualche anno fa con la nascita di Starz Play e Lionsgate Play, oggi presenti su 58 territori con 30 milioni di iscritti. “Abbiamo appena concluso le riprese di due serie in lingua hindi e ne stiamo producendo due in lingua spagnola con la messicana Panatalla. Un’altra serie che stiamo girando adesso in Messico per Apple è “Acapulco”, basata su un nostro film “How to be a latin lover”, metà in inglese metà in spagnolo.  Ed è curioso che recentemente Apple ci abbia chiesto di tornare sul set perché non c’era abbastanza lingua spagnola, garanzia di autenticità”.

Non solo a livello internazionale, la differenziazione geografica è anche una questione italiana, ed è quella che ha reso la produzione di fiction in Italia sempre meno romano-centrica e  che negli ultimi anni sta portando avanti Rai Fiction di concerto con le film commission: “Vogliamo sempre di più ambientare le nostre storie in tutte le regioni italiane e in tutte le province, – ha dichiarato Fabrizio Zappi, vicedirettore di Rai Fiction– non è un caso che i titoli di maggior successo dell’ultima stagione di palinsesto, “Lolita Lobosco”, “Makari” e “Mina Settembre” sono tutte ambientate lontano da Roma, in territori molto identificabili. Sono tutti racconti di matrice letteraria che hanno nel connubio tra personaggio e territorio il loro tratto identitario e rappresentano uno dei generi su cui puntiamo di più.”

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