E’ un ottobre intenso per il mondo dell’intrattenimento: non soltanto per gli incontri professionali – quelli del Cinema d’Essai a Mantova e il Mipcom a Cannes – ma anche per lo svolgersi di manifestazioni rivolte al pubblico, come i CinemaDays, quattro giorni di festa del cinema, dal 12 al 15 ottobre, con ingresso nei cinema al prezzo scontato di 3 euro,e subito dopo, dal 16 al 24, la Festa del Cinema di Roma.
I CinemaDays, così chiamati per evitare confusione con il festival romano (ma perché non pensare che, al contrario, la parola “festa” avrebbe potuto, creando continuità tra i due eventi, ottenere un più efficace impatto comunicativo ?) hanno il sostegno di tutte le categorie dello spettacolo, particolarmente di esercenti e distributori che molto confidano in questo momento di promozione del cinema in sala.
Ci crede Domenico Dinoia, presidente della Federazione Italiana dei Cinema d’Essai, che anticipa: “La FICE proporrà a tutte le sale associate di arricchire la programmazione con eventi, incontri con gli autori,presentazione di documentari e cortometraggi, cinema italiano d’autore e film per le scuole”.
Alla vigilia degli Incontri del Cinema d’Essai, il prossimo 3 ottobre a Mantova, Dinoia non nasconde le sue preoccupazioni:
“Veniamo da un anno tra i peggiori del cinema in Italia. Siamo sotto i cento milioni, e questo significa che negli ultimi anni abbiamo perso circa venti milioni di spettatori, una tendenza che colpisce sia il cinema commerciale che il cinema di qualità”.
Il pubblico tende a concentrarsi su pochi titoli, dice il presidente FICE, un po’ anche perchè il mercato non offre grandi storie: non c’è solo il “collo di bottiglia” della distribuzione, ma pesa anche una certa stanchezza creativa. Se fosse semplicemente un problema di censura di mercato, ragiona Dinoia, certi film si vedrebbero almeno ai festival; ma da Cannes a Venezia quest’anno il cinema è stato avaro di storie e idee nuove.
Su una cosa il presidente FICE non ha dubbi: le sale d’essai sono state e sono l’unico vero presidio del cinema di qualità, permettendo la visione al pubblico anche di opere minori.
Lo confermano dieci anni di “Schermi di qualità”, iniziativa di cui nelle pagine che seguono pubblichiamo un bilancio.
L’esercizio, sostiene Dinoia, necessita di un sostegno pubblico tanto quanto la produzione. Le sale d’essai in particolare, che poi sono le sale di città, senza il supporto pubblico, ministeriale e delle amministrazioni locali, non ce la fanno a stare sul mercato.
A Mantova , sarà presentata un’analisi dell’andamento dei film d’autore – non solo quelli che hanno avuto successo al botteghino – seguendone il percorso che porta al pubblico: dove sono usciti, in quante copie, quanto hanno incassato. Ci si renderà conto, anticipa Dinoia, che certi film, quelli che incassano tra i cento e i trecentomila euro, e che sono molti, senza i cinema d’essai non avrebbero alcuna visibilità.
Agli incontri di Mantova partecipano esercenti, distributori, produttori, artisti. Come è tradizione, la parte del leone la fanno le anteprime.
Aprirà A perfect day di Fernando Leon de Aranoa con Olga Kurylenko, Benicio Del Toro, e Tim Robbins.
Sono annunciati Dobbiamo parlare, diretto e interpretato da Sergio Rubini; Alaska di Claudio Cupellini con Elio Germano; El club di Pablo Larrain con Roberto Farias, vincitore del Gran Premio della Giuria a Berlino; My summer in provence di Rose Bosch con Anna Galiena e Jean Reno; The lesson – scuola di vita di Kristina Grozeva; La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi, con Valerio Mastandrea; Il bambino che scoprì il mondo di Ale Abreu, miglior film al Festival di Annecy 2014; Sole alto di Dalibor Matanic, Premio della Giuria nella sezione Un Certain Regard a Cannes e candidato dalla Croazia all’Oscar 2016.
Titoli che vanno ad aggiungersi a Dheepan di Jaques Audiard, vincitore della Palma d’Oro a Cannes; Il mio Re di Maïween Le Besco con Vincent Cassell;
La isla minima di Alberto Rodriguez, vincitore di 10 Premi Goya; Mustang di Deniz Gamze Ergüven, che rappresenta la Francia agli Oscar 2016; Malala di Davis Guggenheim.
Una sorta di festival dei festival; con la differenza che in questo caso lo sguardo è proiettato oltre i film, verso le sale che li programmeranno e la risposta che darà il pubblico.