FVG Film Fund fa il tagliando: il primo Fondo regionale costituito in Italia, nel 2003, si è dotato di un nuovo regolamento. “Abbiamo apportato una serie di modifiche ormai necessarie per mantenere e aumentare la nostra competitività sul mercato delle locations”, spiega Federico Poillucci, presidente di FVG Film Commission, la struttura che gestisce il Film Fund.
Maggiore apertura alle grandi produzioni, più attenzione alla crescita del tessuto produttivo locale, grande voglia di “fare sistema” in un più forte legame con il Fondo Audiovisivo FVG: sono questi alcuni degli elementi di novità del regolamento, che non modificano ma accentuano la vocazione del Fondo rivolta alla ricaduta economica sul territorio. Ma procediamo con ordine.
La dotazione finanziaria, che nel 2011 era arrivata a sfiorare i 700 mila euro, viene elevata a 800 mila euro (cui vanno aggiunti 270 mila euro per il funzionamento della Film Commission).
E’ stato un percorso non semplice: si ricorderà infatti che nel 2012 la Giunta regionale dell’epoca aveva praticamente azzerato i contributi per l’anno successivo. Poi, con la nuova Giunta regionale, la governatrice Debora Serracchiani prese e mantenne l’impegno a supportare nuovamente Film Commission e Film Fund: lo ha fatto a due riprese, con 400 mila euro nello scorso dicembre e altri 600 mila nella scorsa primavera in sede di pareggio di bilancio. “L’anno prossimo – è la previsione di Poillucci – il Fondo dovrebbe arrivare a 1 milione di euro”.
Nel recuperato clima di fiducia tra amministrazione e film commission, è stato possibile apportare significativi miglioramenti al regolamento. “Abbiamo finalmente separato le richieste di contributi per lungometraggi e fiction tv da quelle per documentari, cortometraggi e videoclip”. Così, se l’importo massimo di contributo per questi ultimi tre formati è di 30 mila euro per singola opera, quello per lungometraggi e fiction tv viene elevato da 150 a 200 mila euro.
“Abbiamo aumentato il massimale e contemporaneamente abbassato il numero delle giornate di riprese necessario per ottenerlo: da 35 a 24”, mentre il contributo di 70 mila euro scatta sotto le 24 giornate di ripresa (prima erano necessarie almeno 25 giornate). “Questo significa – spiega il presidente FVG – che è sufficiente girare anche per una sola giornata”, naturalmente rispettando tutte le altre condizioni, la più importante delle quali rimane l’obbligo di spendere sul territorio almeno il 150% del contributo percepito.
Queste modifiche favoriscono le produzioni con maggiore capacità di spesa e minor numero di giornate di riprese. In questa direzione va anche la deroga al regime “de minimis”, la norma europea che impedisce che lo stesso soggetto beneficiario possa ricevere più di 200 mila euro nell’arco di tre anni.
Contemporaneamente, accanto ad una maggiore attenzione alla “spesa sul territorio”, il nuovo regolamento incentiva con più decisione l’impiego di personale locale, voce che assieme alla “ricaduta economica” gode del maggior punteggio.
Un più marcato “senso del territorio” si evidenzia anche in altri requisiti, come “l’effetto FVG”, inteso come durata delle riprese sul territorio in proporzione ai giorni complessivi di ripresa, “l’efficacia”, intesa come potenzialità dell’opera di raggiungere il suo target di riferimento (è, cioè, importante che il film oltre ad essere prodotto venga visto), e l’ottenimento del Fondo Audiovisivo FVG.
“Per noi il Fondo Audiovisivo è come un bollino blu – commenta Poillucci – perché anche se il nostro Film Fund continua a caratterizzarsi per l’attrazione di produzioni esterne, non dimentichiamo che ci sono film made in FVG, come “Zoran mio nipote scemo” che ci hanno dato grandi soddisfazioni”. Nella formalizzazione del legame con il Fondo Audiovisivo FVG emerge chiaramente la complementarietà dei due Fondi, l’uno più attento alla ricaduta economica, l’altro alla crescita della creatività locale.
“Quel che invece non è stato possibile inserire tra i criteri di eleggibilità – annota Poillucci, con rammarico- è la certificazione del ‘Protocollo green movie” , in quanto ad oggi non è stata formulata in Europa una definizione formale”.
Poillucci è soddisfatto del lavoro fatto con gli organi dell’amministrazione regionale – le cui competenze in materia fanno sempre capo alle Attività Produttive ma con un sostanziale coinvolgimento da parte dell’assessorato alla Cultura – recependo le istanze dei professionisti locali, autori, produttori e maestranze, che qualche anno fa in Friuli Venezia Giulia si organizzarono in associazione, l’ALA (associazione lavoratori dell’audiovisivo del Friuli Venezia Giulia).
E tuttavia si avrebbe una visione parziale del “senso del Friuli Venezia Giulia per l’audiovisivo” se non si registrasse che un vecchio sogno di Federico Poillucci comincia a prender forma, disegnando una regione diversa da quella che è sulle cartine geo-politiche: la collaborazione con gli Studi Viba Film di Lubiana.
“Lubiana dista 60 chilometri da Trieste, ci si arriva prima di quanto si impiegherebbe per raggiungere Cinecittà dal centro di Roma, e dispone di stabilimenti cinematografici all’avanguardia. Inserendo nella nostra offerta anche gli stabilimenti Viba Film, che le produzioni potrebbero utilizzare come fossero sul territorio FVG, la nostra capacità di attra- zione crescerebbe notevolmente. Quel che perderemmo in giornate di riprese nella nostra regione lo guadagneremmo in numero di film che potremmo attrarre”. Di questo Poillucci ha parlato nello scorso luglio con Vojko Stopar, il direttore degli Studios di Lubiana.
Per il momento c’è soltanto un gentleman agreement che consente a FVG Film Commission di offrire alle produzioni una corsia privilegiata verso gli stabilimenti di Lubiana.
Un’offerta commerciale, ma soprattutto una disposizione culturale. Prove di costruzione di una nuova regione europea. Anzi, meglio, prove di ricomposizione della vecchia Mitteleuropa.