direttore Paolo Di Maira

FRIULI VENEZIA GIULIA/Cultura dello Sviluppo

Precedute da polemiche, sono partite il 30 gennaio a Villa Di Lenardo-Barbiani di Cividale del Friuli, le riprese di “Bella addormentata” il film diretto da Marco Bellocchio e prodotto da Cattleya, interpretato da Toni Servillo e Alba Rohrwacher.
Si protrarranno in regione per 7 settimane.

Le polemiche risalgono a fine dicembre scorso, quando fu approvato dal consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia un ordine del giorno presentato dall’UDC in cui si “negava” il sostegno al film, perché si riteneva fosse ispirato alla vicenda di Eluana Englaro.
Il parlamento regionale voleva così esprimere la sua estraneità alla “cultura della morte”.
“Questo spiacevole ordine del giorno– puntualizza Federico Poillucci, presidente di Friuli Venezia Giulia Film Commission – prendeva le mosse da una interpretazione della legge regionale secondo cui il Friuli Venezia Giulia sosterrebbe la produzione cinematografica come forma di espressione artistica e culturale e quale strumento di comunicazione sociale.”
“Si è fatto dire alla legge qualcosa che la legge assolutamente non dice. Infatti, essa non prevede di finanziare film per la loro valenza culturale, educativa, sociale, posto che ce ne sia mai una di obiettivamente identificabile come tale”.
“I criteri di selezione, è noto, sono criteri oggettivi : attrazione di iniziativa imprenditoriale, incentivazione dell’occupazione locale; insomma: criteri di sviluppo dell’economia locale, oltre che di promozione e valorizzazione del territorio”.

 

Che relazione c’è tra il film e Eluana Englaro?
Non è un film su Eluana Englaro, ma un film che tocca l’argomento del fine vita attraverso quattro storie di fantasia, di cui tra l’altro una sola vicenda si svolge ad Udine (città dove la vicenda ebbe epilogo ndr), altre si svolgono in altre parti d’Italia nei giorni in cui Eluana sta morendo.
La vicenda reale della Englaro entra nel film solo perché seguita in televisione dai protagonisti di queste storie.
Ma vorrei ribadire che se anche fosse un film su Eluana Englaro, sarebbe giudicato dal comitato tecnico del nostro Film Fund secondo i criteri che ho esposto prima.
La domanda è stata fatta per il massimo del finanziamento che un film può ottenere da noi, che è 150 mila euro, che è coerente anche con questi tempi di riprese programmati.
Ci è pervenuta qualche giorno fa e partecipa al bando che si è aperto il 1° gennaio.
Sembra che il film abbia tutte le caratteristiche per ottenere il Fondo. Ma lo giudicherà la commissione che si riunirà in marzo.

 

Quale sarà la dotazione del Fondo nel 2012 ?
Al momento può contare su 470 mila euro, l’anno scorso era di 650 mila euro.
Ma ci sono stati promessi altri 360 mila euro in variazione di bilancio, e si saprà in giugno se li otterremo.

 

Com’è andata lo scorso anno?
Il bilancio dell’anno scorso è stato molto positivo.
Hanno girato in Friuli Venezia Giulia una ventina di produzioni, totalizzando tra le 300 e le 350 giornate di ripresa, con più di 200 professionalità locali impiegate e una spesa sul territorio diretta di circa 6 – 7 milioni di euro.
Quindi, grosso modo, in un rapporto 1 a 10 rispetto alla dotazione del Fondo.
Tuttavia è una stima per difetto, perché non abbiamo ancora i dati della fiction tv “Sposami”, diretta da Umberto Marino e prodotta dalla Titania di Ida Di Benedetto, che ha girato qui per ben 20 settimane.

 

Produzioni in arrivo?
Al momento posso anticipare un paio di titoli, molto significativi.
Per primavera abbiamo in arrivo la quinta puntata di “Un caso di coscienza”, ormai una fiction fedelissimamente triestina, diretta da Luigi Perelli e interpretata da Sebastiano Somma.
In autunno arriva il cinema, cinema d’autore: prodotto da Jean Vigò, Roberto Faenza girerà “Anita B” su una sceneggiatura liberamente tratta dal libro di Edith Brucke “Quante stelle ci sono nel cielo”: storia autobiografica di una ragazza che si salva dai campi di concentramento e torna a casa.
“Anita B.” arriverà in autunno e girerà per sette settimane nella nostra regione.
Ambienteranno qui una cittadina della ex Cecoslovacchia.

 

Una produzione che gira in Italia scene ambientate nell’Europa dell’Est. Normalmente accade il contrario. Forse voi siete più competitivi?
Trieste si presta come architettura e tipologia geografica ad essere una città dell’Europa dell’Est. E’ una scelta comunque registica, creativa più che economica.
In ogni caso la Repubblica Ceca non costa poi così poco, infatti in un primo tempo volevano girare in Bulgaria.
Ma poi hanno preferito la nostra regione, attratti anche dal Fondo.
La vostra regione è stata la prima in Italia a dotarsi di un Film Fund , nel 2003, gestito da Friuli Venezia Giulia Film Commission.

 

In questo periodo cos’è cambiato nel rapporto col territorio e con le istituzioni?
La popolazione riconosce il nostro lavoro anche con una certa gratitudine; invece le istituzioni devo dire che ancora faticano a identificarci come volano economico.
Sembra sempre che la nostra sia solo un’attività artistica, finanziata; e si fa ancora fatica a pensarci come un motore economico e turistico.

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