“Non si può saccheggiare sapere senza restituire nulla agli autori”: è questo il focus fondamentale della Declaration del Cineastes, che è stata lanciata a Cannes in un incontro promosso da ARP e SRF in un momento cruciale, che ha coinciso con l’inizio dello sciopero di autori e attori negli Stati Uniti.
E da questo punto, ricordato dal presidente dell’ANAC, Francesco Ranieri Martinotti, che si è ripartiti per continuare questo movimento di protesta e confronto sul futuro del cinema alla Mostra del Cinema di Venezia, con un panel organizzato dalle associazioni italiane degli autori. (ANAC e 100 autori) assieme alle francesi sopracitate.
“Credo che questa situazione rappresenti, come la Pandemia, un grande problema ed un’opportunità, per due ragioni: intanto ha mostrato alla gente che quello che ha sempre visto come un mondo privilegiato e patinato è in realtà un comparto mondiale, che crea lavoro per milioni di persone, – ha detto il presidente della Biennale, Roberto Cicutto, – inoltre, le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale sono elementi che entrano nella contemporaneità di tutti, non riguardano solo l’industria creativa, ed è necessario gestirla in maniera globale. Con la presidente del Festival di Cannes ci siamo detti che dobbiamo avere momenti di incontro e ragionamento comune per indicare e lanciare linee d’azione, o acquisirne da altri: raramente c’è stato qualcosa che ci accomuna tutti per cui perdere questo treno sarebbe delittuoso, e Venezia vuole esserci”
“Il Cinema globale non esiste, esistono solo storie di individui, singoli i film, buoni e brutti, esistono produttori e io ho ancora oggi la fortuna di lavorare con produttori ancora più attenti di me alla mia libertà, ma gli americani ci dicono che durerà poco. -Dichiara il regista (e membro del consiglio direttivo di ANAC) Mimmo Calopresti, -siamo sotto duro attacco, stiamo vivendo una trasformazione di cui non consociamo ancora i contorni, ma in cui guadagniamo meno (il guadagno medio lordo annuo di uno sceneggiatore europeo è di 24 mila euro lorde, ricorda il presidente di WGI Giorgio Glaviano), siamo più controllati, ed è impossibile confrontarsi con il nuovo.” In effetti, aggiunge Giacomo Durzi, vicepresidente delle Giornate degli Autori (e parte dell’associazione 100 autori) “non ci aspettavamo che questa battaglia venisse dall’America, visto che siamo sempre stati noi europei i più attenti a difendere la diversità culturale. Ma le condizioni di lavoro sono peggiorate per tutti: si tratta di una battaglia giusta, di riprendere il nostro ruolo di coloro che immaginano il futuro al di fuori degli algoritmi e della loro presunta capacità di creare il pubblico. Il pubblico non lo si crea: lo si alimenta, al limite lo si rigenera. Per questo è necessario che il sistema sia ridimensionato e regolamentato e che noi autori siamo protagonisti di questa ri-scrittura delle regole del gioco.”
“Gli streamers fanno parte della società ed è ora che si regolino e che si integrino” conclude Radu Mihăileanu, vicepresidente dell’ARP, che si appella a quattro principi fondamentali: “libertà di espressione, condivisione dei valori, rispetto dell’identità dei popoli in tutta le loro complessità, e regolamentazione dell’intelligenza artificiale che rappresenta una nuova forma di sfruttamento dei diritti d’autore. É necessaria una remunerazione o un rifiuto di questo sfruttamento, e dunque una trasparenza totale. Ed è anche fondamentale mettere sempre al corrente il pubblico se l’opera che ha davanti è il prodotto di intelligenza artificiale o della creatività umana.”
Questo il Link alla “Déclaration des cinéastes” in francese, inglese e italiano